Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Vedere l’interdipendenza
Una riflessione di Sua Santità il Dalai Lama sulla stretta interrelazione che lega tutti gli esseri sulla Terra.
Nella vita quotidiana siamo impegnati in innumerevoli e svariate
attività e riceviamo numerosissimi input sensoriali.
Il problema del fraintendimento, che naturalmente può essere
più o meno grave, nasce quasi sempre dalla nostra tendenza a
isolare particolari aspetti di un evento o di un’esperienza e a
vederli come se ne costituissero la totalità. Questo
determina un restringimento della prospettiva e di conseguenza
induce a false aspettative.
Quando invece prendiamo in esame la realtà in sé, ci
rendiamo subito conto della sua infinita complessità e
possiamo capire che il nostro modo di percepirla è spesso
inadeguato. Se così non fosse, il concetto stesso di
delusione sarebbe privo di significato. Se tutto si svolgesse
sempre e secondo le nostre aspettative, non sapremmo neppure cosa
sono l’illusione o il fraintendimento.
Come mezzo per prendere coscienza di tale complessità, trovo
che il concetto di originazione dipendente (in tibetano ten
del) così come è stato sviluppato dalla scuola
di filosofia buddhista Madyamika (la Via di Mezzo), sia
particolarmente utile. Secondo questa scuola possiamo comprendere
la vera natura delle cose e degli eventi in tre modi diversi.
Al primo livello, ci si riferisce al principio di causa ed effetto,
per cui l’origine di ogni cosa ed evento dipende da una complessa
rete di cause e condizioni correlate. Questo ci induce a pensare
che nessuna cosa (o evento) possa essere intesa come capace di
entrare nell’esistenza o di rimanervi, di per se stessa. Per
esempio, se prendo l’argilla e la modello, posso creare un vaso. Il
vaso, quindi, esiste come effetto delle mie azioni. Al tempo
stesso, è anche il prodotto di una miriade di altre cause e
condizioni. Per esempio, la materia grezza è il risultato
della combinazione dell’acqua e dell’argilla.
Ma possiamo spingerci oltre e considerare questi due componenti
come il risultato della combinazione di molecole, atomi e altre
minute particelle (che a loro volta dipendono da innumerevoli altri
fattori). Ci sono poi le circostanze che mi hanno portato a
decidere di fare un vaso e, inoltre, le condizioni che hanno
operato insieme alle mie azioni nel momento in cui davo forma
all’argilla. Il vaso è originato in modo dipendente. Tutti
questi diversi fattori ci fanno capire che il mio vaso non
può esistere indipendentemente dalle sue cause e
condizioni.
Al secondo livello, ten del può essere inteso nei
termini della dipendenza reciproca che lega le parti e il tutto.
Senza le parti non può esserci il tutto; senza il tutto, il
concetto di parti è privo di significato. L’idea del tutto
è fondata sulle parti, ma le parti stesse devono essere
considerate come interi che a loro volta comprendono parti.
Al terzo livello, tutti i fenomeni possono essere intesi come
originati in modo dipendente in quanto, se li analizziamo, troviamo
che, in definitiva, essi non possiedono un’identità
indipendente. Possiamo comprenderlo dal modo in cui ci riferiamo a
certi fenomeni. Per esempio, le parole ‘azione’ e ‘agente’ sono
l’una il presupposto dell’altra. Lo stesso vale per ‘genitore’ e
‘figlio’. Si è genitori unicamente perché si hanno
dei figli. Una figlia o un figlio vengono così chiamati solo
in relazione al fatto che hanno dei genitori. Lo stesso rapporto di
dipendenza reciproca si riscontra nei termini che usiamo per i
mestieri o le professioni. Certe persone sono chiamate contadini
per il fatto che lavorano la terra, i medici perché operano
nel campo della medicina e così via.
Un altro modo, ancora più sottile, di giungere alla
comprensione delle cose e degli eventi…
Un altro modo, ancora più sottile, di giungere alla
comprensione delle cose e degli eventi in termini di originazione
dipendente è quello, per esempio, di chiedersi: che cosa
è esattamente un vaso d’argilla? Nel momento in cui
cerchiamo qualcosa da definire come la sua effettiva
identità, ci rendiamo conto che la sua stessa esistenza – e,
di conseguenza, quella di tutti gli altri fenomeni – è in
qualche misura provvisoria e frutto di una convenzione. Quando ci
chiediamo se la sua identità è determinata dalla sua
forma, dalla sua funzione, dalle sue parti specifiche (vale a dire
il fatto che sia composta da argilla, acqua e così via), ci
rendiamo conto che il termine ‘vaso’ non è altro che una
designazione verbale.
Per quel che riguarda i fenomeni mentali, anche qui riscontriamo
che esiste una dipendenza. In questo caso tra colui che percepisce
e il percepito.
La comprensione della realtà che ci viene suggerita dal
concetto di originazione dipendente ci mette di fronte a una sfida
importante. Ci sfida a vedere le cose e gli eventi meno in bianco o
nero, più come una fitta rete di relazioni, difficili da
scindere e fissare. E diventa difficile anche parlare in termini
assoluti. Inoltre, se tutti i fenomeni dipendono da altri e nessuno
può esistere in modo indipendente, dovremo ritenere che
neppure il nostro io-sé, che abbiamo tanto a cuore, esiste
come noi siamo soliti supporre.
In realtà, se indaghiamo in modo analitico
sull’identità dell’io-sé, vediamo che la sua
apparente solidità si dissolve anche più rapidamente
del vaso di argilla o del momento presente. Infatti, mentre un vaso
è qualcosa di concreto che possiamo effettivamente indicare,
l’io-sé è più elusivo: la sua identità
come costruzione artificiale appare subito evidente. Ci rendiamo
conto che l’abituale netta distinzione che facciamo tra ‘io’ e gli
‘altri’ è un’esagerazione.
Sua Santità il Dalai Lama
tratto da Siddhi, periodico di Buddhismo
Mahayana
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