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Il 2017 dei Coma Cose, protagonisti del podcast Venticinque
I Coma Cose e l’anno 2017 protagonisti dell’episodio quattordici del podcast di LifeGate Radio e Rockit: ricordi, difficoltà e passioni del duo italiano.
Tra campi di grano e discoteche abbandonate, dove finisce Milano. In Brianza, dove un tempo suonò Kurt Cobain e oggi producono i Mamakass. Abbiamo passato due giorni nei loro luoghi con i Coma Cose, per conoscere davvero Fausto e California e scoprire come suonerà il loro nuovo disco “Un meraviglioso modo di salvarsi”.
Campi di grano. Graffiti. Discoteche abbandonate. Bar con i ghiaccioli all’anice. Milano sa essere molto bella anche quando finisce, e somiglia davvero poco all’idea che si ha di lei. È qui, all’estrema periferia della città che incontriamo i Coma Cose, a due giorni dall’uscita del loro nuovo disco in studio, Un meraviglioso modo di salvarsi. Loro sono Fausto e California i protagonisti del nuovo episodio di Venticinque, il podcast prodotto da LifeGate Radio e Rockit. Una puntata che fa avanti e indietro tra l’Inverno ticinese del 2017 – l’anno (sembra una vita fa…) in cui tanti si accorsero di quel duo dalle liriche raffinatissime e l’immaginario unico – e l’attualità, fatta dell’attesa (quasi terminata) di un album che arriva a due anni di distanza dall’esperienza di Sanremo. “Abbiamo scoperto questo posto durante il lockdown: dopo esserci assestati un po’ economicamente ci siamo spostati qua dal vecchio monolocale in piazza Napoli e abbiamo scoperto questa passeggiata nel parco del Vigentino. Da allora è diventata una nostra abitudine”, dice California, che incontriamo nel piccolo bar dove ci becchiamo per iniziare la giornata con un caffè. Sulla loro casa, già, gli aneddoti si sprecano, dalle voci per cui sarebbe quella in cui Fabrizio Corona aveva nascosto i suoi denari nelle intercapedini alla piscina sul terrazzo che a un certo punto si è messa a “colare” dai soffitti sottostanti, ma Fausto era troppo assorto al pc per accorgersene.
Il primo incontro dei Coma Cose
Iniziamo la nostra camminata, incrociando trattori e trattoristi che paiono usciti da un film con Renato Pozzetto e andando fino in riva a un laghetto che invece sembra provenire da una pellicola di Kusturica. Torniamo al loro primo incontro e alla loro prima esibizione assieme, che fu… in un karaoke: “Musica è” di Eros Ramazzotti. E poi gli anni del lavoro assieme, quando le canzoni non erano ancora entrate nella vita di lei e stavano uscendo da quella di lui. Fino all’idea, nata quasi per caso, di fare davvero musica assieme. “Io ero arrivato a un punto di rottura, le cose non ingranavano”, spiega Fausto durante Venticinque. “Avevo un progetto precedente, si chiamava Edipo. Erano gli anni dei Die Antwoord, ero totalmente innamorato di quella cosa, volevo fare qualcosa di simile. La voce di Francesca serviva all’inizio solo per fare dei provini, non era previsto diventasse l’altra metà del gruppo”. E invece è proprio così che è andata, perché tutto ciò che non aveva funzionato fino a quel momento cominciò a cambiare verso all’improvviso. Le cose presero un’accelerata imprevedibile con l’ep “Inverno ticinese”, che colpì tutti quanti per la sua qualità delle sue liriche e la capacità di creare un immaginario tutto suo. “Quel disco è coinciso col fatto che ci avevano licenziato dal lavoro. Avevamo già scritto molte cose, ma a quel punto era inevitabile metterci a fare sul serio. Ci siamo detti ‘Ok, mettiamoci sotto e cominciamo a raccontare noi stessi’”, spiega California.
Ora incontriamo lo scheletro di un edificio, che più che abbandonato sembra non sia mai stato finito. È una di quelle discoteche abbandonate che ha ispirato un brano di Nostralgia. L’occasione perfetta per parlare delle rispettive giovinezze: lui a Salò con il sogno di fare musica, i graffiti e le prime esperienze in un hip hop che era decisamente diverso da quello attuale, lei a Pordenone, o più spesso in giro per l’Italia in cerca di un rave a cui partecipare. “Sono stati anni che hanno fatto bagaglio culturale per noi”, spiegano.
Da Sanremo ad oggi
Uno stacco e la seconda parte del podcast cambia decisamente set. Ci spostiamo a Mezzago, non distante dal Bloom, un posto che ha fatto la storia della musica alternativa in Italia. Qui hanno lo studio i Mamakass, che sin dall’inizio hanno condiviso il percorso con i Coma Cose, diventando i loro produttori. Un sodalizio che prosegue con Un meraviglioso modo di salvarsi, il loro nuovo disco, che da questa postazione privilegiata ascoltiamo in anteprima. “Questo album aggiunge nuovi capitoli alla nostra storia. Abbiamo un po’ anche scandagliato le difficoltà che abbiamo avuto, soprattutto dopo Sanremo, quando siamo stati comunque travolti da una serie di cose che ci hanno fatto un po’ perdere la bussola. E poi pensiamo che a suo modo sia un disco impegnato”, spiega Fausto.
Ascoltiamo per la prima volta alcuni dei brani che venerdì saranno pubblicati. Parliamo di Fiamme negli occhi, della canzone che una volta di più gli ha cambiato la vita, e ci svelano come fino all’ultimo all’Ariston non dovesse esserci. Fino a che un vocale ad Amadeus ha cambiato le cose. “Siamo stati totalmente sinceri, e lui lo ha capito”. Nell’episodio c’è spazio per due chicche assolute: la prima versione (psichedelica e fighissima) del loro brano sanremese e l’estratto di un pezzo mai pubblicato da duo, risalente al 2015 (!). La puntata si conclude così, chiacchierando su un divanetto, mentre le tracce procedono e colorano di nuove tonalità il mondo dei Coma Cose. Una storia di musica, ostacoli da superare e passioni da difendere, una storia troppo bella per non ascoltarla in cuffia.
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