La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Gli uomini hanno convissuto con il lupo dagli albori dei secoli. Ora le due specie, con i cambiamenti climatici, devono trovare un nuovo modo di convivere.
Gli uomini e i lupi sono vissuti insieme dagli albori dei tempi. Predatore elusivo e mai aggressivo, il lupo è diventato un emblema della connessione alla natura e alle forze spirituali più eccelse. Animali totem degli indiani d’America, ma presenti in moltissime religioni e riti, i grandi predatori per definizione sono stati – e sono – protagonisti di racconti, leggende, storie e affabulazioni che hanno segnato la civiltà umana.
E ora? L’avanzare delle metropoli, il clima che cambia, il disboscamento, l’agricoltura e l’allevamento intensivo stanno sconvolgendo l’aspetto geografico di ciò che ci circonda. Avanzano l’uomo e le sue leggi, mentre gli animali selvatici perdono man mano il loro territorio e sono obbligati a raggiungere i luoghi abitati per sopravvivere. Riusciranno uomini e lupi e convivere e a prosperare insieme, stabilendo nuove regole di vita e convivenza? Sull’argomento c’è stato un interessante workshop di comunicazione ambientale organizzato dalla cooperativa Eliante – “Questione di lupi. Il lupo alla conquista degli ambienti antropizzati” – che ha toccato parecchi ambiti peculiari della convivenza fra le due specie.
La presenza di lupi in aree urbanizzate crescerà senz’altro nei prossimi anni. “Gli incontri con l’uomo saranno più probabili e la possibilità di incidenti, veri o percepiti, sarà più frequente. Prima o poi un caso di contatto comune ci sarà e non bisognerà farsi trovare impreparati sul piano comunicativo”, spiega Mauro Belardi, biologo esperto di biodiversità della cooperativa Eliante.
Cresceranno, nel contempo, anche le “invasioni” degli ungulati – cinghiali in testa – che a loro volta tenderanno a rifugiarsi vicino ai centri abitati proprio per sfuggire al grande predatore. E, in quest’ottica, gli sbagli di comportamento dell’uomo potranno essere determinanti per ingenerare problemi.
La predazione del lupo sul cane, per quanto molto rara, è un fenomeno possibile e legato a molti fattori. “Buone norme di gestione degli animali domestici e da compagnia andrebbero sempre osservati. I cani di piccola taglia, soprattutto negli orari notturni, andrebbero ricoverati in un posto sicuro, come un box oppure un locale chiuso. In un’area di presenza di grandi predatori è fortemente sconsigliato anche l’utilizzo della catena. Si rammenta, per esempio, che in Emilia-Romagna l’uso della catena è vietato, se non temporaneamente e per particolari motivazioni”, aggiunge Belardi.
Durante le passeggiate o le uscite con il cane è opportuno tenere i propri animali al guinzaglio. Il cane libero in alcune aree, oltre ad essere un potenziale disturbo per la fauna selvatica in genere, rischia di incontrare i lupi e costituisce anche una potenziale minaccia per la conservazione del patrimonio genetico della specie lupo, in quanto è in grado di accoppiarsi e produrre ibridi, contaminando la specie.
Perché il lupo è in grado di vivere tranquillamente anche in aree di pianura, in luoghi urbanizzati e molto trasformati dalla presenza umana? “La risposta è semplice. Si tratta di un predatore molto flessibile, che è in grado cioè di sfruttare diverse tipologie di risorse, anche di origine antropica (che provengono direttamente o indirettamente dall’azione umana). Grazie alle informazioni collezionate negli ultimi anni, attraverso l’utilizzo dei radiocollari satellitari applicati ai soggetti che abitano la pianura, si è verificato che per vivere la specie sta sfruttando due risorse principali: i prodotti di scarto di origine animale, provenienti dalle grandi stalle di bovini, e la nutria (Myocastorcoypus)”, dice il dottor Luigi Molinari del Wac – Wolf Apennine center. Ma il lupo può spostarsi e arrivare anche nelle zone più urbanizzate e cittadine.
“Negli ultimi due anni, in Lombardia, sono stati recuperati e rimessi in libertà tre lupi feriti, mentre ne sono stati trovati investiti altri quattro. In tale dinamica le valli fluviali e le reti ecologiche assumono un importante ruolo di corridoio anche per la dispersione di questa specie. Nel parco del Ticino, per esempio, dal 2017 sono stati “fototrappolati” singoli individui, probabilmente giovani in dispersione alla ricerca di un nuovo territorio dove insediarsi.
La situazione si inquadra nel più ampio contesto della sempre più frequente presenza della fauna selvatica in città”, delucida Elisabetta Rossi, referente del progetto Life wolfalps Eu, Regione Lombardia. Il lupo è un animale molto adattabile e intelligente e impara a sopravvivere anche approfittando dei comportamenti dell’uomo. “La presenza di ‘cibo facile’ nei contesti antropici (animali d’allevamento facilmente accessibili, cibo fornito direttamente dall’uomo e/o rifiuti) favorisce l’insorgenza di comportamenti confidenti, cosa che va assolutamente evitata, sia per la sicurezza delle persone, sia per la conservazione della specie”, puntualizza Rossi.
“E proprio per sgombrare il campo da dubbi, inesattezze, paure e luoghi comuni su questa specie, protetta a livello nazionale ed europeo, sono state attivate una serie di azioni volte a raccogliere dati sulla consistenza del nucleo riproduttivo e, in parallelo, si è cercato da subito il dialogo con il territorio, gli enti locali e le categorie produttive”, conclude Gigliola Magliocco della Lipu. Insomma, mai come nel caso del lupo, alla base di una felice convivenza con l’uomo sono basilari comportamenti adeguati che tengano conto delle fondamentali differenze fra due specie diverse, ma complementari, abituate a convivere dall’inizio dei secoli. Solo in questo modo si potrà giungere a un percorso di sostenibilità e a una integrazione completa del grande predatore e del suo universo nel mondo degli uomini.
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