Now Valentino is going fur-free, starting with its spring 2022 collection.
— Vanessa Friedman (@VVFriedman) May 18, 2021
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Nell’ottica della ridefinizione del proprio posizionamento competitivo, Valentino sarà fur-free dal 2022 e cerca materiali alternativi più sostenibili.
Si allunga la lista delle case di moda che decidono di abbandonare le pellicce animali. Dopo Michael Kors, Prada, Alexander McQueen e Balenciaga, per citare solo i più recenti, anche Valentino diventa fur-free. E lo farà a partire dal 2022. Ad annunciarlo è la maison stessa, fondata nel 1960 da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, che spiega anche che nelle intenzioni c’è la volontà di focalizzare le energie su un’unica etichetta, la principale, ossia Valentino. Il progetto prevede, dunque, di concludere la produzione e commercializzazione di Red Valentino alla fine del 2023 con l’autunno/inverno 2023-24.
La maison guidata Jacopo Venturini ha annunciato martedì sera, 18 maggio, i due nuovi passaggi del proprio riposizionamento competitivo. Valentino diventerà fur-free a partire dal 2022 e di conseguenza l’azienda di pellicce Valentino Polar, che ha sede a Milano ed è di proprietà di Valentino dal 2018, concluderà la produttività alla fine del 2021. L’ultima collezione a includere la pellicceria sarà quindi la fall/winter 2021-22. Il brand fa anche sapere che sta già cercando e vagliando altri materiali che possano sostituire il pelo degli animali, in ottica di una maggiore attenzione verso la sostenibilità e i diritti animali.
Concentrandosi solo sul marchio principale sarà poi chiusa la linea giovane Red Valentino, che include abbigliamento e accessori: le attività legate al business della linea verranno sospese a partire dal 2024. Visti i grandi cambiamenti in programma per i prossimi anni, l’azienda fa sapere di aver già iniziato il percorso con le parti sociali per valutare congiuntamente tutte le opzioni tese a minimizzare l’impatto dei cambi organizzativi.
Nell’ormai lunga lista di brand che hanno scelto la tutela dei diritti animali, oltre ai già citati Michael Kors, Prada, Balenciaga e Alexander McQeen, ci sono anche Armani, Versace, Jimmy Choo, Chanel, Dkny e Burberry. Ma tra chi ha bandito l’uso di pellicce da più tempo c’è Bottega Veneta, di proprietà di Kering, che è ha preso questa decisione ormai quasi due decenni fa. Dal 2018 sono poi scomparse anche dalle collezioni di Gucci che ha aderito alla Fur free alliance, una coalizione internazionale di oltre 50 organizzazioni che lottano per questo. Il messaggio dunque è chiaro: sì alle pellicce purché siano rigorosamente “fake”. Perché le alternative sostenibili che non siano fatte sulla pelle degli animali possono essere allo stesso tempo eleganti e cruelty-free.
“Maison de couture per noi significa creatività, unicità, intimità e mindset inclusivo – spiega l’amministratore delegato Jacopo Venturini –. Il concetto fur-free è perfettamente allineato ai valori della nostra azienda. Stiamo avanzando velocemente nella ricerca di materiali differenti e in ottica di una maggiore attenzione all’ambiente per le collezioni dei prossimi anni”. La svolta arriva a riprova del fatto che l’interesse dei consumatori si rivolge sempre più spesso nei confronti di temi legati alla sostenibilità: l’opinione pubblica si allontana dalle pellicce per abbracciare soluzioni alternative che guardano a materiali innovativi a basso impatto ambientale.
“La visione estetica del nostro direttore creativo, unita allo spirito artigianale delle lavorazioni e all’eccellenza nell’esecuzione, si armonizza perfettamente con nuove tecnologie e obiettivi futuri. Gli input a cui i clienti, o i nostri Friends of the house, sono quotidianamente esposti sono tantissimi. In uno scenario del genere la concentrazione di messaggi su uno e un solo brand potrà sostenere una crescita più organica della maison”. In attesa quindi scoprire che aspetto avrà la “nuova” Valentino, la speranza è che questo gesto possa essere d’esempio per tutte quelle aziende che ancora non hanno annunciato delle fur-free policies. Tra i big del gruppo francese di François-Henri Pinault mancano all’appello solo due brand: Brioni e Saint-Laurent.
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