L’embargo energetico di Usa e Regno Unito su gas e petrolio russi inasprisce le sanzioni occidentali a Mosca. Entro l’anno stop alle importazioni.
- Stati Uniti e Regno Unito hanno annunciato il blocco delle importazioni di idrocarburi russi entro la fine del 2022.
- La decisione è stata presa insieme agli alleati europei e lo stesso giorno in cui la Commissione Ue ha presentato il piano d’azione REPowerEU per diventare energeticamente indipendente.
- Ci saranno sicuramente ripercussioni sui consumatori americani e britannici, con incrementi sulle bollette del gas e dell’elettricità e sui prezzi della benzina, ma i leader dei due Paesi vogliono smettere di finanziare la guerra di Putin.
Le sanzioni occidentali contro la Russia si inaspriscono. Stati Uniti e Regno Unito hanno annunciato il blocco delle importazioni di idrocarburi russi, accogliendo i ripetuti appelli del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Una decisione in armonia con il piano d’azione REPowerEU dell’Unione europea presentato sempre l’8 marzo e il cui obiettivo è slegarsi dalla dipendenza energetica nei confronti del Cremlino.
Per Biden è il prezzo da pagare per non finanziare la guerra di Putin
Il primo annuncio è quello del presidente statunitense Joe Biden in conferenza stampa: “Stiamo vietando tutte le importazioni di petrolio, gas ed energia russi”. Seppure i prodotti petroliferi russi coprano l’8 per cento delle importazioni totali, il 3 per cento solo per il greggio, la decisione avrà un costo e a pagare saranno i consumatori americani. È l’unico modo per colpire “la maggiore arteria dell’economia russa” e sferzare un “potente colpo alla macchina da guerra di Putin”.
“Farò di tutto per minimizzare l’aumento dei prezzi qui da noi”, ha proseguito il leader democratico che dichiara di aver preso questa decisione insieme agli alleati europei. “Capiamo che numerosi dei nostri alleati europei potrebbero non essere in condizioni di prendere simili decisioni”, con 700mila barili importati nel 2021 negli Stati Uniti contro gli oltre 4 milioni d’Europa. Pertanto il supporto degli Usa sarà volto a “sviluppare una strategia che riduca anche la loro dipendenza dall’energia russa”, ha aggiunto. Sperando, è il caso di aggiungere, che per l’Ue ciò non si traduca nella maggiore dipendenza da fornitori non russi.
Decisione non semplice. Nelle ultime settimane l’inflazione è cresciuta notevolmente e i prezzi del barile sono alle stelle. Lo scorso 7 marzo solo per il timore di un blocco di questo tipo, il costo di un barile di petrolio Brent del mare del Nord aveva toccato quota 139,13 dollari e il Wti Usa 130,5 dollari, massimi storici dal 2008. Subito dopo l’annuncio di Biden le quotazioni del Brent hanno superato i 130 dollari al barile e, prevede l’Automobile club americano (Aaa), il prezzo di petrolio e benzina non scenderà.
Anche il Regno Unito dice stop alle importazioni
Sulla scia di questo annuncio, anche i britannici hanno fissato l’embargo su petrolio, prodotti petroliferi e gas – che ammontano al 4 per cento del totale – entro la fine del 2022. Nell’arco di quest’anno il Regno Unito si slegherà dalla dipendenza dal petrolio russo, ha affermato in una dichiarazione il primo ministro Boris Johnson: “Siamo fiduciosi che questo possa avvenire nel corso dell’anno lavorando insieme al comparto industriale e fornendo alle imprese il tempo necessario per adeguarsi e per assicurare che i consumatori siano tutelati”.
Anche la Gran Bretagna, come spiegato dal ministro dell’Economia britannico Kwasi Kwarteng, sta valutando come tagliare le esportazioni.
Le stime governative parlano già di rialzi del 54 per cento nelle bollette di aprile di gas ed elettricità e di prezzi più alti alla pompa di benzina. Questi aumenti sono inevitabili, la promessa però è di impostare una nuova strategia di approvvigionamento stimolando una transizione che sia graduale ed efficace.
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