Sette cavalli selvatici sono partiti da Berlino e Praga per essere reintrodotti nella steppa del Kazakistan, dove mancavano da almeno due secoli.
Uomini e cavalli, un legame che dura nei secoli
I cavalli sono da sempre compagni di vita dell’uomo: proviamo ad analizzare il rapporto che unisce due specie tanto diverse, quanto complementari.
Cosa affascina l’uomo quando vede un branco di cavalli bradi? L’idea di libertà, lo splendore dei corpi scattanti, il fascino delle criniere al vento? In effetti, gli uomini da secoli hanno trovato nei cavalli i compagni fedeli per molte circostanze della vita. Dal lavoro nei campi alla guerra, dal tiro di carrozze e carretti alle manifestazioni agonistiche, riservando un grande spazio anche ai sogni di libertà che i cavalli comunicano. Non da ultimo, ai giorni nostri, gli equini sono anche importantissimi per la pet therapy. La loro funzione e aiuto diventa imprescindibile sotto molti aspetti.
L’importanza di questo rapporto è confermata anche da un’esperta: Margherita Carretti, naturalista, etologa e operatrice di pet therapy relazionale integrata che lavora anche col gruppo Armonie Animali. “Con l’espressione interventi assistiti con il cavallo si intendono tutti quei percorsi, aventi finalità ludiche, educative o terapeutiche, che rientrano nella normativa vigente del 2015 sottoscritta dal ministero della Salute, un passaggio importante che ha portato riconoscimento e ordine nel settore in Italia”.
I cavalli e il rapporto con gli uomini
Che l’uomo sia stato da sempre attratto dai cavalli è un dato di fatto. Lo conferma un’esperta in materia, la dottoressa Dora Li Destri Nicosia, medico veterinario con un master in riabilitazione equestre: “Il genere umano è affascinato da questi animali. Le motivazioni di tale attrazione trovano spiegazioni che spaziano da aspetti di tipo utilitaristico, di tipo magico e simbolico (nelle prime società animiste, per esempio, e ancora oggi se pensiamo al grande valore simbolico di questa specie), sino ad approdare alla teoria della biofilia (che spiega la tendenza innata alla fascinazione e all’affiliazione emotiva con ciò che è ‘diverso’). Il cavallo ci ha accompagnato nella nostra storia evolutiva, ma la spinta motivazionale che ci spinge al giorno d’oggi verso questa specie è andata mutando, focalizzandosi oggi più che mai sulla possibilità di instaurare con lui un legame sociale di di reciproca sintonia che risponde al bisogno imperante della nostra società: quello di sentirsi in relazione, centrati e connessi”.
“Tra l’uomo e il cavallo, partendo dal piano fisico (grazie al sensibilissimo e costante contatto comunicativo di tipo non verbale e al fenomeno dell’embodiment, che spiega come esperienze corporee e processi emotivi e cognitivi siano strettamente interconnessi), si raggiunge quindi una vera e propria sintonizzazione di tipo emotivo e sociale. Correlati fisiologici (di tipo neuro-psicologico, psico-fisiologico, neuro-fisiologico e neuro-endocrino), oltre che comportamentali, dimostrano l’esistenza di questo reciproco sintonizzarsi con una specie diversa che sottende la ‘magia’ della relazione uomo-cavallo”. Siamo quindi legati a questi animali a doppio filo e il loro essere si fonde e si armonizza con noi, riservandoci gioie e meraviglie.
La fisiologia degli equini, un ambito ancora sconosciuto
Eppure, a dispetto della vicinanza che lega gli uomini ai cavalli, l’esatta natura di questi animali ancora ci sfugge. A questo proposito spiega l’esperta che le conoscenze di fisio-estesiologia ci hanno permesso di comprendere sempre meglio come questa specie percepisca il mondo dal punto di vista sensoriale (visivo, olfattivo, tattile e uditivo) e, d’altro canto, la moderna etologia cognitiva negli ultimi decenni si è focalizzata sulla comprensione della mente equina.
“La stretta interconnessione esistente tra aspetti cognitivi emotivi e modalità sensoriali ci restituisce quindi, in una visione olistica, quello che è il punto di vista del cavallo sul mondo. Si tratta di una specie con caratteristiche sensoriali, reattive, cinetiche, di prossemica e uso dello spazio (fisico, sociale, mentale) tipici di un grande erbivoro monogastrico che si è evoluto in pianure e spazi aperti e in grado di cogliere l’insieme, ma anche i più piccoli dettagli, del proprio ambiente”, spiega ancora Li Destri Nicosia.
