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Wallis Bird e le scogliere di Moher
Doolin, Irlanda, Inverno 2011. La contea di Clare è uno dei posti più caratteristici dell’Irlanda. I suoi panorami, i verdi strapiombi che si affacciano su un mare blu e sconfinato, attraggono ogni stagione migliaia di turisti. Quest’anno però il freddo è particolarmente intenso e le scogliere di Moher sembrano ancora più selvagge, tanto da incutere timore.
Doolin, Irlanda, Inverno 2011. La contea di Clare è uno dei posti più caratteristici dell’Irlanda. I suoi panorami, i verdi strapiombi che si affacciano su un mare blu e sconfinato, attraggono ogni stagione migliaia di turisti. Quest’anno però il freddo è particolarmente intenso e le scogliere di Moher sembrano ancora più selvagge, tanto da incutere timore. Non a tutti però.
In un cottage poco distante dall’Oceano si è rinchiusa Wallis Bird, cantautrice irlandese che da qualche anno si è fatta conoscere in Europa grazie allo spiccato talento e al modo poco convenzionale con cui suona la chitarra.
Sono passati due anni dalla pubblicazione dell’album New Boots, piazzatosi all’11 posto nella classifica Irlandese e a cui è seguito un tour europeo di 80 date. Wallis ha bisogno di solitudine, tranquillità e concentrazione per lavorare a nuova musica.
Passa così le giornate a scrivere, mentre il vento fischia e la neve le impedisce di varcare la porta anche solo per fare la spesa. Le tempeste di neve, che si stanno abbattendo sulla brughiera, vengono registrate come le più violente degli ultimi 30 anni.
Giorno dopo giorno, però, dalla chitarra della ragazza escono nuove melodie. Saranno tutte le canzoni che andranno a finire nel suo terzo album. In realtà non proprio tutte: parte sarà scritto e registrato in un’altra location, particolare quasi quanto la prima. Passato l’inverno, la Bird si sposta infatti a Berlino dove, con i suoi musicisti, incide il disco in una vecchia radio di propaganda comunista che ha cessato le trasmissioni dopo la caduta del muro. Trasformata in studio di registrazione, qui viene messo a punto “Wallis Bird”, forse il lavoro più intimo e creativo della giovane promessa del folk.
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