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Un progetto prevede 20 pale eoliche in val Borbera e val Curone: è scontro
È stato presentato il progetto di un parco eolico che modificherebbe l’equilibrio e la natura di quest’area. Ne parliamo con Maurizio Carucci che vive e lavora in val Borbera.
Gli abitanti della val Borbera sono in allarme. Chi abita questa zona – una terra compresa tra 4 regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna), caratterizzata da un fiume, il Borbera, e dall’Appennino – ha appreso alla fine di novembre l’intenzione di realizzare un nuovo parco eolico che interesserà questa valle. Concretamente si tratta di un progetto molto impattante: 20 torri eoliche dell’altezza complessiva di 209 metri. Ne abbiamo parlato con Maurizio Carucci, forse più conosciuto per essere membro del gruppo Ex-Otago, ma da oltre 10 anni anche uno dei titolari di un’azienda agricola in val Borbera che si è fatto portavoce del disappunto rispetto alla realizzazione di quest’opera.
Cosa prevede il progetto Parco eolico Monte Giarolo
Per cercare di capire con esattezza l’impatto che questo progetto potrebbe avere sulla valle, vi spieghiamo con più precisione quali siano le intenzioni della società, la 15 Più Energia di Brescia, che ha presentato il dossier comparso sul sito del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Le 20 torri eoliche verranno trasportate e poi “montate” al di sotto dei crinali montani che vanno da Monte Chiappo a Monte Bogleglio e da Monte Roncasso a Monte Giarolo collocati nei territori comunali di Albera Ligure, Cabella Ligure e Fabbrica Curone. L’area è collocata sull’Appennino Ligure, a cavallo tra la val Borbera e val Curone, in Piemonte. Le 20 turbine eoliche – capaci di generare una potenza di 6,2 MWh ciascuna – saranno del tipo a tre pale con un diametro delle stesse pari a 162 metri. A preoccupare sono anche le arterie che verranno realizzate per poter trasportare le pale: occorrono 11 trasporti eccezionali per ogni macchina, quindi ne serviranno 220 (11 per 20) per completare l’impianto. Inoltre per collocare e montare nei venti siti prescelti queste componenti e per farvi giungere le macchine operatrici, oltre che per accedervi durante la vita dell’impianto, si prevede di realizzare sui crinali una strada di collegamento larga 6 metri e di lunghezza complessiva indicata in circa 23 chilometri di cui circa 6 di nuovo tracciato.
Maurizio Carucci: vi spiego perché gli abitanti della valle sono preoccupati
Alla pubblicazione del progetto, gli abitanti delle zone interessate dal futuro parco eolico si sono immediatamente mobilitate. In particolare, in val Borbera è nato un comitato di opposizione al progetto, costituito da Club Alpino Italiano sezione di Novi Ligure – Club Alpino Italiano sezione di Tortona – Club Alpino Italiano sezione di Voghera – Club Alpino Italiano commissione TAM di Tortona; Federazione nazionale Pro Natura, Comitato per il territorio delle Quattro Province, Gruppo Micologico Vogherese, l’associazione “Il cammino dei ribelli” e l’associazione “Pro loco di Caldirola”.
Tra chi in prima persona si sta spendendo per proteggere la propria terra e il lavoro fatto anche grazie a essa, c’è Maurizio Carucci che ha dedicato tempo e passione alla val Borbera. E non è il solo. Molti qui stanno tornando per far rivivere zone prima poco attraenti. E lo fanno puntando spesso su mestieri che con la terra e la natura circostante hanno molto a che fare. Ne abbiamo parlato con Maurizio Carucci, contadino, produttore di vino e cantante.
Maurizio Carucci, il progetto di un parco eolico in val Borbera venne già presentato anni fa e respinto. Riuscirete a fermarlo ancora?
Esatto, venne bloccato 10 o 12 anni fa, se ben ricordo. E io avevo già partecipato alle battaglie di quegli anni. Certo il momento storico era differente. Ora l’Europa sta spingendo molto per le energie rinnovabili, giustamente. Ma quel che ci preoccupa è il nostro governo attuale, di destra, molto a favore del produttivismo a tutti i costi. Quindi la situazione è ben delicata. Lo scenario possibile è tremendo: la val Borbera costituisce un polmone verde, un’area immacolata ai piedi della pianura padana. Si trova a fianco di uno dei posti più inquinati del mondo, sicuramente d’Europa. Luoghi come la val Borbera andrebbero solo conservati e tutelati, non si può pensare di approcciarsi in modo industriale qui.
