Da una parte, l’Italia stringe un accordo sulle rinnovabili con Emirati Arabi Uniti e Albania. Dall’altra, continua la corsa al gas fossile.
Un anno solare di nome e di fatto!
Efficienza e tanta, tanta energia pulita. Ecco cosa ci porta il 2007, ecco cosa hanno scelto i cittadini europei per le proprie case. E’ in costante crescita l’utilizzo di energia solare.
Anno nuovo, progetti nuovi. E buone, buonissime notizie.
Come quella, di pochi giorni fa, secondo cui, nel 2006,
i
cittadini europei hanno scelto il sole per far
funzionare le proprie case, preferendolo alle altre fonti
energetiche, in particolare quelle fossili. La conferma arriva
proprio da Bruxelles. E, a quanto pare,
il trend è destinato ad aumentare per tutto il
2007.
La notizia, contemporanea a quella secondo cui la fonte energetica
per eccellenza del XXI secolo
tornerà ad essere il carbone (disponibile
ancora per 200 anni), mostra una netta inversione di tendenza
dell’Europa rispetto al resto del mondo.
Nel corso dell’ultimo anno, infatti, la vendita di impianti
solari termici e fotovoltaici è cresciuta di un terzo
rispetto al 2005, raggiungendo i 1.900 megawatt di potenza, come
sostenuto dalla stessa Commissione europea.
È ormai noto che almeno un terzo delle emissioni di CO2
sono dovute al riscaldamento degli edifici ed alla produzione di
energia elettrica ad uso privato.
Con questa notizia, i cittadini europei si collocano in prima fila
nell’impegno per la riduzione di gas serra entro il
2012, come previsto dal protocollo di Kyoto.
L?incremento delle installazioni (circa l?80% in più
rispetto al 2005) è avvenuto principalmente in Francia,
grazie ad un’abile politica di riduzioni fiscali per le persone che
hanno scelto l’energia solare; ottimi riscontri anche per Austria e
Germania, dove le politiche ambientali si sono affermate già
da tempo.
E in Italia?
La finanziaria 2007 prevede detrazioni fiscali del 55% per gli
interventi di
risparmio energetico e l’installazione di
pannelli solari per la riqualificazione energetica
degli edifici. Perfettamente in linea con il resto dell’Europa.
Non ci resta che sfruttare questa possibilità.
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