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War toys. Un fotografo racconta i disegni di guerra dei bambini attraverso i giocattoli
Il fotografo Brian McCarty usa i giocattoli per raccontare le storie nei disegni dei bambini fuggiti e sopravvissuti alla guerra, per mostrare le sofferenze e la violenza a cui sono stati costretti. E per aiutarli a costruire un futuro migliore.
Hussein ha già finito il suo disegno ma prima di mostrarlo all’operatrice del centro ha pensato di decorarlo con le lettere che aveva imparato in questi giorni. Il disegno ritrae la sua famiglia tornata a casa: mamma, papà e lui, visibilmente più piccolo degli adulti. Tutti sorridono felici. Ma in alto a destra, appena fuori dal perimetro rassicurante della casa, c’è un elicottero che spara nella loro direzione.
Hussein è uno dei bambini che, scappato da Mosul con la famiglia, si è rifugiato nel campo di Debaga, nel Kurdistan iracheno. Lì nel 2018, assieme ad altri bambini dagli 8 ai 12 anni che frequentano i centri protetti per l’infanzia di Terre des Hommes, ha partecipato alle sessioni di arteterapia della psicologa libanese Myra Saad, un percorso di elaborazione del trauma che permette ai bambini di raccogliere e articolare i loro ricordi di guerra in modo sicuro, e poterli descrivere nei loro disegni.
War Toys, gli scenari di guerra del fotografo Brian McCarty
A curiosare tra i disegni dei bambini c’è anche un fotografo americano, Brian McCarty, che ha avviato nel 2011 il progetto War Toys, che lo ha portato in Siria, Libano, Israele, Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, oltre che in Iraq.
Il disegno di Hussein lo intriga, quelle facce felici nell’incombenza del bombardamento danno un’evidenza immediata di ciò che è la guerra. Il metodo che Brian usa per le sue foto è ricreare lo scenario descritto nei disegni dei bambini, possibilmente recandosi proprio nei luoghi dove il fatto è avvenuto, utilizzando giocattoli per rappresentare i personaggi e le armi. Per riprendere il disegno di Hussein il fotografo ha scovato nel Langa Bazaar di Erbil un gruppo di figure di legno di seconda mano, probabilmente appartenenti a un puzzle che componeva una famiglia. Poi le ha portate tra le macerie della città vecchia di Mosul, poco dopo della liberazione dall’Isis e lì ha scattato “Homecoming”, il ritorno a casa.
Le foto per la prima volta in mostra in Italia
Fino al 31 agosto Homecoming, con il disegno di Hussein e una decina di foto realizzate con la stessa tecnica sono in mostra per la prima volta in Italia al Festival internazionale PhotoRoad di Gibellina, in provincia di Trapani, primo festival di fotografia open air e site specific d’Italia. War Toys è una delle 35 mostre di oltre trenta artisti internazionali allestite in tredici diverse location della cittadina siciliana che 50 anni fa fu devastata dal terremoto e che oggi è vero e proprio museo d’arte contemporanea a cielo aperto.
I pannelli di War-Toys, sono stati allestiti su 2 scuolabus del Comune di Gibellina, occupandone tutti i vetri, in modo che il visitatore possa sentirsi completamente avvolto dalla prospettiva apparentemente giocosa e insieme inquietante delle foto e dei disegni.
Le storie dei bambini sopravvissuti alla guerra
Come quella di Armless body (Corpo senza braccia), nata dal disegno di Saja, un’altra bambina assistita da Terre des Hommes a Debaga. “Quando tutti hanno cominciato a fuggire da Mosul mia madre ha detto a me e a mia sorella di raggiungere il resto della mia famiglia che era già andata via”, ha raccontato. “Uscite in strada abbiamo visto per terra un combattente dello Stato islamico. Era morto e le sue braccia erano staccate dal corpo”. Quando ha scattato la foto Brian McCarty ha dovuto schivare le squadre che raccoglievano metalli di scarto e disseppellivano i corpi dei caduti nei recenti combattimenti a Mosul.
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Un altro scatto in mostra si chiama “Survivor. Alone.” (Sopravvissuta. Sola) basato sul disegno di una bambina siriana rifugiata nella valle della Bekaa, in Libano, che rivela la sua dolorosa sensazione di isolamento. Sopravvissuta a un attacco aereo ad Aleppo che ha ucciso tutto il resto della sua famiglia, si è ritratta come protetta da uno scudo invisibile dai missili che cadono dal cielo. Per rendere l’immagine il fotografo statunitense ha scelto un bicchiere che protegge una bambola vestita di rosa.
Brian ha incontrato molti dei bambini che hanno ispirato le foto in mostra nei centri protetti per l’infanzia allestiti da Terre des Hommes nei campi profughi del Kurdistan iracheno tra il 2017 e il 2018. L’organizzazione è presente in Iraq dal 2003 e ha costantemente operato per assistere le vittime, in particolare bambini, dei conflitti che si sono susseguiti nel Paese. Negli ultimi anni, oltre agli aiuti umanitari per i profughi in fuga da Isis, ha assicurato protezione ed educazione informale a migliaia di bambini nei campi profughi vicino Mosul, assistenza sanitaria e fisioterapica ai bambini con disabilità. L’organizzazione è presente anche in Libano, Siria e Giordania per assistere le vittime civili del conflitto.
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