L’Unesco sta valutando di inserire Venezia nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo, a causa del turismo di massa e dei cambiamenti climatici.
Venezia potrebbe entrare nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco in pericolo.
Turismo di massa e cambiamenti climatici le due grosse criticità.
Era già successo nel 2021 per via delle grandi navi, ma il governo era intervenuto.
Venezia nella lista dei siti patrimoni dell’umanità dell’Unesco considerati a rischio. Il pericolo era stato già scongiurato una volta nel 2021, a causa della questione grandi navi, ma ora torna a essere nuovamente concreto. Durante il prossimo summit in programma a Riad, in Arabia Saudita, dal 10 al 25 settembre,l’Icomos, l’International council on monuments and sites dell’agenzia Onu per l’Educazione, la scienza e la cultura, potrebbe inserire la Serenissima della lista a rischio. I motivi? Le criticità nella gestione del turismo di massa; lo sviluppo urbano avviato senza studi di impatto; la presenza (ancora ingente) di imbarcazioni a motore nei canali cittadini; e, più in generale, i problemi ambientali della laguna che fanno di Venezia una delle città più esposte ai cambiamenti climatici al mondo.
Venise classée en danger par l’Unesco: les experts tirent la sonnette d’alarme
Un rapport de l’institution onusienne dénonce le manque d’action face au tourisme de masse, à l’urbanisation et à la menace climatique.https://t.co/bWUoO0Ykph
La crisi climatica rappresenta uno dei maggiori pericoli per Venezia: l’innalzamento del livello dei mari, causato dal riscaldamento globale, mette in grave pericolo l’equilibrio fragile di questa città lagunare. Le alluvioni sempre più frequenti stanno erodendo le fondamenta degli edifici e danneggiando le preziose opere d’arte. Maree straordinariamente elevate, come l‘acqua alta di novembre 2019 che ha raggiunto i 187 centimetri, hanno causato devastazione e allagamenti che richiedono una risposta immediata.
Allo stesso tempo, il turismo di massa rappresenta un ennesimo fattore di rischio. Ogni anno, milioni di visitatori si riversano nelle calli cittadine, mettendo a dura prova l’infrastruttura e il tessuto sociale. I flussi turistici intensi possono portare alla distruzione dell’ambiente naturale e alla gentrificazione dei quartieri tradizionali. Inoltre, la dipendenza economica dal turismo, che si è amplificata negli ultimi decenni, mina la diversificazione economica e la resilienza della città.
Il dibattito su Venezia in sede Unesco
Nel 2021 l’Italia aveva evitato in extremis quello che viene chiamato “un affronto” da Le Figaro, uno dei due quotidiani ad aver preso visione del documento Unesco che contiene tutte le riflessioni sulla situazione di Venezia: il governo aveva vietato allora l’ingresso alle grandi navi da crociera, dal peso superiore alle 25 tonnellate, nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca. Nel novembre 2022, l’Italia aveva presentato un rapporto sulla conservazione di Venezia, evidenziando i suoi sforzi per la salvaguardia della città, compreso un progetto per innalzare Piazza San Marco.
Ora l’Unesco, pur riconoscendo gli “sforzi per miglior coordinamento a tutela della laguna”, torna a ribadire il pericolo, giudicando non ancora sufficienti le misure intraprese. Per esempio il Mose, il progetto di dighe mobili che regolano la circolazione dell’acqua tra la laguna e il mare, dal 2020 è entrato parzialmente in servizio evitando l’allagamento di Piazza San Marco in caso di alta marea. Tale sistema, tuttavia, “deve ancora mostrare progressi significativi”. Più in generale, secondo l’Unesco, manca ancora “una strategia a lungo termine al fine di evitare cambiamenti irrevocabili e la perdita di autenticità storica di Venezia”. Anche per quanto riguarda il turismo di massa, l’Unesco invita l’Italia “a trovare soluzioni sostenibili e a effettuare studi di impatto nel caso di progetti urbani”.
Cosa significa essere un sito Unesco in pericolo
Venezia, per essere chiari, non rischia di essere esclusa a breve dall’elenco dei circa 900 siti mondiali considerati patrimonio culturale mondiale. Rischia però di finire in un elenco parallelo di quei siti che, per vari ragioni, sono considerati a rischio, e per i quali la stessa Unesco generalmente stila un piano di recupero internazionale.
Il campanello d’allarme però è molto forte: basti pensare che, degli attuali 56 siti in pericolo, pochissimi appartengono al cosiddetto Occidente (il centro storico di Vienna, il paesaggio minerario di Roșia Montana in Romania, il parco nazionale delle Everglades negli Stati Uniti). La maggior parte, invece, si trova in paesi piagati da anni di guerre e crisi come Afghanistan, Siria, Iraq, Ucraina.
Nonostante le minacce che incombono sul loro futuro, Venezia e la grande barriera corallina restano patrimoni dell’umanità Unesco. E nella lista compaiono due nuovi siti italiani.
Dopo la ripresa della crocieristica, si infiamma il dibattito sulla gestione delle grandi navi all’interno della laguna. Attese altre 60 navi entro fine anno.