Annalisa Stupenengo, Ceo di Fpt Industrial, parla del futuro della mobilità in occasione del primo Osservatorio Torino sostenibile.
Nelle varie edizioni dell’Osservatorio sullo stile di vita sostenibile condotto da LifeGate c’è un dato ricorrente: la stragrande maggioranza degli italiani crede fermamente che sia necessario consumare meno plastica. Lo sostengono anche i torinesi, con uno schiacciante 94 per cento dei consensi. Nella pratica, qual è l’approccio giusto per affrontare questa emergenza ambientale, tanto più nel bel mezzo di una pandemia che ci costringe a munirci di mascherine e guanti? L’abbiamo chiesto a Silvio Greco, biologo marino calabrese che vanta un curriculum di tutto rispetto: esperto di mare e alimentazione, docente presso l’università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dirigente di ricerca dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica Anton Dohrn.
Il 3 luglio entra in vigore la direttiva europea sulla plastica monouso, ma nella nostra vita quotidiana rimane comunque tanta plastica. Come possiamo farne a meno?
Noi non dobbiamo avere paura della plastica, dobbiamo però ricordare che la plastica – come il moplen inventato da Giulio Natta – nasce per essere una sostanza che dura addirittura per centinaia di anni. Il corto circuito, l’ossimoro, è stato l’usa e getta. Noi dobbiamo continuare a usare la plastica, ma possibilmente quella che già abbiamo invece di produrne di nuova che non riusciamo più a gestire. Quella che abbiamo deve durare sempre e, quando finisce di essere una lampada o una sedia, deve diventare altro. Non dobbiamo solo differenziare ma anche riutilizzare e riciclare. Questa è la strada. Dobbiamo abbandonare l’usa e getta che non serve a nessuno.
Proprio quando si era creata una consapevolezza diffusa sui danni della plastica, siamo tutti stati costretti a usare dispositivi di protezione individuale che ne contengono. Qual è una possibile via di uscita?
Visto che non ne possiamo fare a meno e, da quello che sembra, anche in futuro ne avremo bisogno, credo che la strada maestra sia costruire i dpi in monomateriale: polietilene, polipropilene, ma che sia un solo materiale e poi possa andare al riciclo. Non ci nascondiamo dietro al fatto che sono infetti perché non è vero. Milioni di noi sono vaccinati quindi la maschera è gestibile. Quindi facciamo la mascherina in monomateriale, la conferiamo (non nell’indifferenziato bensì nella plastica) e la riutilizziamo. I francesi ci sono riusciti.
L’8 luglio si celebra la giornata internazionale del mar Mediterraneo. Qual è l’impatto della plastica sul “nostro” mare?
È una tragedia. Il Mediterraneo non ha le isole di plastica come nel Pacifico e nell’Atlantico, ma vive comunque drammaticamente questo problema. L’ultimo dato riferito alla Marine strategy, gestita in Italia dall’Ispra e dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale, parla di 177mila frammenti di plastica galleggiante per chilometro quadro. Ma il problema vero è che ormai la plastica non resta sul fondo ma è anche negli organismi.
Lei si occupa soprattutto di pesca. Quali sono i problemi più urgenti da affrontare nel Mediterraneo?
Innanzitutto dobbiamo approvare il disegno di legge Salva mare. Da anni portiamo avanti questo provvedimento, ancora al Senato, che banalmente consente ai pescatori di sbarcare i rifiuti che pescano con le reti a strascico. Si poteva fare con un semplice atto amministrativo, si è deciso di fare una legge: bene, approviamola! Così, il pescatore a strascico, oltre ai pesci porta a terra anche la plastica e la conferisce in un eco-centro portuale in modo che venga riutilizzata.
Il 47 per cento dei torinesi si dichiara disposto ad acquistare prodotti locali e made in Italy e il 38 per cento ad acquistare prodotti biologici, anche se costano di più. Che consigli pratici darebbe a questi cittadini particolarmente attenti a ciò che mettono nel piatto?
La strada da seguire è questa, ma serve un intervento della politica che aiuti e favorisca il consumatore che fa scelte sostenibili. Anche le persone che guadagnano 800 o 1.000 euro al mese hanno diritto di decidere cosa mettere nel piatto, come vestirsi, cosa comprare. Lo stato deve intervenire. Noi dobbiamo educare il cittadino a essere sostenibile, ma al tempo stesso dobbiamo anche supportarlo.
L’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo si avvicina ai suoi vent’anni. Qual è stata l’accoglienza da parte degli studenti e delle imprese del territorio?
Oltre a dirigere la sede romana e calabrese della stazione zoologica Anton Dohrn, da 14 anni ho il privilegio di insegnare a titolo gratuito all’università di Pollenzo. Il fatto stesso che anche oggi una delle mie allieve sia qui in qualità di ristoratrice significa che abbiamo fatto una bella strada. Abbiamo laureato un sacco di persone provenienti da tutto il mondo. Carlo Petrini, quando si inventò dal nulla la facoltà di Scienze gastronomiche, ebbe una grande idea; come tutte le sue idee, devo dire.
Debutta l’Osservatorio Torino sostenibile
Mercoledì 30 giugno 2021 presso Green Pea è stato presentato il primo Osservatorio Torino sostenibile, realizzato da LifeGate in collaborazione con l’istituto di ricerca Eumetra MR. A un campione rappresentativo di 604 cittadini è stato sottoposto un sondaggio che monitora la conoscenza della sostenibilità nelle sue varie dimensioni, gli atteggiamenti e, infine, i comportamenti concreti. I dati su Torino sono molto positivi, in linea con la media nazionale; particolarmente attenti e proattivi sono i giovanissimi della Generazione Z.
L’evento, trasmesso anche in streaming su LifeGate.it, ha preso il via con i saluti introduttivi di Enea Roveda, Ceo di LifeGate, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly e Green Pea, Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, e Alberto Sacco, assessore al Commercio e al turismo. A commentare i dati sono stati Simona Roveda, direttrice editoriale e comunicazione LifeGate, e Renato Mannheimer, sondaggista di Eumetra MR. Il racconto è stato arricchito dalle testimonianze di Annalisa Stupenengo, amministratore delegato di Fpt Industrial, Carlo Mannu, business development & institutional affairs di Bosch Italia, e Silvio Greco, direttore del laboratorio di sostenibilità ed economia circolare dell’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.