Alcune compagnie commercializzano voli senza destinazione. Per il solo gusto di volare. Una scelta inconcepibile in termini di tutela di ambiente e clima.
Di follie al giorno d’oggi se ne sentono molte. Però finché queste non danneggiano la comunità non c’è motivo di essere intolleranti. Nel caso dei viaggi aerei senza destinazione, tuttavia, considerando che le emissioni di CO2 disperse nell’atmosfera dai motori sono cresciute del 130 per cento negli ultimi venti anni, non si può davvero restare indifferenti.
Cosa sono i voli senza destinazione
I voli senza destinazione sono l’ultima trovata di compagnie aeree che tentano di superare la crisi puntando sul piacere stesso del viaggio in aereo. Anche se alla fine non c’è alcuna meta da scoprire o luogo nel quale arrivare. E la cosa più assurda è che c’è chi è prontissimo a sborsare anche più di duemila euro per un volo del genere: la compagnia australiana Qantas ha “bruciato” in dieci minuti 149 posti per un volo che il 10 ottobre decollerà dall’aeroporto di Sydney. Nel quale tornerà dopo sette ore, senza alcun altro scalo.
12hr Sightseeing flights to Antarctica without landing. More and more airlines offer ”flights to nowhere” where you take off and land in the same place.
Singapore Airlines, Taiwan's Eva Air, Brunei Airways, and Japan Airlines, they all do it! Emit… https://t.co/AnT6gx8blz
Tolti i sedili centrali – esclusi per garantire il distanziamento a bordo – tra business, premium e economy class, i passeggeri hanno pagato per l’esattezza tra 2.332 euro e 485 euro ciascuno. Circa 113mila euro di ricavi e 40 tonnellate di kerosene saranno così bruciate per sorvolare i panorami del Nuovo Galles del Sud, la barriera corallina e le famose formazioni rocciose nel Territorio del Nord.
Australia, Giappone, Taiwan: girare in tondo nel cielo diventa una moda
Dalla Qantas assicurano che sarà un volo carbon neutral, spiegando che “le emissioni di Co2 verranno compensate finanziando progetti come la riforestazione”. Ma alle preoccupazioni per l’ambiente – che evidentemente non hanno sfiorato la Qantas – la controversa proposta di un flight to nowhere diventa ancor più assurda in una fase di recrudescenza del coronavirus (sebbene alcuni studi scientifici indichino che le probabilità di contrarre il virus su un aereo siano inferiori a quanto si potrebbe pensare, grazie ai sistemi di ventilazione dell’aria).
Detto questo, purtroppo la Qantas non è l’unica compagnia a offrire fughe aree verso il nulla. In tutta l’Asia, dove la maggior parte delle frontiere è ancora chiusa, i voli senza destinazione sembrano essere la nuova moda del momento. La compagnia taiwanese Eva Air ha offerto ad esempio un viaggio del genere già in piena estate, l’8 agosto, a bordo del suo A330 Dream a tema Hello Kitty.
Sempre nel mese di agosto, la All Nipon Airways ha operato un breve volo panoramico in Giappone di un’ora e mezza imbarcando 300 viaggiatori. E il 19 settembre, un volo panoramico partito dall’aeroporto di Taipei ha offerto a 120 turisti taiwanesi l’opportunità di ammirare l’isola di Jeju della Corea del Sud dal cielo, con tanto di quiz-show in aereo e cucina locale. “Il viaggio dovrebbe essere un’esperienza a sé”, ha commentato in suo comunicato stampa la Korea Tourism Organization.
Le compagnie minimizzano l’impatto ambientale
Adottando un registro comunicativo piuttosto superficiale, le compagnie aeree e le agenzie turistiche minimizzano – se non addirittura ignorano – l’impatto che i voli inutili hanno sull’ambiente, nascondendosi dietro al crollo del settore (il trasporto aereo si è ridotto a causa del coronavirus al 60-65% rispetto ai valori di un anno fa). Potrebbe esserci anche un’altra ragione, spiega la Cnn: per poter volare, un pilota deve aver eseguito almeno tre decolli e tre atterraggi nei 90 giorni precedenti il viaggio. Così certe compagnie, durante la pandemia, hanno fatto volare aerei vuoti per mantenere valide le licenze dei piloti.
Un’analisi dell’Economist ricorda che il danno ambientale provocato da uno singolo aereo è oggi decisamente inferiore rispetto a un volo di qualche decennio fa. E che, in media, un volo commerciale richiede metà del carburante necessario a far spostare una persona in automobile (anche i tragitti in auto sono diventati più efficienti, ma i miglioramenti sono stati più lenti rispetto a quelli effettuati dagli aerei). Ciò nonostante, nell’epoca pre-coronavirus i viaggiatori hanno contribuito a vanificare i miglioramenti in termini di efficienza sui consumi di carburante, poiché hanno volato molto più che in passato. Emettendo 100 grammi di CO2 procapite per ogni chilometro percorso, contro i 15 emessi da un treno.
Se proprio non si vuole fare a meno di “spostarsi” senza meta, dunque, il solo gusto per farlo è scegliendo il treno. L’ambiente e l’umanità ringrazieranno. E pure il vostro portafoglio lo farà.
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