Vandana Shiva per la tutela della terra coltivata

Sono gli obiettivi della Carta universale dei diritti della terra coltivata, documento firmato nientemeno che da Vandana Shiva, scienziata e attivista ambientalista indiana, ora sottoposto all’approvazione delle più grandi associazioni contadine, ecologiste e naturaliste internazionali, in vista della ratifica formale che avverrà durante Expo 2015. “Ho avuto modo di leggere e apprezzare la Carta. Per

Sono gli obiettivi della Carta universale dei diritti della terra
coltivata, documento firmato nientemeno che da
Vandana Shiva, scienziata e attivista ambientalista indiana,
ora sottoposto all’approvazione delle più grandi
associazioni contadine, ecologiste e naturaliste internazionali, in
vista della ratifica formale che avverrà durante
Expo 2015.

“Ho avuto modo di leggere e apprezzare la Carta. Per anni gli
uomini – ha spiegato Vandana Shiva – hanno vissuto nell’illusione
di essere gli unici padroni della terra. Illusione che non
può durare. Attualmente stiamo vivendo una ‘apartheid’
moderna in cui l’uomo si sta separando dalla terra. È
importante quindi poter fissare in un documento i principi
fondamentali per la salvaguardia del Pianeta.”

Ma di cosa tratta la Carta presentata a Milano nel corso del primo
European Socialing Forum? Le sue parole chiave sono
“dignità, integrità, naturalità e
fertilità. “In particolare – ha precisato Vandana Shiva, dei
quattro princìpi sanciti dalla Carta, la “fertilità”
è quello fondamentale, in quanto connesso alla
felicità delle persone e alla base della vita stessa.
È importante pertanto salvaguardare la fertilità
naturale, e non quella ottenuta tramite sistemi chimici o
fertilizzanti. Ritengo che Expo 2015 sia un ottimo punto di
partenza e una grande occasione per portare all’attenzione progetti
interessanti come la Carta universale dei diritti della terra
coltivata, un’opportunità imperdibile per cominciare un
percorso virtuoso per la Terra”.

“Il documento è una delle proposte dell’European Socialing
Forum per Expo 2015″, spiegano Andrea Farinet e Giancarlo Roversi,
che ne hanno curato la stesura. “Si ricollega idealmente sia alla
Carta universale dei diritti dell’uomo sia alla Carta della Terra,
ed è frutto di un lungo lavoro di ricerca e di riflessione
durato due anni su come tutelare meglio la realtà agricola
italiana ed internazionale.

L’European Socialing Forum è stata l’occasione per
presentare il “socialing”, un nuovo modello di sviluppo economico e
culturale nato con l’obiettivo di proporre alle organizzazioni e
alle imprese nuovi approcci etici verso i consumatori. “Il
Socialing rappresenta un’evoluzione del tradizionale marketing”,
spiega Andrea Farinet, coordinatore dell’European Socialing
Forum.

“La parola marketing si è ormai svuotata di significato,
inaridita e spenta in uno sterile tentativo di condizionamento dei
bisogni e dei consumi. Indica troppo spesso manipolazione,
seduzione e simbolizzazione. ll Socialing vuole invece ristabilire
un rapporto tra aziende e consumatori. Un’impresa “Socialing
oriented” pone al centro delle proprie strategie di business le
reali esigenze dei consumatori, migliora sistematicamente il
rapporto qualità-prezzo della propria offerta, sviluppa la
propria responsabilità sociale e ambientale nel territorio
in cui opera e contribuisce, attraverso l’innovazione intellettuale
ed organizzativa, alla crescita del capitale sociale e al
miglioramento della qualità della vita della comunità
nella quale è inserita.

Il forum ha visto la partecipazione di alcuni tra i più
autorevoli esponenti del mondo accademico, imprenditoriale e
istituzionale italiano tra cui Remo Lucchi, Paolo Anselmi, Dipak
Raj Pant, Francesco Bertolini e Marco Meneguzzo, e ha proposto
alcune delle principali esperienze italiane di
responsabilità ed etica sociale, tra cui Coop Italia,
LifeGate, Poste Italiane, SABAF.

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