Il 9 novembre si è svolta la prima conferenza della Water defenders alliance: porti, enti di ricerca, aziende e istituzioni insieme per il mare.
Nasce la Water Defenders Alliance: aziende, porti, comuni, università e cittadini proteggono il Mediterraneo, insieme
Forte dei risultati ottenuti in cinque anni con LifeGate PlasticLess, LifeGate lancia una coalizione per la tutela del mare: la Water Defenders Alliance.
Era l’8 giugno 2018, Giornata mondiale degli oceani, quando LifeGate lanciava una sfida: ripulire le acque dei porti italiani dai rifiuti di plastica, installando pionieristici cestini in grado di catturarli. Questa sfida, chiamata LifeGate PlaticLess, fin dal primo momento è stata collettiva. Perché decine di aziende ed enti locali hanno partecipato in prima persona, permettendo di raggiungere risultati straordinari. Lo spirito di squadra è il motore e l’anima del nuovo capitolo che si apre a cinque anni di distanza: la Water Defenders Alliance.
- I risultati ottenuti in cinque anni di LifeGate PlasticLess
- Come funziona la Water Defenders Alliance
- Cosa fare contro i rifiuti di plastica
- Cosa fare contro l’inquinamento da idrocarburi
- Cosa fare contro la fragilità degli habitat
- Come entrare a far parte della Water Defenders Alliance
I risultati ottenuti in cinque anni di LifeGate PlasticLess
A cinque anni dal lancio del progetto LifeGate PlasticLess, sono oltre cento i dispositivi tecnologici posizionati in oltre 90 porti, da nord a sud, dal Tirreno all’Adriatico, con qualche escursione oltreconfine, per esempio in Inghilterra, Grecia e Svizzera. Al Seabin, il cestino mangiaplastica, si sono aggiunte due ulteriori tecnologie: il Trash Collec’Thor, che cattura fino a 100 kg di rifiuti galleggianti, incluse plastiche e microplastiche, e il Pixie Drone, drone che naviga mari, laghi e darsene cittadine per raccogliere fino a 60 chili di rifiuti galleggianti per ogni missione. Il risultato? Circa 154 tonnellate di rifiuti raccolti, pari al peso di oltre 10 milioni di bottigliette da mezzo litro.
Questo è non è l’unico traguardo raggiunto in cinque anni di LifeGate PlasticLess. Ce n’è un altro, altrettanto importante. Coordinando questi interventi e interfacciandosi con università e centri di ricerca, LifeGate ha maturato una profonda conoscenza dei problemi delle nostre acque. E ha conosciuto aziende, porti ed enti locali intenzionati a fare la loro parte per cambiare le cose. Da questa consapevolezza prende il via la Water Defenders Alliance.
Come funziona la Water Defenders Alliance
Coordinata da LifeGate, che fa da garante della sua solidità scientifica, la Water Defenders Alliance riunisce aziende, persone, porti e istituzioni e mondo della ricerca. Ciascuno di questi attori, a vario titolo, può contribuire alle soluzioni proposte da LifeGate per salvare le nostre acque. Tre le aree di intervento prioritarie: la prima, su cui c’è già un grosso bagaglio di esperienza, è la presenza dei rifiuti di plastica; poi ci sono l’inquinamento chimico provocato dagli sversamenti di idrocarburi e la fragilità degli habitat marini.
Cosa fare contro i rifiuti di plastica
Quella dell’inquinamento da plastica è una delle emergenze ambientali che sono state davvero capaci di scuotere le coscienze. La sua grande visibilità, però, finora non è stata sufficiente per portare un vero cambiamento di rotta. Perché i dati continuano a essere drammatici. Secondo l’Unione del Mediterraneo (Ufm), sono circa 570mila le tonnellate di plastiche che finiscono ogni anno nel mar Mediterraneo, pari al peso di oltre cinquanta torri Eiffel. Qui si concentra il 7 per cento del totale globale di microplastiche, cioè particelle di diametro inferiore ai 5 millimetri. Le stime più verosimili parlano di un volume totale di plastica accumulata nel Mediterraneo pari a 1 miliardo e 178 milioni di tonnellate. Lo dice un rapporto dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).
Per i membri della Water Defenders Alliance, LifeGate mette a disposizione le tre tecnologie già ampiamente collaudate nei nostri mari, laghi e darsene cittadine: Seabin, Trash Collec’Thor e Pixie Drone. C’è poi una seconda possibilità: quella di organizzare operazioni di recupero dei rifiuti sui fondali, che rappresentano circa i due terzi dell’inquinamento da plastica delle nostre acque, comprese anche le reti da pesca abbandonate (le cosiddette “reti fantasma”). Le missioni sono condotte da sub professionisti, guidati da un biologo marino.
