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Usura in Italia, ne soffrono oltre 3 milioni di famiglie
L’usura in Italia riguarda tre milioni di famiglie. Un giro d’affari di 82 miliardi all’anno. Le cause sono povertà e scarso accesso al credito.
Un giro d’affari di quasi 82 miliardi, di cui più della metà (44,7 per cento) sono rappresentati dagli interessi esigiti. Oltre 3 milioni di famiglie vi sono cadute dentro solo lo scorso anno, insieme a 750mila imprese agricole e più di un milione di aziende attive nel commercio e nei servizi: quello dell’usura è un cancro che almeno negli ultimi due anni si sta espandendo in Italia in maniera pericolosamente esponenziale. Soprattutto al sud Italia, visto che Crotone, Siracusa, Foggia, Trapani, Vibo Valentia e Palermo occupano nell’ordine dalla seconda alla settima posizione della graduatoria stilata dall’Eurispes in base a uno speciale indice di permeabilità dell’usura sul territorio, ma con una grande eccezione: la città più colpita in assoluto è infatti Parma che, spiega l’istituto di studi politici, economici e sociali, “risente ancora dello stato di sofferenza del tessuto produttivo e sociale locale a partire dall’inizio della crisi nel 2008”.
#Eurispes InPUT Indice Permeabilità dell’Usura nei Territori a rischio soprattutto il #Sud – https://t.co/y9wBo8j04A pic.twitter.com/qZQMMIKyVB
— Eurispes (@Eurispes) 7 settembre 2016
Una mafia di insospettabili
Il meccanismo è semplice: una famiglia, o un’azienda, ha bisogno di un prestito, le banche sempre più a corto di liquidità raramente ne concedono, e allora sempre di più ci si rivolge a un privato. Per cifre non impossibili (10mila euro in media per una famiglia, stima l’Eurospes, 15mila per un’azienda) ma a un tasso di interesse medio sui prestiti del 10% al mese, ossia del 120% annuo: strozzinaggio puro, una vera e propria forma di mafia anche se, spiega il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – sappiamo che la figura dell’usuraio non è rintracciabile solo tra criminali e mafiosi, ma è presente anche tra gli ‘insospettabili’: negozianti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, che hanno sfruttato il lungo periodo di crisi economica e l’indebitamento di famiglie, commercianti ed imprenditori per arricchirsi, forti delle crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Ed è nata una nuova figura: quella dell’usuraio della stanza accanto”.
Le cause: povertà e scarso accesso al credito
L’aumento del fenomeno è preoccupante, proprio nella misura in cui si nutre delle difficoltà economiche e dell’accesso al credito bancario. “La crisi economica, l’indebitamento delle famiglie, le difficoltà del settore bancario, hanno aggravato una situazione già compromessa, per la quale non basta la repressione” dice Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione nazionale consumatori. Più diretta l’accusa del Codacons, secondo cui “alla base dei numeri allarmanti sull’usura ci sono precise responsabilità da parte della banche, che nel corso degli ultimi anni hanno chiuso sempre di più i cordoni della borsa, riducendo prestiti e finanziamenti”. Lotta alla povertà (un milione e mezzo di famiglie italiane sono sotto il livello di povertà secondo l’Istat) e liquidità alla banche sono dunque i due punti su cui insistere come forma di prevenzione del fenomeno.
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