Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Brasile, il video dell’ultimo superstite di una tribù amazzonica che vive da 22 anni solo nella foresta
L’uomo, che vive da solo nella foresta amazzonica da oltre venti anni rifiutando ogni contatto, è stato ripreso per la prima volta.
È l’ultimo esemplare di una “specie” in via di estinzione, condannata all’oblio eterno. Non parliamo, questa volta di un raro animale come il rinoceronte di Sumatra o la vaquita, ma dell’ultimo sopravvissuto di una tribù incontattata dell’Amazzonia brasiliana. Il parallelismo tra uomo e animale non è offensivo, ma da intendersi in chiave antispecista: l’uomo è una specie animale. L’uomo, conosciuto come “L’ultimo della sua tribù”, è stato ripreso in un video diffuso dal Funai, il Dipartimento brasiliano agli affari indigeni.
[vimeo url=”https://vimeo.com/280921793″]
Storia di un massacro
Le straordinarie immagini, la prima documentazione diretta de “L’ultimo della sua tribù”, mostrano l’uomo nella foresta, intento a tagliare un albero. Si crede che la sua tribù sia stata sterminata nel 1995 dai sicari inviati dagli allevatori di bestiame che hanno invaso la regione a partire dagli anni Settanta, da allora l’uomo, di cui non si conosce quasi nulla, né quale sia il nome della sua tribù o che lingua parli, vive da solo rifiutando ogni contatto con il mondo esterno.
Da solo nella foresta
L’esistenza dell’uomo è nota al Funai all’incirca dal 1990, quando vennero trovate prove di capanne distrutte della tipologia da lui costruita. L’uomo continua a sostentarsi grazie alla munificenza della foresta, la sua unica compagna oramai. Grazie all’osservazione dei suoi accampamenti abbandonati si sa che coltiva mais, manioca, papaya e banane, scava inoltre buche profonde circa due metri in cui conficca bastoni affilati per catturare gli animali. Si ripara in capanne di paglia e canne e al loro interno scava una buca, probabilmente per proteggersi in caso di attacco.
Una nuova invasione
La sopravvivenza dell’indigeno solitario è in costante pericolo, nel 2009 è scampato all’attacco di alcuni sicari e oggi il suo territorio, protetto grazie al lavoro del Funai, rischia di perdere il suo status di protezione esponendolo ad una nuova invasione di allevatori. Proprio per questo il raro video è estremamente prezioso, il Funai deve dimostrare che l’uomo è ancora in vita per mantenere l’ordine restrittivo che protegge la sua terra.
Un’altra vita è possibile
“Quest’uomo che nessuno di noi conosce e che ha perso praticamente tutto, incluso il resto del suo popolo, dimostra che è possibile sopravvivere e resistere al contatto – ha dichiarato Altair Algayer, capo della missione governativa del Funai che monitora il territorio. – Ritengo che stia meglio così rispetto a come starebbe se avesse avuto qualche contatto con il mondo esterno”.
Come salvare le tribù incontattate
Survival International, il movimento mondiale per i popoli indigeni, ha lanciato la campagna Popoli incontattati proprio per difendere i diritti delle tribù che hanno deciso di non avere rapporti con la società dominante. “Le tribù incontattate non sono reliquie primitive di un passato remoto. Vivono qui e ora – ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. – Sono nostre contemporanee e una parte essenziale della diversità umana, ma se la loro terra non sarà protetta rischiano la catastrofe. Solo un radicale cambiamento dell’opinione pubblica può aumentare le probabilità di una loro sopravvivenza futura e contrapporsi agli interessi della potente lobby dell’agribusiness”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Più di cento calciatrici hanno inviato una lettera alla Fifa per chiedere di interrompere la sponsorizzazione con la Saudi Aramco
Da questo autunno 7.000 nuovi studenti di San Diego sosterranno corsi che includono una quota di tematiche riservate al clima.
Dopo la non convalida dei trattenimenti dei 12 migranti di Egitto e Bangladesh, l’elenco dei Paesi sicuri viene definito per legge.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.
Tra le 1.757 barche iscritte alla Barcolana di Trieste, la regata più partecipata del mondo, ce n’era una che gareggiava per Emergency.
Presente al corteo l’attivista svedese ha detto: “Non puoi dire di lottare per la giustizia climatica se si ignora la sofferenza dei popoli emarginati”.
Tutti i premi che sono stati assegnati, giorno per giorno, nel campo della medicina, fisica, chimica, letteratura, pace ed economia.