La Commissione europea ha presentato il piano RePowerEU, la strategia energetica comune per abbandonare la dipendenza dal gas.
Tra le misure previste, più rinnovabili e obbligo di pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici.
L’Italia dovrebbe sospendere gli incentivi al gas, ad esempio quelli previsti nei bonus edilizi.
Il 18 maggio, la Commissione europea ha presentato il piano RePowerEU, la strategia europea per affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo, e l’International energy strategy, il programma di diplomazia energetica del Green deal. L’intenzione è quella di creare una piattaforma di acquisto comune di gas e di innalzare gli obiettivi di produzione da energie rinnovabili entro il 2030.
“Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia il più rapidamente possibile”, ha spiegato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. “Possiamo sostituire i combustibili fossili russi lavorando su tre livelli: dal lato della domanda, con il risparmio energetico; dal lato dell’offerta, diversificando le nostre importazioni di energia da combustibili fossili e accelerando la transizione verso le fonti pulite”.
Obbligo di copertura solare per gli edifici commerciali e pubblici
Per la transizione energetica la Commissione ha annunciato un investimento di quasi 300 miliardi di euro: circa 72 miliardi di sovvenzioni e 225 miliardi di euro di prestiti. Von der Leyen ha parlato anche di un incremento degli obiettivi energetici da qui al 2030: più efficienza energetica, dal 9 al 13 per cento, e più capacità di produzione da fonti rinnovabili, dal 40 al 45 per cento.
“Proseguiremo con una serie di azioni per aumentare e accelerare la transizione verso l’energia pulita. Ad esempio, proponiamo di accelerare le procedure autorizzative per le rinnovabili e le relative infrastrutture. Proponiamo un obbligo di copertura solare per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Si tratta di qualcosa di ambizioso, ma di realistico”, conclude Von der Leyen.
In concreto, la Commissione propone un emendamento mirato alla direttiva sulle energie rinnovabili per riconoscere le fonti pulite come un interesse pubblico prioritario: gli stati membri dovrebbero istituire aree di riferimento dedicate per le energie rinnovabili (le cosiddette go-to-areas) con procedure di autorizzazione abbreviate e semplificate. Per la rigenerazione di impianti in aree con rischi ambientali minimi, il tempo per le autorizzazioni non dovrebbe superare i sei mesi.
#REPowerEU plan aims to reduce our dependence on Russian gas by 2/3 by the end of this year and end it by 2027.
To achieve our energy independence, we need 210€ billion of additional investment by 2027.
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) May 18, 2022
Più idrogeno e biometano
Bruxelles raddoppia anche il target per l’idrogeno, con obiettivo di 10 milioni di tonnellate di produzione nazionale di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030, per sostituire gas naturale, carbone e petrolio nelle industrie e nei settori dei trasporti difficili da decarbonizzare. Per accelerare i progetti sull’idrogeno, sono stanziati ulteriori 200 milioni di euro per la ricerca e la Commissione si impegna a completare la valutazione dei primi importanti progetti di comune interesse europeo entro l’estate.
Infine, l’organismo esecutivo dell’Unione europea lancia una nuova alleanza industriale per il biometano e incentivi per aumentare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, anche attraverso la Politica agricola comune (Pac).
In Italia, dobbiamo rivedere gli incentivi edilizi legati al gas
Cosa significa tutto questo per l’Italia? “Nell’ambito delle rinnovabili, l’Italia dovrà passare dall’attuale 1,5 GW di nuove installazioni di capacità elettrica rinnovabile annua a non meno di 10 GW per essere in linea con le ambizioni del REPowerEU”, spiega Davide Panzeri, responsabile Europa del think tank Ecco. “Questo può portare alla sostituzione di almeno 7,5 miliardi di metri cubi di gas entro il 2025, circa un quarto delle importazioni italiane dalla Russia”.
La spinta verso le rinnovabili, infatti, passa dalla riduzione della dipendenza dal gas e dall’abbandono di nuove infrastrutture, come rigassificatori e gasdotti. Inoltre, per Ecco, è necessario non investire su nuova produzione e a contratti di lungo periodo: queste politiche non solo sono incompatibili con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, ma rischiano pure di trasformarsi rapidamente in strutture obsolete, diventando così un costo permanente ai danni dei cittadini e dell’economia.
Oltre a tutto questo, l’Italia ha la possibilità di rivedere gli incentivi al gas, non da ultimi quelli presenti nel campo dell’edilizia. “Nel settore, dare seguito a REPowerEU”, sottolinea Francesca Andreolli, ricercatrice di Ecco, “significa rivedere l’intero impianto di incentivi al fine di escludere il gas dagli interventi di ristrutturazione”. Rivedere l’attuale “superbonus 110 per cento”, quindi, è una priorità: raddoppiare le installazioni di pompe di calore da qui al 2025 significherebbe raggiungere 1,2 milioni di nuove unità. Un risparmio di circa 1 miliardo di metri cubi di gas.
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