Protagonista del nuovo appuntamento di Eventi naturali è Ceri, uno dei produttori più innovativi, influenti, poliedrici e interessanti della scena italiana.
Eventi naturali riparte con una delle protagoniste dell’attuale scena musicale milanese e italiana: Joan Thiele. Origini fortemente cosmopolite che caratterizzano il suo sound internazionale, voce calda e ammaliante sempre accompagnata dal suono della sua inseparabile chitarra — il suo primo strumento, nonché il suo grande amore —, Joan Thiele ci racconta il suo personale rapporto con la musica, estremamente intimo e profondo.
Joan Thiele, dalla musica di strada ai grandi live
Alessandra Joan Thiele, in arte Joan Thiele, è nata a Desenzano del Garda nel 1991 da madre milanese di origini napoletane e padre svizzero di origine colombiana, ma naturalizzato canadese. Trascorre i primi anni della sua infanzia a Cartagena in Colombia, dove tutt’ora vivono suo padre e la sua famiglia, per poi trasferirsi all’età di sei anni a Desenzano del Garda con la madre.
Dunque, Joan passa infanzia e adolescenza tra la Colombia, il Canada, i Caraibi e il Lago di Garda, ma anche l’Inghilterra, dove si trasferisce dopo il liceo per un paio di anni e dove approfondisce lo studio del suo primo amore, la chitarra. Infine, si stabilisce a Milano, dove vive tuttora.
Non è un caso se abbiamo elencato tutti i luoghi vissuti da Joan: la sua vita nomade e cosmopolita e il legame con culture profondamente differenti tra loro hanno fortemente segnato la sua produzione musicale, regalandole un gusto musicale internazionale e uno stile riconoscibile e unico nel panorama italiano, caratterizzato da sonorità a metà strada tra soul, r’n’b e suggestioni più esotiche, senza tralasciare l’estetica delle colonne sonore del cinema italiano anni Sessanta e Settanta.
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La sua passione per la musica parte da molto lontano: sin da piccola Joan ascolta Led Zeppelin, Crosby, Stills, Nash & Young, per poi passare a suoni elettronici più contemporanei. A sedici anni inizia a suonare per strada come busker; durante il periodo inglese, vive la musica a tutto tondo e capisce che quella è la sua dimensione; tornata in Italia, incomincia una lunga gavetta dal vivo nei piccoli club per poter far ascoltare la sua voce e farsi conoscere fino al 2016, quando debutta per l’etichetta discografica Universal con un ep omonimo, anticipato dai singoli Taxi driver e Save me, contenente sei brani inediti e una cover del brano Lost ones di Lauryn Hills.
Parte così un’escalation di traguardi che portano Joan Thiele a imporsi come una delle più giovani e promettenti artiste italiane. Suona dal vivo nei principali festival italiani (il Mi ami festival a Milano, il RockinRoma, l’IDays di Monza, il Goa Boa di Genova e moltissimi altri); viene nominata nella categoria Best new artist degli Mtv awards 2016; Rai Radio 2 la sceglie come rappresentante dell’Italia a Groningen in occasione del festival Ebba Eurosonic Noorderslag 2017; nel 2018, anno di uscita del suo primo album Tango, partecipa al South by southwest (Sxsw) — importante festival musicale e cinematografico che ogni anno si tiene ad Austin — e si esibisce sul palco del concerto del primo maggio a Roma.
La svolta di Joan Thiele in italiano e le collaborazioni
Nel 2019, Joan Thiele pubblica Le vacanze, primo singolo cantato in lingua italiana e primo estratto dal nuovo ep Operazione oro, uscito il 20 marzo 2020, proprio durante il primo lockdown. Il passaggio all’utilizzo della lingua italiana, per lei abituata a scrivere in inglese e spagnolo, le ha permesso di acquisire una nuova maturità e consapevolezza, consentendole di aggiungere al suo sound un’estetica diversa: un rimando alle sonorità delle colonne sonore del cinema italiano anni Sessanta e Settanta, che Joan tanto ama.
Sto continuando a scrivere in inglese e spagnolo e mi sono resa conto che questo passaggio all’italiano mi ha fatto molto bene: è come se mi avesse dato una consapevolezza diversa nella scrittura.
Parte anche una serie di collaborazioni importanti, come quella con Myss Keta nella nuova versione di Le ragazze di Porta Venezia e, più recentemente, quella in coppia con l’amico Venerus in Senza fiato, brano contenuto nell’ultimo disco di Mace, Obe.
Negli ultimi mesi, Joanita ha pubblicato i primi due capitoli (Atto I – Memoria del futuro e Atto II – Disordinato spazio) del suo nuovo progetto: coppie di canzoni riunite in atti, come se parlassimo di cinema o teatro, frutto del periodo di stop degli eventi dal vivo che l’hanno portata a scrivere parecchio nuovo materiale.
Joan Thiele a Eventi naturali
Prima di fermarci ad ascoltarla dal vivo, accompagnata dalla sua inseparabile chitarra e circondata dai tulipani, Joan ci ha raccontato del suo colpo di fulmine con la musica avvenuto quando era molto piccola e del perché ha iniziato a scrivere canzoni; ci ha parlato della nascita del suo nuovo progetto discografico in atti e delle tematiche affrontate nelle prime due uscite – Memoria del futuro e Disordinato spazio -, della scelta di iniziare a cantare in italiano e del suo dualismo fra città e natura, dove il suo istinto la porta spesso a rifugiarsi.
