Sette idee per vivere l’atmosfera natalizia tra lo shopping nei mercatini, passeggiate in borghi vestiti a festa e mirabili opere d’arte.
Val d’Aosta. Sci di fondo in… Paradiso
Un percorso per chi ama lo Sci di fondo, che attraversa spettacolari scenari, un piacevole incontro fra sport e natura meravigliosa 2 giorni in val d’aosata
A Cogne, la “porta” più importante che immette nel Parco
Nazionale del Gran Paradiso lo sci di fondo la fa da padrone. Uno
sci-natura davvero bello ed esaltante. Anche se si fa sulle piste,
perché qui gli anelli battuti ricalcano in tutto e per tutto
i tracciati delle mulattiere estive.
Al di là del Prato di Sant’Orso, iniziano i confini del
Parco, ma soprattutto ha inizio la Valnontey, uno degli angoli
più intatti e suggestivi dell’intero comprensorio.
L’ambiente
Esteso su una superficie di 70mila ettari fra il Piemonte e la
Valle d’Aosta, il Parco è costituito per 3/4 da rocce
metamorfiche, soprattutto gneiss occhiadini (così detti per
la presenza di “occhi” chiari su una matrice più fine) che
formano anche il massiccio principale, quello del Gran Paradiso
(4061 m).
Per trovare un minimo di varietà geologica bisogna andare
nella zona nord, tra la Valsavarenche e la Valle di Cogne, dove si
ergono i gruppi del Gran Nomenon (3488 m) e della Grivola (3969 m).
Nel primo, oltre agli gneiss, sono presenti altri tipi di rocce
metamorfiche (micascisti, prasiniti), rocce ignee (dioriti e
granodioriti) e rocce sedimentarie di una copertura del Mesozoico
(gessi, marmi e dolomie).
Nella Grivola, invece, dominano micascisti e calcescisti, e le
pietre verdi.
Ricca di endemismi e di specie rare, la flora del Gran Paradiso,
data la natura dei terreni, è in gran maggioranza costituita
da specie acidofile, soprattutto in alta quota, dove troviamo
piante pioniere come il genepì, le sassifraghe, la silene.
Sulle morene sono frequenti l’Androsace alpina, l’osiride, la
Cardamine resedifolia, il ranuncolo glaciale, il Geum reptans e il
Cerastium cerastioides. Più in basso crescono praterie di
carice ricurva e quindi i pascoli dove fioriscono l’amica, il
botton d’oro, le genziane, le campanule e molti altri
caratteristici fiori alpini.
Essendo il versante piemontese più umido di quello
valdostano, nel primo sono favoriti i boschi di latifoglie (faggio,
betulla, castagno) mentre nel secondo dominano le conifere,
soprattutto larice e abete rosso con sottobosco di rododendro e
mirtillo.
Sui muschi delle ombrose foreste di abete rosso vive la Linnea
boreale, raro superstite del periodo glaciale.
Protagonista della fauna del Gran Paradiso è senza dubbio lo
stambecco. È soprattutto per la sua sopravvivenza che fu
istituito il Parco, dato che in tutte le altre valli delle Alpi era
scomparso. Durante la guerra rischiò addirittura
l’estinzione totale: nel 1945 ne restavano poco più di 400
capi. Gli oltre 20mila stambecchi che oggi vivono sulle Alpi,
reintrodotti dall’uomo o arrivati con le proprie zampe
dall’Argentera al Triglav, discendono tutti da quei 400 superstiti
del Parco del Gran Paradiso, che oggi ne ospita più di
5mila.
La Val Savarenche e la Valle di Cogne sono i luoghi dove è
più facile osservare sia gli stambecchi che i camosci,
questi ultimi numerosi anche in Val Soana e in Val d’Orco.
Recentemente, nei boschi di bassa quota, è ricomparso il
capriolo a seguito di reintroduzioni effettuate in zone limitrofe
al Parco.
Lo stesso vale per il cinghiale che però non risulta essere
mai esistito nella zona prima d’ora. Estinti l’orso, il lupo e la
lince (che si sussurra però ricomparsa), rimane soltanto la
volpe fra i mammiferi predatori. È stata avvistata anche
oltre i 3mila metri di quota ed è in grado di predare
giovani camosci e stambecchi malati o in difficoltà. Diffusa
nelle praterie alpine è la marmotta e ben rappresentati sono
i mustelidi (tasso, martora, faina, donnola, ermellino). Numerosi
gli uccelli rapaci: sparviero, astore, poiana, gheppio, gufo reale
e la maestosa aquila reale.
Il gipeto ha fatto ultimamente sporadiche apparizioni e si spera
che torni a nidificare. Fra gli altri uccelli che nidificano nel
Parco ricordiamo il gallo forcello, la coturnice, la pernice
bianca, il gracchio corallino, il picchio nero.
1° giorno
Trekking: Cogne (m 1534), Prato di Sant’Orso – Valnontey –
Cogne
Dislivello in salita e in discesa: m 300. Sviluppo: km
15.
