Anziani e operatori sanitari degli Stati Uniti potrebbero ricevere le prime dosi del vaccino contro il Sars-Cov-2 già a partire dalla prossima settimana.
Dopo mesi di buio, negli Stati Uniti comincia a intravedersi una luce in fondo al tunnel. Nella serata di venerdì 11 dicembre la Food and drug administration (Fda) – l’agenzia che regola l’utilizzo di prodotti alimentari e farmaceutici – ha dato ufficialmente il via libera alla distribuzione del vaccino contro la Covid-19 sviluppato da Pfizer e Biontech, approvandolo per uso d’emergenza.
Più di sei milioni di dosi sono già pronte per essere distribuite. Circa tre milioni sono state spedite in tutto il paese subito dopo l’approvazione, per permettere a case di riposo e ospedali di riceverle il prima possibile e avviare la campagna di vaccinazione. Tre settimane dopo partirà l’altra metà del carico, necessaria per fornire una seconda iniezione agli stessi pazienti. In totale, gli Stati Uniti hanno stretto accordi con Pfizer-Biontech per avere 25 milioni di dosi del nuovo vaccino entro la fine del 2020, quota che salirebbe poi a 100 milioni entro marzo 2021.
L’azienda farmaceutica americana Pfizer e la sua partner tedesca Biontech hanno iniziato a lavorare al vaccino a gennaio 2020, appena undici mesi fa: tempistiche da record se consideriamo che in passato il processo di sviluppo e approvazione di una soluzione tanto complessa, le cui conseguenze potrebbero ripercuotersi su scala mondiale, ha richiesto tra i cinque e i dieci anni di lavoro. Ora, con ormai quasi 16 milioni di casi confermati di nuovo coronavirus e 300mila morti, gli Stati Uniti non potevano permettersi di aspettare tanto.
Verso metà novembre Pfizer-Biontech ha reso pubblici i risultati dei propri test clinici effettuati su larga scala, affermando di aver raggiunto un livello di efficacia pari al 95 per cento senza differenze rilevanti per quanto riguarda età o provenienza geografica dei candidati. Numeri rassicuranti che sono stati accolti con entusiasmo da medici e professionisti del settore sanitario, soprattutto per quanto riguarda i riscontri positivi ottenuti tra i pazienti più anziani e quindi maggiormente esposti alle possibili complicazioni causate dal nuovo coronavirus.
Pochi giorni dopo, il 20 novembre, l’azienda ha fatto domanda di approvazione rapida per uso d’emergenza del proprio vaccino alla Fda, la cui luce verde è arrivata circa tre settimane dopo. Le prime dosi saranno destinate agli anziani in casa di riposo e agli operatori sanitari. Nei primi mesi del 2021, poi, potranno accedere al vaccino gli over 65, le persone con condizioni pregresse e i lavoratori essenziali. È probabile che i più giovani o gli adulti non particolarmente a rischio potranno vaccinarsi a partire dalla prossima primavera.
La campagna di vaccinazione nel Regno Unito
Gli Stati Uniti non sono però il primo paese occidentale a immunizzare i cittadini contro la Covid-19: già la scorsa settimana, infatti, il Regno Unito ha avviato la propria campagna di vaccinazione su larga scala. Seguendo la scia indipendentista di Brexit, le autorità inglesi hanno sfruttato un cavillo burocratico per approvare il vaccino in modo indipendente rispetto al resto dei paesi dell’Unione europea, che per ora sembrano voler attendere la conferma ufficiale dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema).
Così, lo scorso 3 dicembre la Medicine and healthcare products regulatory agency (Mhra) – l’ente di competenza inglese – ha dato il via libera per il vaccino sviluppato da Pfizer-Biontech e appena cinque giorni dopo Margaret Keenan, 90 anni, ha ricevuto la prima dose all’ospedale di Coventry, nei pressi di Birmingham. Secondo l’emittente britannica Bbc, entro la serata dell’8 dicembre già più di 40mila inglesi avevano ricevuto la prima iniezione del vaccino, senza alcuna particolare complicazione.
Gli ostacoli nella catena di trasporto e distribuzione
Una volta approvato un vaccino sicuro ed efficace, i governi e le autorità sanitarie devono fare i conti con un’altra sfida altrettanto complessa: pianificare una catena di trasporto e distribuzione che riesca a far arrivare la soluzione al maggior numero di cittadini nel minor lasso di tempo possibile.
Un primo ostacolo è rappresentato dalle modalità di trasporto della sostanza. Per essere efficace, infatti, il vaccino di Pfizer-Biontech deve essere conservato a una temperatura di -70 gradi. Ospedali e aziende attive nel settore logistico si stanno quindi attrezzando con aerei, camion e freezer che possano mantenere temperature sub-artiche durante ogni spostamento, dalla casa di produzione fino al braccio del paziente. La prima dose del vaccino Pfizer-Biontech, inoltre, fornisce un livello di protezione pari appena al 52 per cento. Per risultare completamente efficace il vaccino deve quindi di essere iniettato due volte a tre settimane di distanza, duplicando di fatto il numero di dosi necessarie.
Ancora prima di trasportarle e distribuirle, poi, le compagnie farmaceutiche devono produrre miliardi di dosi in tempi estremamente limitati, considerando che ancora prima del via libera ufficiale stati e organizzazioni sovranazionali ne avevano già ordinate in quantità mai viste prima. L’Unione europea, ad esempio, ha già prenotato 200 milioni di dosi del vaccino di Pfizer-Biontech, riservandosi la possibilità di aggiungerne altri 100 milioni. Secondo quanto riferito dal ministro della Salute Roberto Speranza, l’Italia dovrebbe per ora avere accesso a circa 27 milioni di queste dosi. Come già accennato, al momento l’Ema non ha ancora approvato alcun vaccino ma sta studiando i dati ricevuti da diverse aziende, tra cui Pfizer-Biontech.
Gli altri vaccini promettenti
Sia la Fda che l’Ema stanno attualmente valutando anche il vaccino sviluppato dalla casa farmaceutica Moderna, che ha presentato domanda di approvazione per uso di emergenza lo scorso 30 novembre negli Stati Uniti e in Europa il giorno successivo. Il vaccino di Moderna è risultato efficace nel 94,5 per cento dei casi; deve essere conservato a -20 gradi e iniettato due volte a quattro settimane di distanza. Sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno già stretto accordi per acquistarne rispettivamente 100 e 160 milioni di dosi.
Altro vaccino promettente è quello sviluppato dalla Oxford university in collaborazione con l’azienda biofarmaceutica AstraZeneca. Questa soluzione ha per ora rilevato un livello di efficacia complessiva del 70 per cento, ma potrebbe essere più semplice da produrre e trasportare, resistendo a temperature tra i 2 e gli 8 gradi.
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