Perché la scelta di costruire un parco eolico proprio in quest’area?
Hanno scelto queste terre perché molto ventose. Anche se questo vento forse non è adatto agli impianti eolici perché va a folate, è molto discontinuo. O almeno così sostengono gli esperti. L’area è però molto strategica dal punto di vista logistico, ai piedi della pianura padana. Il progetto prevede un impianto che porti elettricità ad Arquata Scrivia, luogo molto industrializzato, e da lì poi l’energia andrà in rete. A mio parere è stato determinante anche il fatto che la val Borbera è un po’ alla fine del mondo, non solo geograficamente, ma poco rappresentata politicamente, poco abitata, forse non ha abbastanza autorevolezza culturale e sociale.
Su cosa intende puntare la popolazione per opporsi al progetto?
Dal punto di vista naturalistico la val Borbera è molto “prestante” e ai tempi siamo riusciti a fermare il progetto grazie a una serie di norme e vincoli appunto di paesaggio. Qui infatti sono tante le aree protette: abbiamo i così detti Sic, siti di interesse comunitario, che vanno tutelati. Mentre il progetto prevede di installare le pale proprio sui crinali della val Borbera e della val Curone, crinali facenti parte di Rete natura 2000 o all’interno di Zps, zone di protezione speciale. In passato tutto questo è servito a “respingerli”. In aggiunta. rispetto ad anni fa, ora è nato un Parco naturale dell’alta val Borbera.
L’obiezione, immediata, che si fa a chi contrasta il progetto è quella di professarsi a favore delle rinnovabili, purché lontane dalle proprie terre.
L’urgenza di attivare la transizione energetica è anche la nostra. Siamo a favore delle rinnovabili, lo dico con convinzione. Ma non si può entrare nei territori con un approccio industriale. Spaccando tutto per poi andarsene. Se vogliamo fare un impianto industriale, se ne può parlarne, ma solo in una zona ben più antropizzata. Non in questa valle. La val Borbera è un luogo intonso, con una forte biodiversità. In questo modo si distrugge natura e storia. Noi lavoriamo lì da anni, siamo agricoltori, facciamo vino naturale, rilanciamo i territori, promuoviamo Il cammino dei ribelli.
Cosa chiede la comunità interessata dal progetto del parco eolico
Maurizio Carucci prosegue spiegandoci come intendono opporre resistenza, anche proponendo soluzioni alternative.
Cosa contestate in particolare? E quali le vostre idee per attuare un’opposizione propositiva?
Il punto nodale è l’approccio riguardo a tutta questa operazione: nessuno ha chiesto il parere della comunità. Rimaniamo convinti che un progetto industriale vada proposto in zone con caratteristiche diverse. La domanda che dobbiamo porci è: vogliamo a tutti costi devastare tutto? Forse dobbiamo invece analizzare la complessità di ogni luogo e muoverci di conseguenza. Considerando il cambiamento climatico, la gente che è sempre più distante dalla natura con i problemi psichici che ne derivano, queste zone vanno protette. Dovrebbe essere l’epoca della conservazione questa, e lo dice una persona che non si considera un conservatore, però su questo aspetto sì. Quel che rimane (di buono) occorre preservarlo. Chi ha proposto questi progetti non ha a cuore la valle, la biodiversità, la natura. Pale alte 209 metri, strade di 6 o 7 metri. Noi faremo di tutto perché i progetti non passino ma abbiamo poca forza politica. Le idee invece non mancano: per esempio potremmo creare delle comunità energetiche, proviamo a unirci. Ora è l’epoca del respingimento ma mi auguro che presto venga quella della proposta e della promozione. So bene che lo sviluppo di comunità energetiche non è risolutivo ma dobbiamo iniziare da qualche azione concreta. E lavorare per il territorio, non contro.
Questa la testimonianza di Maurizio Carucci. Nel frattempo, qualcosa si sta già muovendo e il disappunto dei cittadini e della comunità ha una prima forma ufficiale: dopo una riunione con gli amministratori dei Comuni alessandrini e pavesi interessati al progetto, alla quale ha partecipato Enrico Bussalino, il presidente della Provincia di Alessandria, ha dichiarato: “Abbiamo unanimemente ritenuto, allo stato di valutazione attuale, il progetto proposto devastante per il territorio e di fatto irricevibile. Lavoreremo insieme al coordinamento dei tecnici provinciali per redigere una nota di riscontro che evidenzi le problematiche emerse da inviare al ministero entro i termini previsti”.
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