“Un essere pacifico, dotato di una spiccatissima motivazione sociale e collaborativa. Ovviamente, un erbivoro sociale predato necessiterà di condizioni gestionali in ambiente domestico che gli garantiscano di poter rispettare le proprie motivazioni di specie e di individuo (in primo luogo quella sociale, cinetica ed esplorativa), consentendogli una condizione di agio e di equilibrio, che è il requisito indispensabile per potere ipotizzare un suo coinvolgimento in qualsiasi attività”. Già, ma lo capiamo questo fino in fondo? Il cavallo chiuso nel box della scuderia, pure amato e vezzeggiato, pulito e ben alimentato, non avrà nostalgia degli spazi aperti, del branco e della vicinanza dei suoi simili? E il ritorno a questa sua natura non sarà sempre auspicabile e desiderato?
La simbologia dei cavalli e il loro rapporto con il femminile
Il cavallo assume simbologie molto potenti nell’immaginario umano. “Un aspetto interessante da analizzare è la simbologia legata al cavallo che troviamo in tantissime culture differenti nei vari periodi storici. Le parole fondanti di tale simbologia sono: libertà e potere. Nell’astrologia cinese è associato al fascino, alla persuasione e all’emotività. Per la maggior parte delle persone simbolicamente il montargli in groppa permette di elevarsi al di sopra del mondo, confermando un senso di potere”, racconta Margherita Carretti. I cavalli son diventati anche un simbolo del desiderio sessuale: domare uno stallone significava domarne la sessualità e le emozioni pericolose. Tutto questo rimanda inevitabilmente a diverse caratteristiche associate prettamente al femminile e al sistema patriarcale basato sul potere e sulla forza, con il bisogno di controllo e di elevarsi sull’altro per sentirsi potente. Ecco, quindi, la “doma” di una sessualità libera e pericolosa.
“Prove antropologiche suggeriscono che la maggior parte delle società preistoriche nomadi fossero relativamente egalitarie, e che strutture sociali patriarcali non si siano sviluppate fino a molti anni dopo la fine del Paleolitico, in seguito ad avanzamenti sociali e tecnologici come l’agricoltura e l’uso domestico degli animali. È molto interessante trovare un parallelismo tra l’inizio della domesticazione animale e quello della società patriarcale che vede il dominio degli uomini sulle donne. Non a caso, nell’ambito equestre e in molti ambiti dell’addestramento animale viene riproposto questo modello di dominanza e sottomissione profondamente interiorizzato nella nostra cultura”, continua Carretti.
“Pensiamo come dall’inizio del movimento a favore dell’emancipazione femminile è emersa anche la questione animale, portando alla luce tematiche come la coscienza degli animali, le emozioni e il loro benessere nella nostra società. Oggi come non mai questa tematica ha un ruolo centrale, l’emancipazione femminile passa dall’emancipazione animale e viceversa, ed esse coesistono in un intreccio profondo. Alle donne come ai cavalli non è stato mai concesso, in questa società, di essere totalmente libere nell’esprimere la loro vera essenza, in modo paritario, senza elevarsi a discapito di altri, ma condividendo alla pari il diritto di far sentire la propria voce”.
I cavalli e la pet therapy
C’è un altro aspetto del rapporto uomo/cavallo che si sta evidenziando in questi ultimi tempi: quello relativo alle pratiche legate alla pet therapy. “La relazione con una specie diversa dalla nostra apporta contributi specifici di cambiamento che si basano proprio sulla esistenza di analogie (di tipo sociale, cognitivo, emotivo e affettivo-relazionale) e di diversità. Il cavallo, quindi, rispetto ad altre specie impiegate negli interventi assistiti con animali si contraddistingue innanzitutto per le valenze che procedono la relazione di tipo simbolico e archetipico, ma anche connesse con l’elevata percezione e ruolo di tipo socio-culturale. Pensiamo, perciò, alla forte valenza simbolica espressa dal mondo della mitologia, ai marchi e alle pubblicità, o al riconoscimento e prestigio sociale legato al mondo equestre.
Dobbiamo osservare anche che le sue caratteristiche di grosso erbivoro ne spiegano la spiccatissima intelligenza sociale ed emotiva che giustifica la sua definizione di ‘specchio vivente’, amplificatore della nostra interiorità”, spiega la dottoressa Li Destri Nicosia. E le caratteristiche fisiche dell’animale consentono il suo coinvolgimento nell’attività equestre, in cui gli effetti positivi della relazione si sommano a quelli connessi con i benefici di tipo psico e neuro-motorio.
“Per far sì che progetti d’interventi assistiti con il cavallo siano davvero efficaci, il benessere dell’animale dev’essere al primo posto. Per questo motivo, parliamo di esperienze basate sull’ascolto reciproco e il rispetto, che hanno come obiettivo lo stare bene tra persone e animali. Sperimentare e vivere dinamiche relazionali sane con il cavallo, basate proprio sulla collaborazione e non sulla competizione, sulla parità e non sulla gerarchia, sull’accoglienza e non sull’imposizione, contribuisce a creare e scoprire nuove risorse personali di supporto nei processi riflessivi e terapeutici”, aggiunge Margherita Carretti.
