Gran parte dei media e della politica hanno parlato di “pogrom” e “caccia all’ebreo” riguardo alle violenze di Amsterdam. Le cose stanno diversamente.
Stati Uniti e Giappone insieme a Pearl Harbor: “Potere della riconciliazione”
Barack Obama e Shinzo Abe si sono incontrati a Pearl Harbor, dove 75 anni fa il Giappone sferrò un violento attacco alle forze navali americane.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il premier giapponese Shinzo Abe si sono incontrati a Pearl Harbor, a tre quarti di secolo di distanza dal 7 dicembre 1941, quando l’aviazione del Giappone sferrò un violento attacco che colpì per la prima volta il suolo degli Stati Uniti. Le forze nipponiche scelsero come obiettivo la base navale americana di Pearl Harbor, alle Hawaii. Un’operazione che fu considerata un “gesto infame” dall’allora presidente americano Franklin Delano Roosevelt, perché lanciata in assenza di una dichiarazione di guerra.
Pearl Habor provocò l’ingresso in guerra degli Usa
La conseguenza dell’attacco fu, l’8 dicembre, il voto pressoché unanime del Congresso Usa, che decise di entrare in conflitto contro la nazione asiatica. In questo modo, Washington decretava di fatto l’inizio del proprio impegno diretto nella Seconda guerra mondiale, al fianco delle forze alleate, già impegnate sul fronte europeo contro la Germania nazista. Tre giorni dopo, quest’ultima dichiarò a sua volta guerra agli Stati Uniti, aprendo così un secondo fronte, dopo quello che vedeva già impegnate le forze tedesche e quelle della Russia sovietica. Occorrerà tuttavia aspettare ancora tre anni prima che l’esercito americano sbarchi in Normandia, il 6 giugno 1944, lanciando la propria offensiva in Europa per invadere la Germania di Hitler.
L’incontro a sette mesi da quello di Hiroshima
La stretta di mano tra Obama e Abe è arrivata sette mesi dopo aver la visita congiunta di Hiroshima, città rasa al suolo nel 1945 da una bomba nucleare lanciata dall’aviazione degli Stati Uniti. Stavolta i due leader hanno deposto le loro corone di fiori davanti al muro sul quale sono scolpiti i nomi dei 1.177 americani che morirono sotto le bombe nipponiche.
È la prima volta che un capo di governo giapponese visita il memoriale edificato nel 1960 in ricordo dell’attacco. “Il messaggio che voglio inviare al mondo, qui a Pearl Harbor, assieme al presidente Barack Obama, è quello del potere della riconciliazione. Mai si ripetano gli orrori della guerra”, ha dichiarato Abe. “Le nostre nazioni e i nostri popoli non possono scegliere la storia che ereditano, ma possono scegliere di trarre da essa i dovuti insegnamenti”, gli ha fatto eco il leader americano.
“Non si demonizzi chi è diverso da noi”
Lo stesso Obama ha aggiunto che “occorre resistere alla tentazione di demonizzare chi è diverso da noi”, sottolineando che “c’è più da guadagnare dalla pace che dalla guerra”. È proprio per questa ragione che l’incontro di Pearl Harbor non è soltanto simbolico.
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