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Verso gli Stati generali della green economy a Ecomondo 2024: intervista a Raimondo Orsini
Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Anche quest’anno, la fiera Ecomondo dal 5 all’8 novembre a Rimini ospiterà gli Stati generali della green economy, un evento ormai consolidato per chi opera nel settore della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica. Ogni anno, questo appuntamento rappresenta un’occasione unica per fare il punto sui progressi e le prospettive future, coinvolgendo attori di primo piano, dalle istituzioni politiche alle imprese.
In vista dell’edizione 2024, prevista per il 5 e 6 novembre, abbiamo intervistato Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, l’ente organizzatore. Orsini ha offerto una panoramica sulle tematiche centrali, sottolineando l’importanza dell’evento di quest’anno, che si inserisce in un momento politico di grande rilevanza, tra l’avvio del mandato della nuova Commissione europea, le elezioni americane e regionali italiane, e la Cop sul clima di Baku, che avrà luogo pochi giorni dopo.
Stati generali della green economy a Ecomondo: le sessioni plenarie e gli approfondimenti
La struttura dell’evento rimane invariata rispetto agli anni precedenti, con due grandi plenarie e le sessioni di approfondimento. Come spiega Orsini: “Questo schema rimane invariato perché ci permette di alternare approfondimenti specifici a visioni più ampie”.
Le novità di quest’anno riguardano i contenuti, selezionati per affrontare le sfide più urgenti e rilevanti del momento. Per questo, le plenarie si concentreranno sul futuro del Green deal europeo, recentemente confermato dalla nuova Commissione europea, e la decarbonizzazione su scala globale.
Raimondo Orsini descrive il Green deal come “la spina dorsale di una nuova leadership industriale europea”. L’obiettivo degli Stati generali sarà analizzarne i cardini per valutare se l’Europa possa mantenere o aumentare la propria leadership mondiale nel settore green economy. Secondo Orsini, il Green deal offre anche all’Italia l’opportunità di consolidare il proprio ruolo nella transizione verde, ma avverte anche come esso rischi di trasformarsi in un tema più ideologico che strategico. “L’obiettivo degli Stati generali sarà proprio questo: indagare quali sono i settori in cui il nostro paese può crescere”, riportando dunque il dibattito su un piano pragmatico, capace di offrire soluzioni concrete.
La seconda plenaria affronterà il tema della decarbonizzazione, influenzata dagli sviluppi politici internazionali, in particolare dalle imminenti elezioni americane e dalla Cop sul clima di Baku.
“Durante gli Stati generali, riceveremo aggiornamenti in tempo reale sulle elezioni presidenziali americane e sapremo chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Questo momento è cruciale, poiché le politiche climatiche e industriali degli Stati Uniti, insieme a quelle di Cina ed Europa, determinano l’andamento delle politiche climatiche globali (…) D’altronde questi tre attori, da soli, generano oltre il 60-70 per cento delle emissioni mondiali”, spiega Orsini, che aggiunge che, dall’altra parte, anche la Cop sul clima di Baku, pur non essendo determinante, sarà strettamente legata alla politica internazionale, concentrandosi principalmente sui finanziamenti necessari per contrastare i cambiamenti climatici.
Un focus sulle imprese italiane
Questi due macrotemi saranno analizzati con particolare attenzione alle ricadute sulle imprese italiane, grazie anche alle testimonianze dirette di aziende, che condivideranno le loro esperienze e le iniziative intraprese in questo contesto.
Le sessioni tematiche pomeridiane, invece, approfondiranno argomenti cruciali come l’economia circolare, con particolare attenzione ai nuovi strumenti di misurazione della circolarità per le imprese, e il tema delle green city, che si concentrerà sulla gestione del riciclo dei rifiuti da imballaggi nelle città con un panel organizzato in collaborazione con Conai. Si esplorerà anche l’economia “Nature positive”, che promuove la rigenerazione degli ecosistemi e del capitale naturale da parte di tutte le imprese, anche quelle che operano al di fuori dei settori agricoli.
Altri due temi importanti saranno la gestione sostenibile dell’acqua e la qualità dell’aria. Il primo sarà trattato in una sessione in collaborazione con l’ambasciata olandese, dove Italia e Paesi Bassi si confronteranno su buone pratiche e opportunità di collaborazione. Infine, si discuterà di qualità dell’aria con un focus sul bacino Padano e sulle soluzioni per migliorare la situazione attuale attraverso una transizione ecologica dei settori più impattanti, alla luce anche del fatto che l’Italia è tra i paese in Europa con il maggior numero di morti e malattie gravi causate dalla scarsa qualità dell’aria, secondo i dati sia dell’Agenzia europea per l’ambiente che dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La relazione sullo stato della green economy
L’importanza degli Stati generali risiede anche nell’analisi dello stato attuale della Green Economy in Italia e della discussione di strategia come sistema paese, al fine di capire le direzioni da prendere per il futuro. A questo proposito, un altro momento cruciale sarà la presentazione del report sulla green economy in Italia, di cui Orsini ha anticipato alcune evidenze.
Il primo dato è che, sebbene un tempo l’Italia fosse leader in numerosi settori, recentemente ha subito un rallentamento: “A livello europeo, l’Italia è stata superata in termini di performance e anche di effetti ambientali da alcuni paesi, che sono andati più veloci di noi”, spiega Orsini. Tra i settori più colpiti, il clima, i trasporti e l’energia rinnovabile, dove l’Italia, nonostante fosse leader nel 2011, ha visto uno stallo significativo negli ultimi anni.
Tuttavia, ci sono anche punti di forza, come il settore del riciclo, dove l’Italia è ancora leader europeo con un tasso di circolarità molto alto, e il settore del food, nonostante emergano sfide nel mantenere la leadership nella produzione e consumo di prodotti biologici. “La green economy italiana ha delle eccellenze incredibili, ma rischia di perdere colpi in ambiti cruciali”, conclude Orsini.
Politiche pubbliche e investimenti: tracciando una rotta oltre l’ideologia
La questione del sostegno pubblico alla transizione ecologica è un altro punto dolente che Orsini affronta con una certa preoccupazione: “Il sostegno pubblico alla transizione ecologica delle imprese attraverso investimenti pubblici non è ancora considerato una priorità nell’agenda politica italiana, nonostante il suo impatto potenzialmente trasformativo per il futuro industriale del nostro paese”, sottolineando invece l’importanza di vedere la transizione ecologica non solo come una necessità legata al futuro del pianeta o alla salute dei cittadini, ma anche come un investimento per il futuro industriale del paese.
Gli Stati generali della green economy 2024, dunque, si configurano come un appuntamento di enorme importanza, non solo per le tematiche affrontate, ma anche per il momento storico in cui si svolgono. L’intreccio tra sfide ambientali e dinamiche politiche internazionali e nazionali rende ancora più urgente un approccio strategico e pragmatico, lasciando da parte l’ideologia politica. Come afferma Orsini: “Mi sembra di percepire che il Clean industrial pact (ndr. il piano industriale del Green deal europeo), cioè l’efficacia economica, industriale e occupazionale di una transizione ecologica per l’economia, non sia stata ancora ben compresa e metabolizzata da parte di molti industriali italiani (…) Il nostro obiettivo a Rimini sarà quello di far loro cambiare idea”.
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