Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Cile, esercito nelle strade per sedare le proteste. Coprifuoco a Santiago
A Santiago del Cile migliaia in piazza contro l’aumento dei prezzi della metropolitana. Il governo ricorre ai militari: non accadeva dai tempi di Pinochet.
Aggiornamento 22 ottobre – Il nuovo bilancio delle autorità cilene parla di 11 morti nel corso delle manifestazioni del fine settimana. Il governo è anche intervenuto in merito alla Cop 25 che si terrà nel prossimo mese di dicembre, precisando che non ci saranno problemi organizzativi e che essa si svolgerà regolarmente a Santiago.
Dopo l’Ecuador, è la volta del Cile. La nazione latinoamericana è stata teatro di violente proteste da parte della popolazione, tanto da spingere il presidente Sebastian Piñera a decretare lo stato d’emergenza nella capitale Santiago. I primi gravi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono stati registrati nella giornata di venerdì, soprattutto nei pressi della sede del governo e nella periferia sud della città.
Incendiate stazioni della metropolitana, supermercati, pompe di benzina
La popolazione è scesa in piazza per protestare contro l’aumento del biglietto della metropolitana. Il governo aveva infatti proposto di farlo salire da 800 a 830 pesos (1,04 euro) per i tragitti effettuati in ora di punta. Ciò dopo un aumento di 20 pesos già imposto a gennaio scorso.
The Chilean government declared a curfew Saturday in the capital after protests against public transport fare increases led to looting and arson attacks that paralyzed the city of 7 million. https://t.co/8BM21odWYN
— Los Angeles Times (@latimes) October 20, 2019
Non a caso, tra i principali obiettivi dei manifestanti ci sono state proprio le stazioni della metropolitana, 78 delle quali sono state saccheggiate. Ma anche decine di supermarcati, automobili e pompe di benzina sono state danneggiate o date alle fiamme. Stessa sorte per un edificio della compagnia elettrica italiana Enel e per una filiale del Banco Chile. All’aeroporto di Santiago, inoltre, centinaia di persone hanno passato la notte in attesa di poter partire, dal momento che numerosi voli sono stati annullati.
L’esercito nelle strade di Santiago del Cile
Per questo, a partire da sabato è stato chiesto ai militari di pattugliare le città: si tratta della prima volta che ciò accade dai tempi della dittatura di Augusto Pinochet. Ciò nonostante, il bilancio del fine settimana di protese è drammatico: i morti accertati sono tre. Ad essi si aggiungono numerosi feriti, compresi 156 poliziotti. Le persone arrestate sono 308.
Nuestros soldados ya se preparan para resguardar la seguridad de la ciudadanía tras el toque de queda que comienza a regir a partir de las 19:00 hrs de hoy 20 de octubre hasta mañana a las 06:00 hrs. en la Región Metropolitana. #JefeDefensaRM pic.twitter.com/8kaDr2AYef
— Ejército de Chile (@Ejercito_Chile) October 20, 2019
Lo stato d’emergenza a Santiago – città che tra meno di un mese e mezzo dovrà ospitare la Cop 25, la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite – durerà per due settimane. Nella città è stato anche decretato il coprifuoco: nessuno può circolare senza autorizzazione dalle 21 alle 7 del mattino.
Il presidente Piñera ritira gli aumenti dei prezzi e apre al dialogo
Sabato, nel tentativo di calmare le proteste, Piñera ha deciso di sospendere l’aumento del biglietto della metropolitana. Ma la crisi sociale sembra ormai deflagrata in Cile. Le rivendicazioni dei manifestanti si sono infatti spostate, più in generale, sulle diseguaglianze. E sulla contestazione di un modello economico che ha lasciato la salute e l’educazione quasi unicamente in mano al settore privato.
Il presidente ha affermato di voler avviare una fase di dialogo “largo e trasversale”, con l’obiettivo dichiarato di rispondere alla richieste della società. Al contempo, ha definito i manifestanti dei delinquenti: “Il desiderio di sfasciare tutto non è una forma di protesta, è un crimine”, ha affermato in un’intervista ad una radio.
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