Movimenti flessuosi e respirazione profonda rendono il Qigong una pratica ideale per il benessere psico-fisico ed energetico.
Uke e Tor
Nella pratica dell’aikido esistono due vie di apprendimento pratico delle tecniche, una passiva, “Uke” e una attiva, “Tor”.
Il primo attacca e permette al secondo, che si difende, di provare
la tecnica. L’aikidoka si alterna nei due ruoli provando
così due aspetti complementari della stessa azione.
“… I movimenti nelle arti marziali diventano vivi quando il
centro del Ki è concentrato nella mente e nel corpo e che
quanto più calmo divenivo tanto più chiara diveniva
la mia mente. (….) La mente calma è come il centro quieto
di una trottola vorticosa, è in grado di girare senza sforzo
e rapidamente. Sembra quasi che sia immobile”. Morihei Ueshiba
La trottola di cui parla Hueshiba è stata spesso
interpretata come una sfera dinamica, che sfruttando un punto
centrale fermo, assorbe l’energia cinetica dell’avversario – uke –
e la incanala proiettandola nella direzione voluta da chi sta
eseguendo la tecnica – torì.
Per fare aikido è necessario che il praticante sia attivo in
ciascuno di questi due ruoli.
Uke rappresenta l’avversario che attacca, ma la parola avversario
in realtà non appartiene alla natura dell’Aikido, la vera
traduzione è “colui che viene guidato o lanciato” mentre
torì, che rappresenta chi si difende ed esegue la tecnica,
significa “colui che guida o lancia”.
La reciprocità di questi due ruoli è fondamentale e
permette anche a Uke di avere una percezione particolare della
tecnica che sta subendo. Per Torì è invece
fondamentale disporre dell’energia di Uke che simula l’attacco,
altrimenti nessuna tecnica è eseguibile.
E’ evidente come la complementarietà dell’azione in Aikido
sia molto importante e rappresenti una vera e propria ricerca, per
altro connaturata al termine Ai (unione), riferito anche alla
persona con cui si sta praticando. Le tecniche vengono provate con
questo schema di reciprocità, che può avvenire in
coppia – i praticanti ogni volta si scelgono con un inchino – o in
gruppi di varia dimensione, in cui un Torì sta al centro e i
compagni che fanno Uke lo circondano.
Questa modalità di comprensione della tecnica determina
rapporti particolari tra i praticanti di Aikido.
E’ difficile spiegare a parole, perché non è basata
sul rapporto mentale o funzionale, come in genere avviene nel
quotidiano, ma su aspetti pratici ed energetici.
Francesco Aleo
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