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Per gli studenti delle università londinesi è come se fosse una chiamata alle armi. La differenza sta nel fatto che non dovranno combattere in una vera guerra. Quello che accade veramente avviene sui mercati finanziari: i gestori dei patrimoni degli atenei (Imperial College, University College of London, University of London, Institute of Education, King’s College
Per gli studenti delle università londinesi è come se fosse una chiamata alle armi. La differenza sta nel fatto che non dovranno combattere in una vera guerra. Quello che accade veramente avviene sui mercati finanziari: i gestori dei patrimoni degli atenei (Imperial College, University College of London, University of London, Institute of Education, King’s College London, London Southbank University, London School of Economics, Royal Academy of Music e Queen Mary) investono infatti parte dei ricavi delle rette dei propri studenti nell’industria degli armamenti.
La notitzia proviene dal London Student, magazine studentesco della capitale britannica. Il totale degli investimenti ammonta a 7,4 milioni di sterline. Imperial College vince il poco ambito primato di “maggior contributore” con 3,9 milioni. Lo United College invece possiede ben 22.752 azioni (valore 1,54 milioni di sterline circa) della United Technologies, industria aerospaziale produttrice di aerei ed elicotteri da guerra.
Di frequente le università, anche le più prestigiose al mondo, non dispongono di una politica per gli investimenti etici. Nel Regno Unito le cose non vanno meglio: soltanto otto istituti su 143 adottano politiche di investimento responsabile, come emerge dalla Green League 2013 di People e Planet.
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