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Perché non c’è bisogno di cambiare le leggi che proteggono la natura
Sono le due storiche leggi che proteggono il 20 per cento del territorio d’Europa. E ora rischiano di essere modificate a favore di uno “snellimento della burocrazia”.
Per chi le conosce grazie alla propria storia accademica, sa che erano i due pilastri sui quali era fondata tutta la Conservazione della natura. Due direttive, o meglio la direttiva n. 79/409/Cee (conosciuta come “Direttiva Uccelli”) e la direttiva n. 92/43/Cee (“Direttiva Habitat”), volte nella protezione degli animali selvatici e degli habitat nei quali essi vivono. Erano un po’ come la Bibbia per chi studiava (e studia) conservazione. Da conoscere a memoria.
L’imperfetto è d’obbligo, proprio perché la Commissione europea sta valutando (già da febbraio 2014) di “modernizzare” le due leggi che disciplinano la conservazione in Europa, ovvero eseguire un “Fitness Check”. In una nota ufficiale, la Commissione ha dichiarato che: “Il fitness check delle due Direttive Habitat e Uccelli fa parte di una più ampia attività per fare il punto sulla legislazione europea e assicurarsi che questa garantisca lo scopo per cui è stata legiferata”.
Ed è qui che, dal mondo delle associazioni ambientaliste, ma da anche da parte del mondo accademico, è partito il grido d’allarme. Secondo la Lipu: “Gli animali, le piante e gli habitat sono in grave pericolo. La Commissione europea ci domanda la nostra opinione attraverso una consultazione pubblica. Ci chiede se pensiamo che la natura sia importante, se sia giusto o meno difenderla. Il nostro parere può fare la differenza, ma il momento di agire è ora. Dobbiamo partecipare alla consultazione, chiedere che le direttive per la natura siano rispettate e applicate, non indebolite”.
Berta in acqua. Foto di Michele Mandi
Per questo ha avviato una raccolta firme per partecipare alla consultazione, raggiungibili sia dal sito della Lipu, sia dal sito ufficiale della Commissione. L’appello può essere firmato entro la mezzanotte del 24 luglio 2015.
Preoccupato anche Leonardo Mazza, a capo dell’ufficio per la protezione dell’acqua, della biodiversità e del suolo all’Eeb (European environmental bureau) che su The Ecologist firma un articolo estremamente dettagliato, che spiega come “i fatti oggi dimostrano come queste leggi stiano funzionando per proteggere le piante, le specie e gli habitat” e che queste regole abbiano “portato a livelli elevati di conservazione della natura e di protezione delle specie, come la lince eurasiatica, il castoro europeo e la farfalla blu, così come oltre 2.000 habitat come le paludi, gli estuari, le montagne, le lagune costiere, i prati, le dune e le praterie”. Perché modificarle quindi?
Giorgia Gaibani, ricercatrice in forze alla Lipu conferma che, in particolare in Italia: “Le specie salvate dall’estinzione in questi anni grazie alle direttive europee e ai progetti nati di conseguenza, sono tante, in tutta Italia. Per fare alcuni esempi, si può parlare del camoscio appenninico (Rupricapra pyrenaica ornata). Grazie a progetti Life oggi è diffuso in anche in altre quattro aree protette: Parco Nazionale della Majella, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Parco regionale Sirente Velino. Un grande successo si è anche avuto con il progetto di reintroduzione del bellissimo pollo sultano (Porphyrio porphyrio) realizzato in Sicilia dall’Ispra, in collaborazione con la Lipu. Oggi la popolazione reintrodotta gode di buona salute e si sta diffondendo in tutte le zone umide siciliane con caratteristiche ambientali idonee. Ma la sopravvivenza e lo stato di conservazione di moltissime altre specie dipendono dalle direttive Uccelli e Habitat”.
Per una volta possiamo fare sentire la nostra voce. I risultati della consultazione saranno resi pubblici entro l’inizio del 2016. Da lì in poi verrà valutata l’efficacia delle politiche di conservazione della natura e, forse, modificate a favore di un snellimento della burocrazia, piuttosto che in un lungimirante processo di protezione dell’ambiente.
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