Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
Piatti, posate e cannucce di plastica: l’Europa è pronta per dare il ben servito
La Commissione europea ha presentato a fine maggio una direttiva volta a ridurre l’inquinamento da plastica. Un obiettivo da raggiungere entro il 2030.
La plastica ci sta letteralmente sommergendo e sta avvelenando ecosistemi terrestri e marini. Ogni anno negli oceani del pianeta si riversano otto milioni di tonnellate di plastica, con conseguenze nefaste su tutta la catena alimentare. Per contrastare questa catastrofe ambientale non bastano geniali trovate come la macchina progettata da Boyan Slat, occorrono misure più radicali e condivise. In questa direzione prova ad andare l’Unione europea che ha diffuso la bozza della direttiva sulla riduzione dell’inquinamento da plastica presentata a fine maggio.
Non solo cannucce e posate
La Commissione europea ha deciso di vietare alcuni oggetti di ampia diffusione di cui esistono “alternative facilmente disponibili” e che costituiscono il 70 per cento di tutti i rifiuti marini. Tra questi ci sono piatti e posate usa e getta, cannucce, bastoncini per mescolare cocktail, cotton fioc e i bastoncini dei palloncini, i contenitori monouso in plastica per bevande saranno invece immessi sul mercato solo se tappi e coperchi restano attaccati alla bottiglia. Mentre alcuni prodotti sarebbero definitivamente esclusi dal mercato europeo, altri articoli sarebbero invece soggetti a misure più rigide, come un’etichettatura più severa che menzioni gli effetti negativi dei rifiuti di plastica (responsabilizzando così i consumatori) e indichi come devono essere smaltiti i rifiuti e il rispetto di alcuni requisiti. Gli stati membri sarebbero inoltre obbligati a “ottenere una riduzione significativa” del consumo di tali prodotti.
Chi inquina paga
La direttiva impone il principio della responsabilità estesa del produttore per lo smaltimento di una serie di prodotti. I produttori contribuiranno dunque a coprire i costi di gestione e pulizia dei rifiuti, riceveranno anche incentivi per sviluppare alternative meno inquinanti. I paesi comunitari dovranno dal canto loro garantire che vengano messe in atto misure che costringano i produttori a coprire i costi dello smaltimento. Uno degli obiettivi fissati dall’Ue prevede che gli stati membri saranno obbligati a raccogliere il 90 per cento delle bottiglie di plastica entro il 2025.
Leggi anche: Unione europea, tutta la plastica dovrà essere riciclabile entro il 2030
Quanto inquina la pesca
Gli attrezzi da pesca contenenti plastica, come le reti, rappresentano il 27 per cento di tutti i rifiuti presenti in mare. In questo caso la commissione prevede che i produttori di tali attrezzi saranno tenuti a coprire i costi di raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti.
Cosa cambierà
L’adozione della direttiva comporterà numerosi benefici sia ambientali che economici. Le nuove misure, ad esempio, eviteranno l’equivalente di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 immesse nell’atmosfera, preverranno danni ambientali che costerebbero di 22 miliardi di euro entro il 2030 e consentiranno ai consumatori di risparmiare circa 6,5 miliardi di euro.
Una nuova alba
“Finalmente vediamo una nuova alba per quanto riguarda la gestione della plastica – ha dichiarato Margrete Auken, l’eurodeputata danese del Socialistisk Folkeparti che aderisce al gruppo dei Verdi europei, promotrice nel 2014 della direttiva per limitare l’utilizzo dei sacchetti di plastica monouso. – Non c’è mai stato un approccio olistico adeguato alla produzione, al consumo e allo smaltimento della plastica e le conseguenze sono evidenti. La proposta di vietare prodotti monouso come cannucce e posate è la benvenuta, così come gli obiettivi di riduzione per contenitori di alimenti e bicchieri di plastica. Ciò che manca è un’azione contro le sostanze chimiche pericolose presenti in molti prodotti di plastica”.
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