
Il presidente dell’Ungheria Viktor Orbán continua la sua crociata contro il mondo Lgbtq+, con una normativa che tra le altre cose equipara l’omosessualità alla pedofilia.
Il parlamento dell’Ungheria ha approvato una nuova stretta repressiva che inserisce in Costituzione il divieto a manifestazioni come il Pride.
L’Ungheria introduce il divieto al Pride, il binarismo di genere e la repressione dei dissidenti nella Costituzione. L’emendamento è stato votato dal parlamento il 14 aprile e comporta una nuova stretta ai diritti e alle libertà nel paese guidato da Viktor Orbán, dopo i proclami delle scorse settimane.
Il 17 marzo il governo aveva presentato un disegno di legge volto a vietare il Pride, che quest’anno sarebbe giunto alla sua 30esima edizione ungherese. Ora il divieto è stato introdotto in Costituzione e prevede il ricorso anche al riconoscimento facciale per intercettare gli eventuali trasgressori. Oltre a questo, l’emendamento approvato dal parlamento prevede che nel testo costituzionale si parli espressamente di genere maschile e femminile. Infine è previsto il ritiro della cittadinanza per chi ha doppio passaporto ed è considerato una minaccia alla sicurezza del paese, una norma che verrà utilizzata per aumentare la repressione contro i dissidenti.
L’Ungheria di Viktor Orbán ha lanciato una nuova crociata contro la comunità Lgbtiqa+ ungherese. Nella giornata del 17 marzo il governo aveva presentato un disegno di legge volto a vietare il Pride, la manifestazione che ogni anno si tiene nella capitale del paese Budapest e che quest’anno giunge alla sua 30esima edizione. Il disegno di legge inseriva il Pride tra gli eventi considerati dannosi per i minori e dunque esterni al diritto costituzionale di associazione. Questo per effetto di un’altra legge del 2021, che aveva vietato la diffusione di materiale che affronta i temi dell’omosessualità e del cambio di genere in contesti pubblici a cui hanno accesso persone minori di 18 anni.
Il governo di Viktor Orbán ha presentato un emendamento per codificare nella Costituzione la normativa anti-Pride. La votazione è avvenuta lunedì 14 aprile e il parlamento, dove il governo gode di ampia maggioranza, l’ha approvato. Il governo ha sottolineato che si tratta di una forma di protezione dei bambini e l’emendamento, tra le altre cose, consente l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale per perseguire chi dovesse riunirsi per eventi come il Pride e più in generale per la rivendicazione dei diritti Lgbtiq+.
Non è finita qui perché l’emendamento approvato dal governo ha anche fissato nella Costituzione ungherese che “il sesso di nascita di un essere umano può essere maschile o femminile” e che “è dovere dello Stato garantire la protezione legale di questo ordine naturale e impedire che si cerchi di suggerire che sia possibile cambiare il sesso di nascita”. Di fatto una codificazione del binarismo di genere.
Oltre che una forma di repressione dei diritti e delle libertà Lgbtiq+, l’emendamento approvato dal parlamento ungherese restringe notevolmente lo spazio per il dissenso.
In primo luogo in occasione della sua votazione è stato anche votato un provvedimento che sospende l’immunità per alcuni parlamentari dell’opposizione che a marzo avevano protestato in aula contro il decreto anti-Pride. Inoltre l’emendamento approvato stabilisce la sospensione della cittadinanza ungherese per le persone con doppio passaporto “che rappresentano una minaccia per l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica o la sicurezza nazionale in Ungheria”. Una forma di ricatto contro gli oppositori e i dissidenti, perché non prendano posizione contro il governo.
L’Helsinki Hungarian Committee, tra le principali organizzazioni non governative che a Budapest si occupano di diritti umani, ha sottolineato che il nuovo emendamento approvato dal parlamento è un mezzo per “regolamentare la paura” e per “reprimere il dissenso, indebolire la tutela dei diritti umani e consolidare la presa del governo sul potere”. Nelle scorse settimane in Ungheria ci sono state diverse manifestazioni contro la nuova stretta repressiva del governo Orbán. E 22 ambasciate europee a Budapest hanno firmato una lettera di diffida contro il governo per la sua crociata anti-Pride e l’impatto sul diritto di riunione e associazione. In occasione della votazione dell’emendamento in parlamento, il partito di opposizione Momentum ha intimato la cittadinanza a bloccare i lavori e impedirne l’approvazione. Il testo però ha ottenuto la maggioranza e la Costituzione ungherse si appresta, ancora una volta, a essere modificata in una chiave repressiva.
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