L’intervista
Hai voglia di raccontarci brevemente la tua storia?
Non ho un ricordo preciso di quando ho detto voglio fare questo nella vita, ma è sempre stata una mia super passione fin da quando ero piccola. Mi sono trasferita dopo il liceo in Inghilterra, mi ero innamorata di questo ragazzo inglese che suonava il trombone e lì ho avuto proprio la fulminazione: avevo diciotto anni e sono andata fuori di testa! Ho detto: ok, è proprio questo che voglio fare. Dopodiché ho iniziato a scrivere musica, a scrivere le mie prime passioni. Dopo che mi sono lasciato con questo ragazzo, sono tornata in Italia e ho detto: “Dove vado?”. Io sono di Desenzano del Garda, che comunque è un paesino del Lago, non conoscevo nessuno, non sapevo esattamente come orientarmi, come poter iniziare questo lavoro effettivamente. Mia madre mi ha detto: “Ok, Joanita, vuoi farlo, fallo. Però devi farlo da sola”. E poi, piano piano, ho iniziato a suonare, a farmi conoscere, girava un po’ il nome, fin quando poi ho conosciuto una discografica in un bar a Milano e con lei ho iniziato il lavoro di pubblicazione dei miei primi singoli e poi del mio primo ep.
Com’è nato questo tuo ultimo progetto discografico e come mai hai deciso di pubblicare le tue nuove canzoni un po’ alla volta?
Siccome c’erano state diverse tematiche quest’anno che mi avevano influenzato nello scrivere, ho pensato di dividere la musica in atti come se fossimo al cinema, come se potessi effettivamente condividere la musica che stavo scrivendo. In qualche modo mi permetteva di stare più vicino alle persone: questa è stata un po’ l’idea della divisione in atti. In realtà, mi sarebbe piaciuto fare uscire subito l’album, che comunque sicuramente uscirà prima o poi, però mi piaceva l’idea di dare le mie tematiche. La prima è “Memoria del futuro”, legata al tempo, che per me è stato un topic abbastanza fondamentale di quest’anno, che mi ha dato anche un po’ la misura delle cose, di come effettivamente mi rapportavo al tempo, di come lo vivevo e anche di come lo gestivo: a volte non ci si rende conto che c’è una mala gestione del tempo e non me lo godevo effettivamente. Il secondo atto è “Disordinato spazio”, che è la mia testa, che la maggior parte delle volte è un casino, ma poi da questo casino effettivamente nasce la musica, nascono i pensieri e si propagano. Come nella copertina, dove ci sono dei cavi che finiscono nella terra e creano musica. È un po’ questo il mio viaggio.
Com’è nata la decisione di iniziare a cantare in italiano, visto che lo fai benissimo sia in inglese che in spagnolo?
All’inizio avevo un po’ un blocco in italiano: non la sentivo ancora del tutto mia come lingua. Poi un giorno mi sono svegliata e forse volevo esprimere dei concetti in un modo diverso. Mi sono resa conto che mi sarebbe piaciuto farlo in italiano, anche perché volevo riprendere delle sonorità, nella produzione e nei suoni, che li portassero un pochino di più alla cultura italiana. Per esempio le colonne sonore vintage, ma mescolandole con i miei ascolti più recenti, con il soul, l’r’n’b e la musica attuale che mi piace di più. Così sono nati i primi pezzi in italiano. Comunque sto continuando a scrivere in inglese e spagnolo e mi sono resa conto che questo passaggio all’italiano mi ha fatto molto bene: è come se mi avesse dato una consapevolezza diversa nella scrittura.
Vivo un forte dualismo: mi piace sia la città che la natura (…) Ma è più forte l’istinto che mi porta verso lo scappare e, magari, andare dall’altra parte del mondo.
Tu vivi a Milano da qualche tempo. Ti consideri più un animale metropolitano o comunque senti il richiamo della foresta, ti piace concederti l’opportunità di andare via e stare un po’ a contatto con la natura?
Vivo un forte dualismo, nel senso che mi piace sia la città che la natura, ma è più forte l’istinto che mi porta verso lo scappare, magari andare dall’altra parte del mondo.
L’ultima domanda, ti chiedo se e quanto questo momento di emergenza climatica che stiamo vivendo fa parte dei tuoi pensieri, anche nell’approccio del tuo fare musica.
Ovviamente l’ambiente mi sta molto a cuore, mi rendo conto che ognuno di noi può fare delle piccole cose che magari non cambiano il mondo, ma è sempre molto importante interiorizzare.
Eventi naturali, il format
Eventi naturali, interviste e set nella natura, è il format con cui LifeGate porta alcuni fra gli artisti più interessanti dell’attuale panorama musicale italiano a suonare nei loro luoghi del cuore immersi in spazi verdi: suggestivi palcoscenici dove esibirsi, per dare vita a veri e propri eventi musicali naturali.