Nel capoluogo veneto la campagna per far conoscere la rete delle fontane pubbliche della città aiuta abitanti e turisti a rispettare di più l’ambiente.
In molte città italiane le fontanelle sono quelle componenti dell’arredo urbano e del servizio pubblico intorno alle quali si concentrano più racconti e leggende. Forse per il potere evocativo dell’acqua, forse per la loro presenza costante e discreta. Non a caso alcuni abitanti dei centri urbani preferiscono ricorrere ad appellativi affettuosi piuttosto che al loro nome comune: ‘vedovella’ a Milano per la lenta e costante erogazione che ricorda il pianto delle vedove; ‘nasone’ a Roma per il rubinetto ricurvo simile a un grosso naso; ‘torèt’ a Torino per l’iconica testa di toro da cui sgorga l’acqua. A Venezia non esistono soprannomi o vezzeggiativi, ma c’è un nuovo progetto che le avvicina ancor di più agli abitanti.
Il progetto Venice tap water
Si tratta di Venice tap water, l’iniziativa lanciata da Marco Capovilla che mette a disposizione dei cittadini e dei turisti una mappa interattiva delle 186 fontanelle presenti su tutto il territorio urbano, isole limitrofe comprese.
La mappa è consultabile sul sito e realizzata grazie all’aiuto di Veritas, la società per la distribuzione idrica di Venezia. E proprio in virtù di ciò è anche possibile recuperare senza difficoltà i dati sulla qualità dell’acqua direttamente dal sito.
Oltre alla localizzazione si possono scoprire vicende storiche dei sestieri, le zone in cui è suddivisa Venezia, o i curiosi dettagli ingegneristici delle fontane tramite le schede informative associate.
Fine di Venice tap water è quello di incentivare l’utilizzo dei punti idrici pubblici e contrastare così l’eccessivo utilizzo dibottiglie di plastica, riducendo di conseguenza il trasporto quotidiano su mezzi inquinanti. Basta avere con sé una borraccia.
Il flusso turistico e i rifiuti
Il progetto nella sua specificità è un’iniziativa utile, visto l’alto tasso di turisti internazionali ̶ quasi due milioni nel primo semestre 2022 ̶ che ogni anno affollano calli e campielli, ossia strade e piazze del capoluogo veneto, lasciando una notevole scia di “reperti” plastici.
Basti pensare che nei periodi di picco la quota di rifiuti generici del turismo arriva al 40 per cento del totale prodotto, quasi 200mila tonnellate secondo l’ultimo Rapporto rifiuti urbani dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Un peso equivalente a 670 aeroplani Airbus A380 vuoti.
Lo spopolamento di Venezia
Un dato non di certo trascurabile in una realtà urbana che accoglie migliaia di persone ogni giorno, pur assistendo a un inarrestabile spopolamento da decenni. Secondo i più recenti dati dell’ufficio statistico del Comune per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni si è scesi sotto alla soglia dei 50mila residenti nel centro storico. Dal suo picco massimo di 175mila residenti nel 1951, la città ha perso più di due terzi della sua popolazione.
Una questione non solo demografica, ma anche di salvaguardia delle tradizioni locali, di cui le fontanelle possono essere importanti testimoni. Conoscerle dunque può fare bene all’ambiente, ma anche alla memoria collettiva.
Questo articolo è stato rettificato su richiesta di Marco Capovilla, fondatore del gruppo Facebook Venezia Pulita
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