Protagonista del nuovo appuntamento di Eventi naturali è Ceri, uno dei produttori più innovativi, influenti, poliedrici e interessanti della scena italiana.
Emma Nolde ha vent’anni, un disco da otto tracce alle spalle, ha un approccio alla musica molto maturo, intimo e intenso nonostante la sua giovane età, vive in campagna, utilizza vestiti riciclati e recuperati. Emma è tutto questo e molto altro e noi l’abbiamo incontrata nel nuovo appuntamento di Eventi naturali.
Chi è Emma Nolde
Emma nasce in Toscana nel 2000 e cresce fra le colline di San Miniato, in provincia di Pisa. Sin da molto piccola si appassiona alla musica, approcciandosi allo studio della chitarra classica che, con il tempo, diventa sua inseparabile compagna. Alle spalle, ha un periodo di studi al conservatorio, ma anche tante ore di lezioni private incentrate su jazz, rock e pop: quella musica che a lei piace, ma che non si studia al conservatorio.
Sin dall’età di tredici anni, inizia a tenere concerti in giro per la Toscana insieme a un’amica, proponendo cover dei suoi idoli, dai Coldplay a Ed Sheeran. Col tempo, inizia a scrivere brani originali in lingua inglese, quasi per paura che, se avesse scritto in italiano, le persone avrebbero potuto capire troppo di lei.
La svolta arriva quando decide di scrivere in italiano, ma soprattutto di scrivere di se stessa, delle sue esperienze in modo sempre più intimo, profondo e spontaneo, mettendosi in gioco e raccontandosi con semplice sincerità, abbandonando quella paura di mettere in imbarazzo (non tanto sé stessa, quanto gli altri), che l’accompagnava e che, volente o nolente, fa parte del suo carattere.
Toccaterra, il primo album di Emma Nolde
Toccaterra, candidato al premio Tenco come miglior opera prima, è il primo disco scritto da Emma Nolde, uscito nel settembre 2020 e prodotto da Renato d’Amico e Andrea Pachetti. L’album contiene otto tracce molto personali che raccontano le difficoltà della crescita in un periodo di cambiamento, fra adolescenza e età adulta, e parlano di amori nascosti, idealizzati e totalizzanti, accettazione della realtà e delle conseguenze della solitudine.
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Per Emma, Toccaterra è soprattutto un percorso che l’ha aiutata a capire se stessa, ad aprirsi verso le altre persone, riuscendo finalmente a dialogare e comunicare i propri sentimenti agli altri, cosa che spesso non riusciva a fare a voce. Tutto il mondo complesso di Emma acquista spontaneità e naturalezza grazie alla musica, fra testi fatti di parole accurate e melodie contemporanee e raffinate, con arrangiamenti che spaziano dall’acustico all’elettronico.
Nonostante gli anni, Emma ha un modo di approcciarsi alla musica e alla scrittura molto ricercato. Le sue influenze musicali provengono da quel cantautorato italiano molto attento alle parole (fra i suoi artisti italiani preferiti, cita Niccolò Fabi, Brunori Sas, Motta e Caparezza), e infatti lei pone un’attenzione quasi ossessiva ai testi. Il suo stile vocale alterna parti cantate a parti recitate e dal punto di vista musicale, Emma ricerca sonorità articolate in un mix fra pop, folk e indie rock, ma anche soul e r’n’b, senza eliminare sporcature e imprecisioni, simbolo anche questo di grande maturità artistica e coraggio.
Emma Nolde a Eventi naturali
Come sempre, Eventi naturali termina con l’esibizione live dell’artista che ospitiamo, puntata dopo puntata. Ma, anche questa volta, prima di goderci l’esibizione dal vivo, abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Emma della sua musica, delle sue passioni, delle sue suggestioni e anche dei suoi progetti per il futuro.
Ci ha raccontato della genesi del suo primo disco, Toccaterra, e di cosa significa questo neologismo che ha ideato, che altro non è che una doppia esortazione: alla persona amata in segreto e che spesso viene idealizzata, per farla scendere al nostro stesso livello e iniziare un dialogo; ma anche a sé stessi, richiamandoci al reale. Ci ha parlato della sua musica e delle sue influenze musicali, che spaziano da cantautori italiani come Niccolò Fabi e Brunori Sas, fino ad artisti internazionali come Radiohead, Tamino, Jack Garratt e James Blake per elettronica.
Ma Emma ci ha anche raccontato della sua necessità di vivere in mezzo al verde delle sue colline, lontano dalle quali non potrebbe proprio resistere e che influenzano in modo netto il suo modo di scrivere, e delle scelte sostenibili che cerca di prendere ogni giorno per dare il proprio contributo per la salvaguardia dell’ambiente, come indossare abiti usati, limitando gli acquisti di capi nuovi, o acquistare marchi che riducono la produzione di imballaggi di plastica.
