Le microplastiche sono arrivate anche nella neve marina, l’insieme di particelle biancastre che fluttuano in profondità fino a depositarsi sui fondali.
Una notte blu contro la plastica nei mari
Per salvare i mari dalla plastica dobbiamo cominciare a cambiare abitudini sulla terraferma. Una notte blu per sensibilizzare chi abita in città.
Dove inizia il mare? Comincia nelle nostre strade, nella boccata d’aria fresca che entra in casa aprendo le finestre pure se abitiamo nel centro storico di un borgo di montagna. Il mare comincia dove meno te l’aspetti, e se non stiamo attenti, è lì che inizia anche la sua sofferenza. Disperdendo, ad esempio, nell’ambiente la cannuccia o il bicchiere dell’ottimo cocktail all’ora dell’aperitivo nel quartiere più trendy di Milano. L’inquinamento da plastica nei mari, negli oceani, infatti, è per l’80 per cento proviene dalla terraferma, ossia raggiunge le coste e le spiagge come conseguenza di un utilizzo irresponsabile della plastica monouso delle grandi metropoli.
Una notte per dire no alla plastica monouso
E allora da dove partire per mettere in pratica azioni concrete? L’associazione Worldrise ha deciso di rivolgersi proprio al popolo della movida in un lungo progetto di sensibilizzazione e collaborazione con gli esercenti di pub e locali per giovani che è confluito in una Notte blu: all’interno del progetto del comune di Milano Milano plastic free, l’associazione ha organizzato una serata realizzata per sensibilizzare i giovani sull’importanza di adottare materiali alternativi e biodegradabili nelle proprie scelte quotidiane di consumo.
Scopri LifeGate PlasticLess, un mare di idee contro un oceano di plastica
“Ogni anno otto milioni di tonnellate di plastica, l’equivalente di un camion al minuto, finiscono in mare – spiega Mariasole Bianco, biologa marina e fondatrice della onlus Worldrise –. Il mare ci unisce, regola il clima e determina la nostra esistenza attraverso ogni respiro che facciamo e ogni goccia d’acqua che beviamo. Averne cura non può che consistere in una responsabilità condivisa perché ciascuno di noi ha un impatto sul futuro del nostro pianeta, sta a noi decidere se vogliamo che sia positivo o negativo. Il tema della plastica è sicuramente più immediato e comprensibile per il pubblico perché visibile, le conseguenze sono chiaramente sotto ai nostri occhi. L’impegno però è ad andare oltre: il tema della plastica deve aprire la strada per permettere di affrontare anche altri problemi che sono importantissimi per la salvaguardia dei mari come l’acidificazione degli oceani, il riscaldamento delle acque e la sovrappesca”, ha spiegato la biologa Bianco.
“I giovanissimi sono quelli che saranno i futuri custodi del patrimonio mondiale – spiega la vicepresidente di Worldrise Virginia Tardella –. eppure questo target è il grande escluso dalle campagne di sensibilizzazione. Con questa iniziativa andiamo a coinvolgerli volutamente in un momento di divertimento: il concetto è che sta a ciascuno di noi, e quindi a ciascuno di loro, decidere in che modo si vuole fare la differenza, in ogni situazione della propria giornata”. L’iniziativa trova anche il patrocinio del ministero dell’Ambiente.
Mare senza plastica: la parola ai giovani
La scelta del locale per il prossimo weekend potrebbe dipendere da una nuova variabile: la sostenibilità. Per Laura ed Eleonora, 24 e 25 anni è così: “Sapere che un pub adotta strategie che permettano il rispetto dell’ambiente influenza le mie scelte e certamente sono più attirata a preferirlo rispetto ad altri locali – racconta Laura –. Rispetto all’inquinamento dei mari so poco, quanto passa sui mezzi d’informazione, e proprio per questo accolgo volentieri se ci sono realtà che mi permettono di sentirmi utile anche durante un’occasione semplice come uscire a bere qualcosa”.
“In generale trovo che sappiamo tutti abbastanza poco di quali siano i problemi legati alla presenza della plastica nei mari – aggiunge Eleonora –, per questo agire non è così immediato. Io personalmente sono già impegnata su questo fronte e mi accorgo che la cosa più difficile è agire nei contesti più piccoli. Nelle grandi città forse arrivano più messaggi di sensibilizzazione rivolti ai giovani ma non è detto che sia così ovunque e forse su questo occorrerebbe impegnarsi di più”.
Sostenibile è giusto, a patto che sia anche conveniente, così è per Riccardo 26 anni: “È ancora molto difficile trovare alternative ecologiche per bere la sera in un locale – dice Riccardo – per cui dovrebbe essere davvero alta la motivazione a privilegiare quel posto invece che un altro, magari sempre in centro, che non ti fa pagare sul prezzo della consumazione il costo dei materiali che ha scelto di proporti per il tuo cocktail. Sarebbe bello se la scelta di adottare alternative sostenibili fosse condivisa da tutti. “Io sono di Salerno – aggiunge Daniele, 27 anni – e mi rendo conto di cosa significhi anche per l’economia locale avere delle spiagge attraenti e belle. Tenerle pulite ha un costo, ma penso sarebbe sicuramente inferiore ai ricavi che ne deriverebbero se ci impegnassimo ancora di più a combattere l’inquinamento dei mari. Mi rendo conto che se vogliamo vivere in un posto in cui vogliamo stare bene dobbiamo anche vere il coraggio di fare scelte più impegnative. Cominciare dai bicchieri biodegradabili il sabato sera non è poi così male”.
Dalla Notte blu a LifeGate PlasticLess, per continuare a cambiare
Con il progetto LifeGate Plasticless, ci si può spingere fino al pelo d’acqua per catturare plastiche e microplastiche attraverso i Seabin, dispositivi posizionati direttamente in acqua, nelle marine e nei porti, in grado di recuperare grazie alla fluttuazione delle onde fino a 500 chilogrammi di rifiuti in un anno. Del resto, l’oceanografa Sylvia Earle ci dà un margine ristretto per cambiare rotta, come dichiarato durante un’intervista: “Le decisioni che prendiamo nei prossimi dieci anni condizioneranno la vita nel nostro pianeta per i prossimi 10mila anni”. Cosa stiamo aspettando?
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