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L’ultima lettera di John Lewis. Insieme, potete riscattare l’anima della nostra nazione
“Vi chiedo di ascoltare il vostro cuore e di lottare per quello in cui credete davvero”. John Lewis ha scritto una lettera che voleva fosse pubblicata il giorno del suo funerale.
È riuscito a colpirci al cuore ancora una volta. John Lewis, lo storico leader per i diritti civili afroamericani che si è battuto al fianco di Martin Luther King contro la violenza e la segregazione razziale e morto il 17 luglio 2020, ha voluto lasciare un ultimo messaggio. Una lettera, che ha scritto poco prima della sua morte (da tempo lottava contro il cancro) e che ha voluto fosse pubblicata sul New York Times il giorno del suo funerale. Un ultimo lascito – se già non fossero bastate le sue storiche lotte – per ricordarci, una volta ancora, dell’importanza di combattere qualsiasi forma di ingiustizia, prendendo parte al cambiamento. Parole che colpiscono la coscienza di ognuno di noi. La traduzione della sua lettera.
“Anche se il mio tempo qui è giunto al termine, voglio che sappiate che negli ultimi giorni e nelle ultime ore della mia vita mi avete ispirato. Mi avete riempito di speranza riguardo al prossimo capitolo della grande storia americana scegliendo di usare il vostro potere per fare la differenza nella nostra società. Milioni di persone spinte semplicemente dalla compassione umana hanno deposto il fardello della divisione. In tutto il paese e in tutto il mondo avete messo da parte la razza, la classe sociale, l’età, la lingua e la nazionalità per chiedere rispetto per la dignità umana.
Per questo ho voluto visitare la piazza Black lives matter a Washington, anche se sono stato ricoverato in ospedale il giorno dopo. Dovevo vedere e sentire sulla mia pelle che, dopo così tanti anni di testimonianza silenziosa, la verità sta ancora andando avanti.
Emmett Till è stato il mio George Floyd. È stato il mio Rayshard Brooks, Sandra Bland e Breonna Taylor. Aveva 14 anni quando è stato ucciso, e io a quel tempo ne avevo solo 15. Non scorderò mai il momento in cui è stato così chiaro che io sarei potuto essere lui. In quei giorni, la paura ci ha bloccati come in una prigione immaginaria, e i pensieri angoscianti di una potenziale brutalità commessa per nessuna ragione comprensibile erano le sue sbarre.
Anche se intorno a me avevo due genitori amorevoli, numerosi fratelli, sorelle e cugini, il loro amore non poteva proteggermi dalla terribile oppressione che mi aspettava appena fuori da quel cerchio familiare. La violenza sfrenata e incontrollata e il terrore imposto dal governo avevano il potere di trasformare una semplice passeggiata al negozio per le caramelle o un’innocente corsa mattutina lungo una strada isolata di campagna in un incubo. Se vogliamo sopravvivere come una nazione unita, dobbiamo scoprire cosa si radica così facilmente nei nostri cuori da riuscire a derubare la chiesa Mother Emanuel in Carolina del Sud della sua parte migliore e più luminosa, sparare a degli ignari spettatori di un concerto a Las Vegas e soffocare a morte le speranze e i sogni di un violinista di talento come Elijah McClain.
Come molti giovani oggi, stavo cercando una via d’uscita, o alcuni direbbero un’entrata, poi ho sentito la voce di Martin Luther King Jr. su una vecchia radio. Stava parlando della filosofia e della disciplina della non-violenza. Diceva che siamo tutti complici ogni volta che tolleriamo l’ingiustizia. Che non basta dire che le cose miglioreranno, prima o poi. Che ognuno di noi ha l’obbligo morale di prendere posizione, farsi sentire e dire la propria. Che quando assistiamo a un’ingiustizia, dobbiamo dire qualcosa. Dobbiamo fare qualcosa. La democrazia non è una condizione. È un atto, e ogni generazione deve fare la sua parte per aiutare a costruire quella che chiamiamo una “comunità amorevole”, una società nazionale e internazionale in pace con se stessa.
Persone normali con una visione straordinaria possono redimere l’anima dell’America mettendosi in quelli che io chiamo problemi positivi, problemi necessari. Votare e prendere parte al processo democratico è essenziale. Il voto è l’agente di cambiamento non-violento più potente che avete in una società democratica. Dovete usarlo perché non è assicurato. Potete perderlo.
Dovete anche studiare e imparare dalla storia perché l’umanità è coinvolta in questa lotta esistenziale che strazia l’anima da molto tempo. Persone di ogni continente sono state al vostro posto nei decenni e nei secoli prima di voi. La verità non cambia, e per questo le risposte trovate tempo fa possono aiutarvi a trovare le soluzioni alle sfide del nostro tempo. Continuate a costruire l’unione tra i movimenti che si creano in tutto il mondo perché dobbiamo mettere da parte la nostra inclinazione a trarre profitto dallo sfruttamento degli altri.
Anche se non sono più con voi, vi chiedo di rispondere alla chiamata più ambiziosa del vostro cuore e di lottare per quello in cui credete davvero. Nella mia vita ho fatto tutto il possibile per dimostrare che la strada della pace, dell’amore e della non-violenza è quella migliore. Ora tocca a voi lasciar risuonare la libertà.
Quando gli storici prenderanno in mano le penne per scrivere la storia del Ventunesimo secolo, fate in modo che scrivano che alla fine è stata la vostra generazione a eliminare il pesante fardello dell’odio e a far trionfare la pace sulla violenza, sull’aggressione e sulla guerra. Quindi vi dico, camminate con il vento, fratelli e sorelle, e lasciate che lo spirito della pace e il potere dell’amore senza fine siano la vostra guida”.
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