Un attacco condotto da uomini armati nella regione di Oromia, nell’Etiopia occidentale, si è trasformato in una strage. Secondo le testimonianze raccolte dalla stampa internazionale, i morti sarebbero compresi tra 260 e 320. Tutti civili, abitanti dei villaggi popolati, nella zona, quasi interamente dal gruppo etnico minoritario degli Amharas.
Alcune vittime seppellite in fosse comuni in Etiopia
I fatti si sono svolti nel distretto di Gimbi della Welega occidentale. A confermare le cifre, agghiaccianti, sono stati gli stessi cittadini che vivono nell’area, e che hanno aiutato a seppellire le vittime: in parte in tombe individuali, in parte in fosse comuni. Non è chiaro invece se l’attacco sia da inquadrare nell’ambito del conflitto in atto nella regione settentrionale del Tigray, cominciato nel novembre del 2020 e che ha già provocato migliaia di morti e la fuga di milioni di persone.
Attacks on innocent civilians & destruction of livelihoods by illegal and irregular forces is unacceptable. There is zero tolerance for horrific acts claiming lives recently in both Beninshangul & Oromia regions by elements whose main objective is to terrorize communities.1/2
Il primo ministro Abiy Ahmed ha condannato la strage, parlando di “atti orribili”, ma senza fornire informazioni in più sull’accaduto. In un tweet, il leader della nazione africana ha commentato con queste parole la tragedia: “Gli attacchi contro civili innocenti e la distruzione dei loro mezzi di sussistenza da parte di gruppi irregolari sono inaccettabili”.
La condanna del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres
Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha condannato il massacro di civili e ha lanciato un appello “affinché cassino tutte le ostilità e vengano protetti i civili”. Il diplomatico portoghese ha anche chiesto al governo dell’Etiopia di adottare misure urgenti per risolvere il conflitto nella regione di Oromia in modo pacifico.
Si tratta, se il numero di morti dovesse essere confermato, della strage più grave degli ultimi anni in Etiopia. Un uomo ha raccontato all’agenzia Reuters di essersi salvato per miracolo, nascondendosi in un fossato. È così sopravvissuto, ma ha affermato di aver perso quattro tra fratelli e sorelle e tre cugini. Un altro ancora ha accusato (ma l’informazione dovrà eventualmente essere confermata) che il commando sarebbe stato di etnia Oromo e che in particolare si sarebbe trattato di uomini dell’Esercito di liberazione o (Ola).
Domenica 19 giugno, il capo della commissione sui Diritti umani nominata dallo stato dell’Etiopia aveva indicato l’Ola come responsabile di “attacchi mortali e distruzione” nella regione di Oromia. Si tratta di gruppi illegali di dissidenti rispetto al Fronte di liberazione Oromo, per anni anch’esso clandestino ma che è potuto tornare nel paese africano dopo l’elezione di Abiy (anche lui di etnica Oromo) nel 2018.
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