Il presidente Biden ha annunciato nuovi aiuti all’agenzia Onu per la Palestina, sconfessando la sospensione dei finanziamenti voluta da Trump nel 2018.
Gli Stati Uniti tornano ad aiutare finanziariamente la Palestina, con un pacchetto complessivo di 235 milioni di dollari. È la nuova linea dell’amministrazione Biden, che ha deciso di supportare l’agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) dopo che nel 2018 Donald Trump aveva sospeso ogni forma di finanziamento. I nuovi aiuti serviranno per promuovere progetti di sviluppo nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, oltre che per fornire assistenza ai palestinesi sfollati. Una mossa che Israele ha definito “anti-israeliana e antisemita”.
Torna il sereno tra Usa e Palestina
La decisione americana del 2018 di smettere di versare soldi all’Unrwa, di cui peraltro era prima finanziatrice, rientrava nel tentativo di Donald Trump di fare pressioni sulla Palestina affinché accettasse le sue condizioni di pace con Israele, decisamente sbilanciate a favore di quest’ultimo. L’agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi dal 1950 offre assistenza ai circa cinque milioni di sfollati che si trovano nell’area, attraverso attività di soccorso ma anche di promozione allo sviluppo. La decisione di Trump aveva messo in difficoltà l’agenzia, tanto che la Giordania aveva risposto dando vita a una grande raccolta fondi a livello globale perché, come sottolineato dal suo ministro degli Esteri Ayman Safadi, qualsiasi carenza di finanziamenti avrebbe portato centinaia di migliaia di rifugiati a subire ulteriori privazioni e verso la disperazione.
Ora però sembra tornare il sereno tra gli Stati Uniti e l’agenzia, e quindi la Palestina. L’amministrazione Biden ha annunciato che fornirà 150 milioni di dollari di aiuti umanitari all’Unrwa, mentre altri 75 milioni saranno stanziati per programmi di sviluppo economico e 10 milioni per le operazioni di costruzione della pace, per un pacchetto totale quindi di 235 milioni di dollari, che si aggiunge ai 15 milionigià annunciati qualche settimana fa dal presidente americano per sostenere gli sforzi sul territorio palestinese contro il coronavirus.
“Ripristinare l’assistenza al popolo palestinese è una priorità”, ha sottolineatoNed Price, portavoce del Dipartimento di Stato, mentre da Washington si è sottolineato anche come questi aiuti servano a riportare l’armonia nell’area e rendere il terreno fertile a una soluzione del conflitto israelo-palestinese a due stati che accontenti tutti.
Le reazioni internazionali e la rabbia israeliana
Il presidente Biden aveva già annunciato nelle scorse settimane un piano per ricostruire le relazioni con la Palestina, interrotte di fatto dal suo predecessore. Gli Stati Uniti sono storicamente il più grande alleato a livello internazionale di Israele e sotto l’amministrazione Trump questa amicizia aveva raggiunto vette inesplorate, come mostra la decisione di spostare l’ambasciata da Tel Aviv alla città contesa di Gerusalemme, un gesto simbolico molto forte. Senza intervenire su decisioni come quest’ultima, il nuovo presidente Biden ha comunque dichiarato di voler riallacciare i rapporti con la Palestina e rimettere i diritti dei palestinesi al centro della sua agenda. Una linea che si è concretizzata ora con il nuovo pacchetto di aiuti.
L’Unrwa, per voce del suo commissario generale Philippe Lazzarini, si è dichiarata lieta di riprendere le relazioni con gli Stati Uniti, una visione condivisa anche da diversi esponenti politici palestinesi, come il primo ministro Mohammad Shtayyeh. L’Onu ha invece auspicato che la decisione statunitense possa convincere i tanti stati che sull’onda di Trump hanno sospeso i finanziamenti a riprendere a sostenere l’agenzia.
We welcome the resumption of US aid to UNRWA & Palestine, and we call upon the American administration to create a new political path that meets the rights and aspirations of the Palestinian people based on international law and UN resolutions.
— Dr. Mohammad Shtayyeh د. محمد اشتية (@DrShtayyeh) April 7, 2021
Chi non l’ha presa bene è invece Israele. Il premier Benjamin Netanyahu da tempo chiede lo scioglimento dell’Unrwa, un’eventualità a cui si era andati vicini nel 2018 ma che ora sembra definitivamente sconfessata. L’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Gilad Erdan, ha invece definito la nuova mossa di Biden “antisemita”, sottolineando come l’agenzia Onu faccia propaganda contro Israele nelle scuole e più in generale nella società palestinese. E la crisi è entrata anche al Congresso Usa, con i senatori repubblicani Jim Risch e Michael McCaul che in una dichiarazione congiunta hanno sottolineato come la ripresa dell’assistenza alla Cisgiordania e a Gaza mini gli interessi americani.
La scarcerazione di Narges Mohammadi è avvenuta per motivi di salute e durerà tre settimane. Cresce la pressione sul regime dell’Iran per renderla definitiva.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
I ribelli jihadisti hanno conquistato Aleppo e altre città della Siria nordoccidentale, senza incontrare grande resistenza delle forze di Assad. Un’offensiva che non è casuale.
Il team di ricerca Forensic Architecture ha mappato con telerilevamento e modellazione 3D gli attacchi israeliani su Gaza, evidenziando un pattern preciso contro i civili.