Le foreste sono tra le nostre migliori alleate per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato a Ecomondo con Federico Magnani, docente UniBo e membro di Sisef.
La comunicazione ambientale, ovvero il ramo della comunicazione giornalistica che si occupa nello specifico delle questioni ambientali, è nata oltre trent’anni fa. Eppure, solo di recente la narrazione legata agli effetti dei cambiamenti climatici e alle responsabilità umane della crisi climatica sta prendendo il proprio spazio e sta generando una mobilitazione significativa tra le persone. Abbiamo ragionato di questo con Pierluigi Sassi, Presidente Earth day Italia, che abbiamo incontrato lo scorso 9 novembre a Ecomondo, fiera internazionale dell’economia circolare.
“Se posso trovare dei punti di rottura dei punti di discontinuità rispetto al passato, individuerei il primo fra tutti il 201,5 in cui c’è stata la definizione gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in cui è stato sottoscritto lo storico accordo sul clima di Parigi e in cui è stata promulgata l’enciclica Laudato sii, che ha reso la tematica ambientale patrimonio di tutta l’umanità”, ha affermato Sassi. “In questa fase, è nata finalmente una comunicazione ambientale che io definisco degna di questo nome: tutti hanno cominciato a parlare di ambiente”.
Pierluigi Sassi. “Dobbiamo superare la soglia di consapevolezza, per una vera spinta all’azione”
Con il Presidente di Earth Day abbiamo parlato dell’importanza di non mettere i temi ambientali solo a cornice degli eventi estremi, ma “a tema” degli eventi stessi. E della necessità di organizzare eventi e momenti di incontro tra i giovani attivisti di tutto il mondo, per divulgare, insieme, le azioni compiute per il clima. Come quello organizzato a Roma, che ha portato davanti al Colosseo circa 130 ragazzi di tutto il mondo, vincitori di una piccola borsa di studio per portare avanti i propri progetti ambientali. I giovani partecipanti alla Youth for climate – la cosiddetta “COP giovani” – sono stati invitati a condividere la propria esperienza sui social. “Questa cosa in sé non sarebbe stata un grande motore di cambiamento se non l’avessimo diffusa, facendo sì che fosse l’innesco per un cambiamento culturale dei giovani di tutto il mondo”, ha ribadito Sassi.
“Dobbiamo capire che se superiamo una certa soglia di consapevolezza e di spinta all’azione, si innesca una viralità, come per tutte le mode. Quel 3-4 per cento di azione convinta innesca poi un effetto domino che, attraverso l’emulazione e la presa in carico da parte di grandi testimoni, fa partire la macchina del grande cambiamento”.