L’intervista
Hai voglia di raccontarmi brevemente la tua storia?
Ho iniziato a suonare perché ero in una situazione simile a questa (in viaggio in auto, ndr) e con mia mamma e mia sorella ascoltavamo la versione live di Un senso di Vasco. Alla fine c’è l’assolo di chitarra e di batteria, così ci siamo distribuite le parti e a me è toccata la chitarra. Mi piaceva imitarla e mi sono detta: “Vabbè, iniziamo anche a suonarla”. Da lì ho studiato chitarra classica e ho dato un esame al conservatorio. Poi nella mia scuola di musica, la stanza in cui studiavo chitarra classica confinava con la stanza di musica d’insieme: jazz, rock, soul, pop… e quindi sentivo i pezzi che ascoltavo la sera, suonati e cantati dai ragazzi che conoscevo. Ho deciso di trasferirmi nell’altra stanza e ho iniziato, ho provato, mi sono appassionata tantissimo e da lì, poi, iniziare a scrivere è venuto abbastanza spontaneo.
Il tuo disco d’esordio Toccaterra è stato accolto come uno dei casi discografici dell’anno. Posso chiederti il significato di questo nome e com’è nato questo tuo disco di debutto?
Toccaterra ha a che fare sia col brano che è contenuto del disco sia con il contenuto del disco. Nel brano io chiedo di toccare terra, quindi è un imperativo, un’esortazione rivolta alla persona di cui ero innamoratissima, anche se era un tipo di innamoramento che avevo ricreato nella mia mente, nel senso che questa persona non sapeva niente. Per forza di cose avevo fatto tutto da sola. Essendo così innamorata, nel brano chiedo a questa persona di toccare terra, di tornare alla mia altezza. Si tende a elevare la persona di cui ci si innamora un po’ in generale, ma soprattutto nel mio caso, in cui neanche riuscivo a parlarci con questa persona! Invece, nel disco esorto me stessa a toccare terra, nel senso del toccare il reale, avere a che fare con la realtà dei fatti, quindi a parlare, a dire come mi sento e a non vergognarmene. Non aver paura soprattutto di imbarazzare gli altri: io ho sempre questa attitudine ad avere paura di mettere in imbarazzo qualcun altro, anche quando si tratta di un imbarazzo positivo perché essere innamorati non è una cosa brutta, a prescindere.
Quanto hai partecipato all’aspetto produttivo di questo disco?
Ho partecipato in tutte le fasi. La prima fase, quella dei provini, l’ho fatta da sola, poi l’abbiamo portata avanti con Renato (d’Amico) e Andrea (Pachetti), che sono i produttori del disco. Le parti musicali sono state scritte tutte da me, la parte del suono e della fonia, ovviamente, l’ho data in mano a loro, che mi hanno aiutato tantissimo. Però ci sono sempre stata in tutte le basi, anche nella fase di mastering ero lì, a rompere le scatole ad Andrea De Bernardi (ride, ndr)!
Della maturità delle tue canzoni e del tuo modo di scrivere si è parlato tanto. Mi incuriosisce molto sapere che rapporto hai con la tua età e con i tuoi coetanei.
Adesso che ho venti anni e mezzo mi sento quasi più vecchia rispetto a come mi sento io nel mondo. Venti anni sono sempre stati nella mia immaginazione un traguardo importante ed esserci già arrivata… sembra anche troppo presto: potevamo aspettare ancora un po’ (ndr. ride). Invece prima, quando avevo quindici o sedici anni, mi sentivo quasi fuori luogo quando stavo con i miei coetanei, infatti ho tutti amici più grandi di me e più o meno verso quell’età lì ho iniziato a fare amicizia con persone molto più grandi di me. Un po’ per la visione che si ha del mondo, un po’ per le paure che si hanno a quell’età. Non mi ritrovavo con la visione, forse anche un po’ influenzata dalla provincia, dei ragazzi della mia età.
Che influenza ha vivere in un posto bellissimo come questo, come San Miniato, sul tuo modo di fare musica?
Influisce tantissimo. Ne parlavo l’altro giorno con un mio amico che si è trasferito a Milano: io non ci riuscirei mai, come non potrei neanche trasferirmi a San Miniato Basso, per dire… abito in una parte di San Miniato che è molto nel verde, sulle colline. Quel tipo di ambiente mi fa stare bene. Sono sempre stata in campagna e anche adesso che devo cambiare casa e ne sto cercando un’altra, appena vedo che c’è poco verde, mi viene male! Sicuramente influisce tanto anche il fatto della pace che ne consegue dallo stare in un posto così.
