I paesi che stanno negoziando un trattato giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica hanno detto che se ne riparlerà nel 2025.
- Il quinto incontro del Comitato intergovernativo di negoziazione delle Nazioni Unite (Inc-5) non ha adottato alcun trattato contro l’inquinamento da plastica.
- Una vittoria per i paesi produttori di plastica e petrolio, quali Arabia Saudita e Russia. Pesano anche l’inerzia di Stati Uniti e Cina.
- I negoziati continueranno nel 2025, ma la data e il luogo non sono ancora stati decisi.
“A Busan abbiamo esaurito il tempo a disposizione per approdare a un trattato globale sulla plastica e alla fine non siamo stati all’altezza del mandato e dell’opportunità che ci è stata data”. Queste le amare parole con cui Christina Dixon, responsabile della campagna per gli oceani della Iea (l’Agenzia internazionale per l’energia) ha commentato la conclusione del quinto incontro del Comitato intergovernativo di negoziazione delle Nazioni Unite (INC-5) tenutosi a Busan, in Corea del Sud, che mirava a finalizzare un trattato globale legalmente vincolante per ridurre l’inquinamento da plastica. L’incontro internazionale si è concluso senza un accordo.
Una vittoria per i produttori di plastica e petrolio
Oltre 100 nazioni, guidate da Panama, hanno sostenuto l’introduzione di limiti alla produzione di plastica per affrontare efficacemente la crisi ambientale. Al contrario, un gruppo ristretto di grandi produttori di petrolio, tra cui Arabia Saudita e Russia, si è opposto a tali restrizioni, preferendo focalizzarsi in maniera strumentale sulla gestione dei rifiuti plastici. Secondo quanto riportato dalla testata giornalistica Politico, l’Arabia Saudita ha guidato uno sforzo concertato per ostacolare qualsiasi proposta di accordo che potesse limitare la produzione di plastica. Il Kuwait, per esempio, è intervenuto per evidenziare che “non siamo qui per porre fine alla plastica in sé, ma all’inquinamento da plastica”.
Anche se i produttori di combustibili fossili hanno nuovamente bloccato i progressi, la pressione internazionale per un accordo forte sulla plastica è aumentata. “Non abbiamo ottenuto ciò per cui eravamo venuti: un trattato vincolante che affronti l’intero ciclo di vita della plastica”, ha dichiarato Juan Carlos Monterrey Gomez, rappresentante speciale di Panama per i cambiamenti climatici, durante i colloqui. “Eppure, tra la delusione, ci sono piccoli spiragli di progresso”. A pesare, anche l’incerta posizione di Cina e Stati Uniti, i due principali produttori di materie plastiche al mondo: entrambi i paesi erano assenti dalla conferenza stampa organizzata dai membri della High ambition coalition, il gruppo di paesi che più hanno fatto pressione per un trattato stringente.
Il “no” di 95 paesi a un accordo parziale e basato solo su misure volontarie
Anche Dixon di Iea vede degli spiragli di speranza: “Questi negoziati sono stati bloccati dalle industrie della plastica e dai paesi a loro allineati, che non hanno alcuna intenzione di affrontare l’inquinamento da plastica o di lasciare che altri lo facciano. Di fronte a questo ostruzionismo, grandi gruppi di paesi diversi hanno lanciato appelli per un trattato ambizioso. Abbiamo conquistato i cuori e le menti della maggioranza del mondo e continueremo a lottare in solidarietà con chi cerca soluzioni reali per porre fine ai danni dell’inquinamento da plastica”.
Durante la concitata sessione plenaria dell’ultima giornata dell’Inc-5, un gruppo di 95 paesi di diverse regioni del mondo, tra i quali l’Italia, ha dichiarato che non avrebbe accettato un trattato che non includesse misure globali vincolanti e l’eliminazione progressiva delle sostanze chimiche nocive e dei prodotti in plastica più problematici, come per esempio gli oggetti monouso. Quasi tutti i paesi si sono alzati in piedi e hanno inoltre applaudito l’intervento della rappresentante del Ruanda, Juliet Kabera, che ha invitato tutti i presenti a dimostrare il proprio sostegno per un trattato vincolante e ambizioso che coprisse l’intero ciclo di vita delle materie plastiche quale misura effettiva di prevenzione dell’inquinamento. In seguito, 85 nazioni, Italia inclusa, hanno diffuso un comunicato congiunto, intitolato Standing up for ambition: “Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per le continue richieste da parte di un piccolo gruppo di paesi di eliminare dal testo le disposizioni vincolanti che sono indispensabili per l’efficacia del trattato”, c’è scritto nel testo. “Un trattato privo di questi elementi e basato solo su misure volontarie non sarebbe accettabile”.
I colloqui per il trattato globale sulla plastica continueranno nel 2025
Produciamo ogni anno 460 milioni di tonnellate di plastica, una cifra destinata a triplicare entro il 2060. Dal secondo dopoguerra a oggi il 50 per cento dei rifiuti plastici è finito in discarica, solo il 9 per cento è stato riciclato, un buon 22 per cento è finito disperso nell’ambiente. Se dunque da un lato è indispensabile tentare di riparare i danni agli ecosistemi, anche sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie, dall’altro lato bisogna intervenire a monte, sostituendo la plastica monouso con alternative più sostenibili. Un’opzione, quest’ultima, invisa a chi su questo materiale impernia il proprio business. Greenpeace ha scoperto che alcune delle enormi aziende petrolchimiche (tra cui Basf, ExxonMobil, Shell, Chevron) che avevano formato un’alleanza per ridurre i rifiuti di plastica – la Alliance to end plastic waste – nell’ultimo quinquennio hanno prodotto mille volte più plastica di quanta ne abbiano rimossa dall’ambiente.
Intanto, i delegati hanno concordato un “testo della presidenza” preparato dal presidente del Comitato intergovernativo di negoziazione (Inc), l’ambasciatore ecuadoriano Luis Vaya’s Valdivieso, che servirà come base per i futuri negoziati. Vayas ha sottolineato che il mandato del Comitato “è sempre stato ambizioso”, ma l’ambizione richiede tempo per essere realizzata. I negoziati continueranno nel 2025, ma la data e il luogo non sono ancora stati decisi.
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