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Un intero paese contro le antenne
Pescantina, un paese vicino a Verona, si schiera contro l’installazione indiscriminata delle antenne per la telefonia mobile favorita dal “decreto Gasparri”.
Il famigerato “decreto
Gasparri”, (decreto legislativo 198/2002) promosso
dall’attuale ministro delle Telecomunicazioni, ha liberalizzato le
installazioni dei ripetitori per cellulari.
La nuova norma permette la contrattazione privata fra TIM e i
privati cittadini, proprietari di palazzi e terrazzi posizionati in
zone strategiche per la resa del segnale digitale. In questo modo,
in qualunque zona del territorio comunale, anche in deroga agli
strumenti urbanistici locali, chiunque può fare installare
una o più antenne sul proprio tetto. Basta l’accordo fra le
parti, cioè tra Ente gestore di telefonia mobile e
proprietario e la denuncia di inizio attività al Comune,
che, bloccato dal “decreto Gasparri”, non può che far
trascorrere il termine necessario affinché si formasse
un’autorizzazione silente, il cosiddetto “silenzio assenso”.
Così è avvenuto a Pescantina, un paese a pochi
chilometri da Verona. Nel 2001 il Comune aveva approvato una
variante al P.R.G. che prevedeva il divieto di installazione in
determinate zone territoriali e indicava posti specifici, distanti
dal centro abitato, da utilizzare per l’installazione delle antenne
per la telefonia mobile. Ben presto questa variante urbanistica
è stata resa inefficace dal successivo “Decreto Gasparri”.
Con questo decreto è diventato possibile che sul tetto di
una palazzina nel pieno centro storico, vicino alla chiesa di San
Rocco, una famiglia del borgo abbia potuto consentire alla TIM di
montare ben 12 antenne per telefonia mobile.
Un gruppo di cittadini del paese si è messo in allerta
quando ha visto riempirsi il tetto di antenne e si è riunito
in un comitato che ben presto ha cominciato a crescere. Prima un
lento lavoro di riunioni, manifesti e lettere, il mandato a due
avvocati di Verona e uno di Venezia, poi il ricorso finale al
Tribunale Amministrativo di Venezia “per l’anamento, previa
sospensione dell’esecuzione, del silenzio-assenso formatosi sulla
domanda di autorizzazione all’installazione di una stazione radio
base per telefonia cellulare, presentata dalla S.p.a. TIM in data
22.11.2002″ e del successivo silenzio – assenso formatosi
sull’istanza di variante dell’impianto presentata dalla TIM.
Grazie al provvidenziale intervento della Corte Costituzionale, che
con la sentenza del 1 ottobre 2003 n.303 ha dichiarato
incostituzionale l’intero “decreto Gasparri”, Il TAR ha accolto il
ricorso proposto contro il Comune di Pescantina e la TIM. La
sentenza del 5 novembre 2003 recita così: “il Tribunale
Amministrativo Regionale per il Veneto, seconda sezione,
definitivamente pronunciando sul ricorso in premessa, respinta ogni
contraria istanza ed eccezione, lo accoglie e per l’effetto ana i
provvedimenti impugnati, indicati in epigrafe. Ordina che la
presente sentenza sia eseguita dall’Autorità
amministrativa.”
Il Comune di Pescantina, messo alle strette dai propri elettori, ha
appoggiato pienamente il ricorso mettendo così la TIM in una
posizione isolata. L’Autorità Amministrativa citata in
sentenza dovrà dare esecuzione alla sentenza del TAR per il
Veneto.
Insomma, da questa riva dell’Adige si potrà assistere alla
battaglia delle ruspe e delle carte bollate, nell’attesa e nella
speranza che il territorio e il benessere dei cittadini siano, sin
dall’inizio, meglio difesi dagli amministratori pubblici.
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