Tempo: 3-4 ore circa
Calzati gli sci, ci si porta nella grande spianata chiamata il
Prato di Sant’Orso, dove, in estate, si svolge la “Bataille des
Reines” tra le mucche della Val d’Aosta. Trovata la pista, sempre
ben battuta, ci si dirige in direzione sud-sudovest verso la
Valnontey. Superato il torrente su un ponticello, si continua sulla
sinistra idrografica del corso d’acqua; la pista sale alternando
robusti strappi a tratti più tranquilli, pervenendo, dopo
circa 3 km, a Valnontey, in bella posizione panoramica. Il
tracciato continua sul fondovalle, sempre sulla sinistra
idrografica del torrente, passando tra radure e boschetti di
larici. Sullo sfondo troneggiano alcune belle cime del massiccio
del Gran Paradiso.
Al Pont dell’Erfaulet è il giro di boa. La pista attraversa
il torrente e scende dall’altra sponda, toccando i casolari di
Valminaz, dove ci si può fermare qualche minuto al sole per
consumare uno spuntino.
Con percorso stupendo il tracciato si abbassa in leggera discesa
sul percorso della mulattiera estiva, toccando alcuni casolari,
passando accanto al recinto di un campeggio e pervenendo infine, in
leggerissima salita, a Valnontey (fontana).
Usciti dall’abitato, si prosegue fiancheggiando a sinistra la
strada asfaltata che sale da Cogne. Dopo qualche minuto la si
attraversa e si sale sulla destra. Si prosegue per un tratto in
piano, e quindi si inizia la discesa, mai difficile ma neppure
banale perché obbligata dalla morfologia del terreno e dalla
vegetazione. Un’ultima curva verso valle, in prossimità di
alcune case, permette di raggiungere la strada asfaltata ormai in
vista di Cogne. Ma non è finita. Attraversato il nastro
d’asfalto, rimane ora il Prato di Sant’Orso.
2° giorno
Trekking: itinerari alternativi che partono dal Prato di
Sant’Orso
Non c’è che l’imbarazzo della scelta, i percorsi a
disposizione sono parecchi. Lo stesso itinerario proposto, intanto,
può essere allungato continuando sulla sinistra idrografica
del torrente Grand Eyvia fino a Lillaz e risalendo per un tratto la
Valleile. Ritornati a Cogne, la pista scende a valle fin dopo
Epinel e risale nuovamente il fondovalle raggiungendo il Prato di
Sant’Orso e l’abitato principale. In tutto, compreso il tratto sino
a Valnontey, sono 45 km stupendi sui quali, ogni anno, si disputa
la gara di gran fondo denominata ‘Marcia Gran Paradiso”. Ovviamente
l’intero percorso, può essere frazionato e percorso in
momenti diversi.
Nella piana di Sant’Orso esiste ancora un anello che si spinge fino
a Cretaz e vari percorsi brevi adatti ai bambini e ai principianti.
Ci sono infine altre due piste di difficoltà medio-alta che
si sviluppano rispettivamente nella prima parte della Valnontey e
nel tratto tra Cogne e Lillaz.
Equipaggiamento indispensabile…
Equipaggiamento indispensabile
Zainetto,
attrezzatura per lo sci di fondo (possibile il noleggio in loco),
borraccia, giacca a vento, abbigliamento a “cipolla” cioè a
strati.
Quando andare
I mesi ideali per fare fondo sono Gennaio e Febbraio. Attenzione
che non ci siano gare di sci di fondo in corso lungo i 45 Km. della
pista.
Come arrivare
In pullman di linea è la soluzione migliore sia dal punto di
vista ecologico, sia da un punto di vista proprio pratico:
perché infilarsi in code e “stress” quando il pullman
è così comodo? Ad Aosta si può arrivare in
treno o con pullman giornalieri che partono da Milano e da Torino,
quindi proseguire con la coincidenza per Cogne.
Note… gastronomiche
Le caratteristiche della tradizione gastronomica valligiana sono
determinate dall’aspetto morfologico di questa terra. La splendida
e per lungo tempo inaccessibile catena alpina ha isolato per secoli
la Valle, provocando lo sviluppo di un cucina basata quasi
esclusivamente su prodotti locali.
La gastronomia di questo territorio è molto legata alle
varie vicende storiche e i prodotti della cucina valdostana sono
tanti e molto vari, gustosissimi conservati nei secoli con leggere
modifiche dovute al miglioramento delle condizioni socioeconomiche;
cibi caratterizzati da antichi prodotti locali fra cui capeggiano
la fontina, il lardo, il sanato, le castagne e la polenta che
tutt’oggi viene preparata “grassa”, ovvero arricchita con burro e
formaggio.
Le zuppe più famose sono la “seuppa y plat” e la “seuppa
vapeullenèntse”: quest’ultima ha origine dal luogo di
probabile provenienza della ricetta, cioè la Valpelline.
Trekking a cura di: Panda Trek in collaborazione con Wwf Italia
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