In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
A piedi attraverso il Sudamerica, una spedizione per cambiare il futuro
Walking South America è l’avventura a piedi di un esploratore piacentino. Il suo scopo? Ce lo siamo fatti raccontare poco prima della partenza.
Francesco Magistrali è un esploratore ed esperto di sopravvivenza. Ha 42 anni, è originario del piacentino dove vive tuttora e il prossimo 8 novembre partirà per la spedizione sostenibile Walking South America. Il suo progetto è quello di percorrere a piedi, da solo e in sei mesi di tempo, 3mila chilometri tra Cile, Argentina e Uruguay. Un’avventura che lui stesso ha definito “solitaria, scientifica e collettiva”. Lo abbiamo intervistato a pochi giorni dalla partenza per farci raccontare i dettagli del viaggio.
Francesco, manca poco alla tua partenza, come ti senti?
Da un paio di settimane sono così immerso nella definizione degli ultimi aspetti tecnici che mi sembra di stare organizzando il viaggio per qualcun altro. Penso che mi renderò conto di quello che sto per affrontare quando si aprirà il portellone dell’aereo.
Atterrerai a Santiago del Cile e poi?
Ho pensato a un itinerario vario che mi facesse vivere le situazioni più disparate a livello climatico, ambientale, ma anche antropologico. Attraverserò il deserto di Atacama, la Cordigliera delle Ande e le foreste del Gran Chaco – un territorio poco conosciuto, ma molto particolare – le distese dell’Uruguay e, infine, percorrerò la costa. Ho scelto di visitare dei luoghi dove le persone sono custodi dell’ambiente in cui vivono e dove, viceversa, l’ambiente connota fortemente il modo di vivere delle popolazioni.
Non userai nessun mezzo motorizzato. Perché hai scelto di muoverti a piedi?
Penso che la lentezza del camminare consenta un incontro sincero e profondo con i luoghi e con le popolazioni. E poi volevo fare un viaggio che fosse sostenibile per l’ambiente. Con LifeGate abbiamo pensato di valorizzare questo viaggio a Impatto Zero® compensando le emissioni di CO2 tramite crediti di carbonio generati da interventi di creazione e tutela di foreste in Madagascar.
Quale sarà il momento più duro del viaggio?
Immagino quello nel deserto. Con l’aiuto di amici e parenti ho realizzato un carretto da trascinare che conterrà acqua e viveri. Mi sono allenato a portare il peso legandomi dei pneumatici alla vita con una corda e facendo su e giù per le colline dove abito. Per fortuna la gente di qui mi conosce ormai, altrimenti mi avrebbero preso per pazzo.
Oltre alla preparazione fisica, hai anche fatto una sorta di allenamento mentale per affrontare il viaggio?
Vivo in un contesto poco urbano e sono abituato all’assenza di rumori e ai grandi spazi. Per me è piacevole. Immerso nel silenzio e nell’immensità di certi luoghi, dove regna l’assenza e non ci sono distrazioni, sarà inevitabile compiere anche un viaggio interiore in luoghi mentali. Credo che il modo migliore per prepararsi sia quello di “essere pronto a non essere pronto”, ovvero all’accettazione di tutto quello che accadrà.
Qual è lo scopo di questo viaggio?
Con la collaborazione di alcuni partner, come il Cnr e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ho sviluppato tre temi su cui lavorare raccogliendo dati e testimonianze. Il primo è il cambiamento climatico: conversando con quelli che io chiamo i “saggi locali”, pescatori e cacciatori per esempio, cercherò di capire se e come il cambiamento climatico ha influenzato questi ambienti e di conseguenza le abitudini delle popolazioni. Il secondo filone che seguirò è quello delle plastiche e microplastiche: nel Gran Chaco compierò una parte di itinerario sul Rio Bermejo, sempre con un mezzo non motorizzato, forse una zattera, e raccoglierò campioni da analizzare per mappare l’inquinamento da microplastiche. Il terzo filone, infine, è quello antropologico e sociale: anche in questo caso, attraverso conversazioni con i locali, cercherò di registrare informazioni sul loro livello di felicità riguardo tanti aspetti della vita, dal lavoro alla famiglia.
Come comunicherai con il mondo?
Grazie alla partnership con Intermatica, un provider di sistemi satellitari, sono in possesso di uno strumento innovativo che si ricarica con i pannelli solari e che permette di fare chiamate, inviare testi e foto dai luoghi più remoti attraverso il satellite. Racconterò momenti del mio viaggio sulle pagine del mio sito, su Facebook e Instagram (per seguirlo www.beyond-exploration.com FB: Beyond Exploration IG: @beyond.exploration).
Che messaggio vuoi lanciare con questo viaggio?
Mi piacerebbe riuscire a generare consapevolezza. L’idea è quella, attraverso l’avventura, di attirare l’attenzione delle persone, specie delle generazioni più giovani, su questi temi di vitale importanza per il futuro del Pianeta. Se mi diranno che anche una sola persona ha cambiato modo di agire seguendo il mio viaggio, ne sarà valsa la pena.
Ci si risente tra sei mesi allora…
Sì, ho una fede al dito e devo tornare per forza! La volontà è quella, una volta a casa, di utilizzare le competenze che acquisirò nel viaggio per realizzare un progetto qui, magari un’azienda agricola dove fare educazione ambientale, chissà!
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