Cosa fare contro l’inquinamento da idrocarburi
È più raro sentir parlare di un altro tipo di inquinamento, quello dovuto agli idrocarburi. Il ministero dell’Ambiente italiano sostiene che gli incidenti ambientali accaduti negli ultimi trent’anni abbiano causato il rilascio in mare di circa 272mila tonnellate di petrolio con conseguenze disastrose sugli habitat e sull’ossigenazione delle acque. Questa peraltro è una stima molto parziale. Ogni singolo giorno, infatti, le comuni manovre dei diportisti – la pulizia delle acque di sentina, la manutenzione del motore e il rifornimento di benzina – sversano accidentalmente gocce di petrolio nei mari e nei laghi.
Chi aderisce alla Water Defenders Alliance può contribuire alla diffusione degli innovativi kit brevettati dall’azienda bresciana T1, partner di LifeGate. Per i diportisti e i pescherecci sono a disposizione delle pratiche spugne, idrorepellenti e riutilizzabili fino a duecento volte, che catturano fino al 100 per cento degli idrocarburi, evitando che finiscano accidentalmente in acqua. Un chilo di spugna arriva ad assorbire circa 6 tonnellate di idrocarburi. Nel porto, infine, può essere installato uno strumento che immagazzina gli idrocarburi intercettati dalle spugne e permette di conferirli nel rispetto delle norme vigenti.
Cosa fare contro la fragilità degli habitat
Il mar Mediterraneo geograficamente è piccolo: copre appena lo 0,82 per cento della dimensione complessiva degli oceani del pianeta. In compenso, ospita 94 diverse tipologie di habitat e il 7,5 per cento di tutte le specie marine. Il 44 per cento delle specie di pesci ed il 25 per cento dei mammiferi nel bacino del Mediterraneo sono endemici, cioè esistono esclusivamente lì. Dati che lo rendono a pieno titolo un hotspot di biodiversità, cioè un luogo caratterizzato da una ricchissima diversità di specie viventi. Messa a repentaglio, però, dagli esseri umani.
L’inquinamento è una delle minacce principali, ma non è l’unica. Anche l’intensa navigazione sottopone piante e animali a un forte stress, soprattutto nelle aree di per sé più fragili. C’è poi il problema delle specie aliene invasive, provenienti da altre aree geografiche, che ormai riescono a sopravvivere e prosperare anche alle nostre latitudini per via delle acque sempre più calde. Tra le più dannose, il pesce coniglio e il pesce scorpione.
Insieme alla fitta rete di università e centri di ricerca con cui collabora, LifeGate può organizzare attività di piantumazione di Posidonia oceanica, ricreando così quelle praterie sottomarine capaci di stoccare CO2 e produrre ossigeno. Anche cozze e ostriche nostrane catturano anidride carbonica e, oltre a questo, fungono da filtri naturali per l’inquinamento, da fonte di nutrimento e da barriera contro le specie aliene. I membri di Water Defenders Alliance possono quindi contribuire a reintrodurle nel golfo di La Spezia.
Come entrare a far parte della Water Defenders Alliance
Nel concreto, cosa significa unirsi alla Water Defenders Alliance? Ciascuno può avere un ruolo. I cittadini diventano parte attiva adottando e promuovendo le buone pratiche proposte, tra cui i kit dei diportisti, oppure usando le app di citizen science validate e consigliate da LifeGate. Il mondo dell’università e della ricerca è invitato a candidare i propri progetti per monitorare e utilizzare ulteriori strumenti per proteggere la biodiversità marina.
È cruciale anche l’apporto di enti locali e porti, perché possono candidarsi a ospitare le iniziative della Water Defenders Alliance, oltre ad adottare i protocolli per la gestione sostenibile delle acque e promuovere comportamenti virtuosi. Per ora si parte dai 99 porti e dalle aree marine protette che sono già inclusi nel progetto PlasticLess, raggruppati in macroaree: per ciascuno di essi si identificano le sfide e la loro percentuale di raggiungimento. Ogni azienda, sostenendo una o più iniziative, può candidarsi a far salire questo punteggio e a completare le sfide individuate in un singolo porto, in una macroarea o anche in più località disseminate in tutt’Italia. LifeGate tiene le redini dell’alleanza, in qualità di “regista”, responsabile scientifica e referente per i vari partner. Con l’obiettivo ultimo di arrivare al 100 per cento di ogni sfida, in ogni singolo porto del nostro paese. Per saperne di più: https://waterdefenders.it/
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