Ho letto che il tuo guardaroba è fatto principalmente di abiti riciclati e recuperati. A prescindere dalla scelta stilistica, quanto ti sta a cuore il tema della sostenibilità e quanto pensi al momento di emergenza climatica che stiamo vivendo?
Mi sta tanto a cuore quanto può stare a cuore a una persona che è così dipendente dalla natura. Come dicevo prima, il mio umore dipende molto dalla natura, quindi cerco nel mio piccolo di non impattare in modo negativo. Tantissimi dei miei vestiti, il novanta per cento, sono abiti che portavano mia nonna e mio nonno. Sicuramente è anche una scelta estetica, perché mi piace, ma è una delle cose che mi piace non cambiare di me perché so che può anche dare una mano e va oltre al fattore estetico, ossia al fattore ambiente e sostenibilità. Poi, per esempio, ogni volta che faccio un tè, mi rendo conto di quanta plastica viene utilizzata: una bustina di plastica per ogni bustina di tè! Quindi cerco, per esempio, di acquistare marche che mi permettono di non avere tutto questo imballaggio. Cerco di fare del mio meglio.
Il tema della sostenibilità mi sta tanto a cuore quanto può stare a cuore a una persona che è dipendente dalla natura: il mio umore dipende molto dalla natura quindi cerco, nel mio piccolo, di non impattare in modo negativo (…) Cerco di fare del mio meglio.
Si dice che il primo disco contenga le canzoni di una vita. Stai già lavorando a nuovi pezzi e a quello che potrebbe essere il seguito di Toccaterra, o è ancor troppo presto?
Sono affezionata tantissimo a Toccaterra, ma fortunatamente anche tantissimo alle cose che sto scrivendo. Quindi sì, ci sono già tanti brani, stiamo già iniziando a vederli in studio e ho già fatto le pre produzioni: la fase in cui faccio suonare tutto malissimo (ride, ndr), ma cerco di dare un’idea di come vorrei che fosse arrangiato il pezzo. Non è neanche troppo lontano il momento in cui uscirà un nuovo progetto. Sicuramente non sarà adesso, ma nel primo 2022 uscirà qualcosa.
Posso chiederti quali sono gli altri interessi, le tue passioni oltre la musica?
La mia giornata è saturata dalla musica, però è da quando sono piccola che sono molto appassionata di skateboard. Avevo smesso perché mi prendevano in giro alle elementari, mi vergognavo un po’ e smisi. Invece ultimamente, con la quarantena, mi sono comprata due skate, uno da strada e uno da skate park, e ho ricominciato. Sono molto appassionata soprattutto della mentalità, perché inizi a guardare la strada come una possibilità: cambia proprio il tuo modo di vedere la città e siccome non ho un buonissimo rapporto con la città, mi sta aiutando anche a farci un po’ pace. Lo skate, ma anche uscire a fare passeggiate con i miei amici e le serate in cui suoniamo tutti insieme a casa di qualcuno: c’è troppo da studiare e da fare solo con la musica!
Rimanendo in tema di musica, puoi dirmi il nome di qualche artista italiano e anche internazionale che ti piace, che stimi particolarmente?
Tra gli italiani mi piacciono tantissimo Niccolò Fabi, Brunori, Motta, Caparezza… in genere chi fa molta attenzione al testo. Internazionali, mi piacciono molto i Radiohead, i Coldplay, Tamino, che è un artista nuovo molto bravo di origini egiziane molto influenzato da quel tipo di sonorità. Poi, Jack Garratt e James Blake, per esempio, nella parte più elettronica…
Che brani ci suonerai più tardi?
Suonerò Sfiorare, che è il pezzo con cui si apre il disco e mi piace farlo in questa occasione perché saremo in un ambiente naturale e quella canzone prende ispirazione dal film Into the wild e dal rapporto che hanno i due camperisti: rapporto in cui il viaggio fatto insieme è il tema principale, viaggio come il viaggio insieme di tutti i giorni, della vita… E poi farò una canzone che si chiama Traveling alone di Passenger, che invece parla di cosa succede in seguito, cioè quando un rapporto è così intenso, può succedere che dopo un po’ ci si venga a noia. Il brano, che è come una poesia per me, parla proprio della fine di questo rapporto così stretto e intenso.
Eventi naturali, il format
Eventi naturali, interviste e set nella natura, è il format con cui LifeGate porta alcuni fra gli artisti più interessanti dell’attuale panorama musicale italiano a suonare nei loro luoghi del cuore immersi in spazi verdi: suggestivi palcoscenici dove esibirsi, per dare vita a veri e propri eventi musicali naturali.