Respinta la richiesta di sorveglianza speciale da parte della questura di Pavia per l’attivista di Ultima generazione che imbrattò il Teatro alla Scala.
L’attivista per il clima Simone Ficicchia “non è un pericolo per la pubblica sicurezza”. Con questa motivazione il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta avanzata dalla questura di Pavia contro il portavoce di Ultima generazione, che nei mesi scorsi aveva imbrattato il Teatro alla Scala e il museo degli Uffizi. Per Ficicchiaera stata richiesta l’applicazione del regime di sorveglianza speciale previsto dal cosiddetto codice antimafia, misura molto severa mai invocata prima contro un attivista ambientale, a seguito delleazioni non violente portate avanti per sensibilizzare sull’emergenza della crisi climatica e che lo hanno visto protagonista negli ultimi mesi.
Respinta la richiesta di sorveglianza speciale per Simone 🎉🎉 Il Tribunale ha rilevato che le azioni compiute non includevano alcun tipo di violenza.
Nel frattempo, la politica sembra più impegnata a inasprire la repressione che ad affrontare seriamente la crisi climatica. pic.twitter.com/BwHr7PhG18
La richiesta di sorveglianza speciale per Ficicchia è stata respinta considerato che “gli unici procedimenti penali a suo carico, a Milano e Firenze, non appaiono idonei a sorreggere un giudizio di pericolosità sociale generica, non essendo ancora definitivi gli accertamenti dei fatti contestati”. La decisione conferma quanto già emerso nel corso dell’udienza dello scorso 10 gennaio al Tribunale di Milano, dove il pubblico ministero Mauro Clerici aveva definito “eccessive” le richieste avanzate dalla questura, aggiungendo che il “contesto delle condotte di Ficicchia è comunque di limitata offensività”. Clerici aveva avanzato l’ipotesi di un regime di sorveglianza semplice per un anno, senza obbligo di dimora per il ventenne di Voghera. Quel giorno Ficicchia era comparso davanti al giudice in un’udienza aperta al pubblico. Fuori dal tribunale milanese, Ultima generazione aveva messo in atto un presidio di solidarietà visitato anche alcuni volti noti, concordi con i manifestanti nel giudicare la richiesta della questura eccessiva.
La richiesta della questura di Pavia per l’attivista di Ultima generazione
L’attivista di Ultima generazione Simone Ficicchia era stato chiamato a rispondere presso il Tribunale di Milano alla richiesta della Procura di Pavia dell’assegnazione di misure restrittive di sorveglianza speciale nei suoi confronti. Insieme ad altri attivisti di Ultima generazione, Ficicchia aveva preso parte ad alcune proteste, alcune delle quali avevano suscitato critiche e innescato polemiche perché hanno preso di mira opere d’arte e monumenti al fine di smuovere le istituzioni dall’inazione. L’ultima di queste incursioni in ordine cronologico, a cui Ficicchia non aveva comunque preso parte, è stata quella contro Palazzo Madama avvenuta lo scorso 2 gennaio, quando cinque attivisti furono fermati dopo aver imbrattato la facciata della sede del Senato. Ne seguì la condanna tempestiva del governo e un’udienza per direttissima per tre di essi, che ne convalidò l’arresto fissando la data del processo al prossimo 12 maggio.
Lo scorso luglio, Ficicchia si era incollato al vetro protettivo del quadro La primavera di Botticelli al museo degli Uffizi di Firenze. La protesta dimostrativa in uno dei luoghi più famosi e visitati d’Italia aveva inaugurato una serie di azioni plateali, del tutto simili nelle modalità a quanto avvenuto nel resto d’Europa e non solo, finalizzate a tenere salda l’attenzione sulla crisi climatica e a costringere la politica ad affrontarla in modo tempestivo ed efficace. Successivamente, insieme ad altri quattro attivisti, Ficicchia aveva gettato della vernice contro il Teatro alla Scala di Milano lo scorso 7 dicembre, giorno della famosa “Prima” del teatro milanese.
Per la sua partecipazione a questi atti di protesta a carattere non violento, la questura di Pavia aveva chiesto ai giudici del Tribunale di Milano di applicare la sorveglianza speciale per un anno con obbligo di dimora nel Comune di Voghera, dove Ficicchia risiede. Nel documento inviato ai giudici, Ultima generazione viene definito un movimento “oltranzista” che riesce a far fonte, sembra, anche alle “spese di sostentamento” di suoi componenti. Sul ragazzo, inoltre, pesa anche un ulteriore fermo rimediato la scorsa settimana a Roma, dove Ficicchia non poteva recarsi poiché soggetto a un divieto, mentre cercava di raggiungere gli studi Rai per partecipare a una trasmissione.
Cappato: “Richieste eccessive per atti non violenti”
Il giorno dell’udienza gli appartenenti a Ultima generazione si erano riuniti davanti al Tribunale di Milano per mostrare solidarietà a Ficicchia. In un posto pubblicato su Instagram per pubblicizzare il presidio, gli attivisti avevano criticato la richiesta della sorveglianza speciale, una misura disciplinata dal Codice dell’ antimafia: “Cosa ha fatto Simone per arrivare a ciò? In che modo ha messo in pericolo l’incolumità pubblica a tal punto da vedersi indicato come soggetto socialmente pericoloso? Ha protestato”, si legge nel post.
Saggiamente, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano non ha riscontrato alcuna pericolosità sociale generica nell'impegno ambientalista nonviolento di #SimoneFicicchia, 20 anni, attivista di @UltimaGenerazi1. Per lui niente "sorveglianza speciale" pic.twitter.com/qdK1WJblF5
Tra le reazioni alla decisione del Tribunale anche chi aveva visitato il presidio organizzato fuori dal Tribunale dieci giorni fa. Il giornalista Gad Lerner si era definito “allibito” delle misure restrittive a cui Ficicchia potrebbe essere sottoposto: “L’idea che possa diventare un sorvegliato speciale è fuori dalla realtà e mi spaventa. Non mi aspettavo la presenza di alcun personaggio politico, segno che la causa di Ultima generazione è lontana dalle priorità della politica“. Anche il politico e attivista Marco Cappato aveva giudicato “eccessive” le misure di sorveglianza speciale, specificando che il ragazzo “ha messo in atto azioni assolutamente non violente di disobbedienza civile, pratiche sulle quali si fonda la libertà di espressione“.
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