“Parlando di evidenze scientifiche in merito, inoltre, è stato dimostrato che esiste un reale cambiamento fisiologico quando ci troviamo a interagire con questo animale: sappiamo che lo stress e l’ansia si riducono perché il livello di cortisolo si abbassa ed aumenta la produzione di serotonina, l’ormone associato al benessere (Odendaal and Meintjes – 2003). Sempre a livello ormonale è stato dimostrato che entrare in contatto con un cavallo aumenta i livello di ossitocina, l’ormone del legame affettivo (Garvish et al. 1981, and Olmert – 2009), mentre la pressione si abbassa e il battito cardiaco rallenta, per citare solo alcuni benefici. Il cavallo, inoltre, porta naturalmente a radicarsi al terreno: la sua mole istintivamente rallenta i pensieri e le azioni, permettendo di connettersi con il proprio sentire e ascoltarsi”.
La storia di Talea
Credo sia d’obbligo, in conclusione, raccontare la storia di una cavalla – Talea – che mette in luce i sofisticati rapporti fra uomini ed equini, e i loro sviluppi a volte inaspettati. Me la racconta Margherita Carretti perché Talea è la sua cavalla, rifiorita a nuova vita in nome dell’amore. “Con Talea ci siamo incontrate nel 2004, lei una giovane puledra di tre anni da poco arrivata in Italia: piccola, spettinata e con il fuoco negli occhi. Io appena adolescente in piena crisi esistenziale, con un’unica passione: il mondo animale. Il nostro è stato un vero e proprio colpo di fulmine, come due anime che non aspettavano altro. Da lì è iniziato il nostro cammino di vita insieme. All’epoca la mia vita orbitava intorno al mondo dell’equitazione, ciò significava allenamenti giornalieri, trasferte per le gare il fine settimana e tanti sacrifici. Con Talea eravamo completamente risucchiate da quell’universo competitivo e agonistico. I risultati arrivavano, ma non erano mai abbastanza, il mio bisogno di perfezione veniva continuamente alimentato dalle richieste inesorabili di alzare l’asticella. E io ero sempre più insoddisfatta e Talea sempre più inquieta, ribelle e distante da me”.
Questo continuo spingere sull’acceleratore aveva portato la cavalla a soffrire di periodiche coliche, veri e propri blocchi intestinali molto pericolosi che possono facilmente portare i cavalli che ne soffrono alla morte. Con il trascorrere dei mesi Talea iniziò a non voler più saltare, oppressa dallo stress e dalle eccessive aspettative della sua compagna umana. Mi dice Margherita: “Pensavo che fosse il momento di cambiare cavallo. E, con la leggerezza di un pilota che cambia macchina perché la sua ha problemi, ecco che la soluzione mi pareva a portata di mano”.
“Perché sprecare tempo ed energie? Il problema è il cavallo, non di certo il cavaliere o l’ambiente, mi dicevo. Ma Talea cercava solo di farmi capire che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella prevaricazione gratuita, in quell’imporre il mio volere a lei senza lasciarle spazio d’espressione, senza lasciare che la sua volontà potesse emergere. Per fortuna non si è mai arresa e io non mi sono fatta fuorviare dalle scorciatoie. Mentre la nostra vita procedeva dentro a un inconsapevole limbo, nel 2009 è arrivata la possibilità di un cambio vita per entrambe, come un’ancora di salvezza.
Talea ha trovato nuova casa presso la sede della cooperativa sociale LUNEnuove, dove una giovane asinella di nome Tina l’aspettava. Qui insieme abbiamo mosso i nostri primi passi nel mondo della cura e della relazione d’aiuto. Siamo entrate in contatto con una realtà che metteva al primo posto il benessere interiore e non i risultati e che dava valore al sentire e non all’apparenza. Talea mi comunicò la sua ritrovata serenità, le coliche erano sparite e lei si mostrava sempre più fiduciosa e tranquilla verso il mondo esterno. I suoi occhi erano tornati luminosi come la prima volta che l’avevo incontrata, finalmente avevo compreso quello che per tanti anni il suo essere ribelle cercava di comunicarmi. Solo grazie a lei avevo trovato la mia bussola: come una grande sorella che cerca di guidarti nella giusta direzione, Talea aveva messo in campo tutta sé stessa per non farmi perdere nel mondo illusorio in cui vivevamo prima”.
E Talea è e rimane la bussola di Margherita, ormai professionista affermata e madre di un bellissimo bambino. Quando è in crisi e si sente smarrita, il contatto con la cavalla e con il suo mondo fatto di natura e semplicità la riporta con i piedi per terra, pronta per nuove sfide e diverse avventure. Non è stato sempre così, dagli albori dei secoli, il rapporto magico che lega gli uomini ai cavalli?
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