Takoua Ben Mohamed usa una “arma” diversa, affilata e tagliente. Come, se non più, di un coltello. È quella dell’ironia, con cui nel suo fumetto per la campagna Look beyond prejudice promossa dalla fondazione L’Albero della vita, combatte l’islamofobia. Graphic journalist e illustratrice, Takoua – nata in Tunisia nel 1991 e trasferitasi a Roma a otto anni per raggiungere il padre, esiliato politico – è testimonial della campagna per cui ha creato le illustrazioni del video-cartoon in cui parla di integrazione e dialogo tra culture, combattendo così i pregiudizi legati alla sua decisione di portare il velo.
Il video di Takoua Ben Mohamed per la campagna Look beyond prejudice
Una ragazza musulmana sale sulla metropolitana di quella che potrebbe essere una qualsiasi città europea. Tira fuori dalla borsa il suo libro e comincia a leggere nella più totale tranquillità. Quando a un certo punto sente sibilare alle sue spalle: “Sottomessa, l’hanno obbligata a portare il velo”. E immediatamente dopo: “Talebana, tornatene a casa tua”. Parole giudicanti e sguardi indiscreti sono all’ordine del giorno per molti musulmani, e più in generale stranieri.
Secondo Vox diritti, in Italia il 65 per cento dei musulmani dichiara di aver subìto episodi di violenza e discriminazione, che avvengono in occasioni multiple per quanto riguarda le donne, stando a quanto riporta la Rete europea contro il razzismo, soprattutto se indossano simboli religiosi, sulla base del genere, della religione e della provenienza. Questo si traduce in aggressioni verbali in pubblico, hate speech sui social media ed esclusione sociale, con difficoltà di accesso al mercato del lavoro e a corsi di formazione.
Ma per combattere questo episodio di razzismo, la ragazza disegnata da Takoua Ben Mohamed – anche autrice de Il mio migliore amico è fascista (Rizzoli), il suo primo libro per ragazzi in libreria dal 18 maggio 2021, che racconta la storia autobiografica di un’amicizia tra una ragazza con il velo e un bulletto di periferia –, risponde con ironia. Si specchia nel finestrino e non vede ciò che vedono gli altri, ma anzi, ciò che nota è quanto le stia bene il suo nuovo hijab rosa. Look beyond prejudice – che rientra nel progetto europeo contro l’islamofobia Meet-More equal europe together e che coinvolge cinque paesi oltre l’Italia: Francia, Belgio, Polonia, Ungheria e Bulgaria – è una campagna di sensibilizzazione ed empowerment con cui la fondazione L’Albero della vita si rivolge ai cittadini invitandoli a guardare oltre gli stereotipi. E, allo stesso tempo, alle ragazze musulmane perché trovino la forza di reagire, ricordando loro che “la discriminazione sta negli occhi di chi guarda ma anche la bellezza”.
Le parole di Takoua Ben Mohamed
“Troppo spesso – racconta Takoua Ben Mohamed – la donna musulmana viene descritta come debole e costretta a portare il velo dalla società o da una famiglia patriarcale: uno stereotipo che ha contribuito a diffondere molti pregiudizi e discriminazione nei confronti delle donne musulmane in Europa. Questa immagine non mi ha mai rappresentato perché io sono libera di essere me stessa e ho scelto di indossare l’hijab e, come me, sono moltissime le ragazze che lo portano per scelta. Essere testimonial della campagna de L’Albero della vita significa dare il mio contributo contro l’islamofobia rivolta alle donne, utilizzando un linguaggio nuovo: con i miei fumetti voglio ricordare a ogni ragazza musulmana quanto sia bella e quanto si possa abbattere il pregiudizio con l’ironia e un sorriso”. Una condizione, quella di essere vittima di episodi di razzismo, che accomuna molte persone: in Italia il 4 per cento della popolazione è di fede musulmana, cioè circa 2 milioni e mezzo di persone di cui la metà con cittadinanza italiana.
Le musulmane vivono una doppia discriminazione per il fatto di essere donne e credenti, specie se portano simboli religiosi come l'hijab.
— L'Albero della Vita (@alberodellavita) May 10, 2021
“La società pacifica e tollerante è l’unica che può generare opportunità per i nostri bambini e giovani – spiega Antonio Bancora, responsabile dei progetti internazionali della fondazione L’Albero della vita –. Un luogo in cui condividere la bellezza di essere diversi, in una società europea che tutela i diritti inalienabili”. Nella quale ciascuno possa sentirsi davvero a casa. E non si debba proteggere da sguardi e insulti.
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