Le “tante discussioni sulla fondatezza dei rischi” legati alle conseguenze del cambiamento climatico “appaiono sorprendenti”. È questo il messaggio lanciato, chiaro e forte, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a giornalisti, professionisti del mondo dell’informazione, della comunicazione e anche della politica. Professionisti che in questi giorni hanno dato spazio e peso a tesi negazioniste sul clima, omettendo i risultati della scienza e alimentando un ritardo nell’azione per il clima che potrebbe condurre il nostro paese verso il “baratro climatico”, per usare l’espressione diventata famosa dopo essere stata pronunciata dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il discorso è stato tenuto da Mattarella il 27 luglio al Palazzo del Quirinale durante la cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte del presidente dell’Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore.
Un messaggio chiaro perché pronunciato davanti a giornalisti, direttori di testate televisive, radiofoniche, di quotidiani, di agenzie di stampa e ai responsabili della Federazione nazionale della stampa e dell’Ordine dei giornalisti.
Questo il passaggio del discorso del presidente Mattarella legato agli eventi meteo estremi e agli incendi che hanno colpito l’Italia in queste settimane.
“Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto, al Nord, come al Centro, come nel Meridione, tante discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per la realtà che stiamo sperimentando, appaiono sorprendenti.
Le parole di Mattarella sono arrivate nello stesso giorno in cui il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha dichiarato che “l’era del riscaldamento globale è finita, è iniziata quella dell’ebollizione globale”.
Le parole di Sergio Mattarella sulla crisi climatica in Italia
“In questo periodo l’Italia ha vissuto eventi terribili, legati, palesemente, alle conseguenze del cambiamento climatico.
Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto, al Nord, come al Centro, come nel Meridione, tante discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per la realtà che stiamo sperimentando, appaiono sorprendenti.
Occorre assumere la piena consapevolezza che siamo in ritardo.
Bisogna agire, da una parte cercando di incrementare l’impegno a salvaguardia dell’ambiente e per combattere le cause del cambiamento climatico.
Sappiamo che sarà un impegno difficile, su scala globale, i cui effetti vedremo nel tempo.
Dall’altro lato, è necessario operare per contenere già oggi gli effetti dirompenti di questi cambiamenti, predisponendo strumenti nuovi e modalità di protezione dei territori, che consentano di prevenire e attenuare gli effetti dei fenomeni che si verificano sempre più di frequente.
Disponiamo anche di un mezzo importante: la solidarietà che ci tiene insieme. Anche in base a questa vi è la necessità di interventi veloci, tempestivi, per rimuovere i danni subiti e per sostenere adeguatamente le persone e le aziende colpite, affinché possano ripartire come desiderano fare, ma come è pressoché impossibile senza aiuti.
Abbiamo visto nei territori feriti dalla recente alluvione in Romagna tantissime persone di buona volontà darsi da fare. Ragazze e ragazzi che, instancabilmente e con straordinaria forza d’animo, spalavano il fango, aiutavano le persone colpite, soccorrevano chi aveva bisogno di aiuto.
La forza che tiene unite le nostre comunità nei momenti più difficili è anzitutto questa generosa e incondizionata disponibilità a esserci. A fare la propria parte, sentendosi responsabili gli uni degli altri. ‘I care’, come diceva don Milani.
Fare la parte propria”.