La crisi energetica ha obbligato le aziende a ripensare la produzione all'insegna della decarbonizzazione
Ma cosa significa?
Ma non è tutto…
Si parla di decarbonizzazione quando si applicano politiche di riduzione delle emissioni di CO2.
È necessario distinguere tra processi “hard-to-abate” e processi industriali meno energivori.
per esempio: - acciaio - prodotti chimici - ceramica - carta - vetro - cemento
Perché questa distinzione?
Facciamo qualche esempio
Perché, a seconda del settore di riferimento, cambiano le strategie di decarbonizzazione: a breve e a medio-lungo termine.
I processi “hard-to-abate” necessitano delle tecnologie più costose, con risultati non immediati.
Tra queste, la cattura e stoccaggio della CO2 e il successivo riutilizzo di CO2 come feedstock (materia prima).
Ma c’è di più...
Grazie alla chimica verde, è possibile riutilizzare la CO2 ottenendo carburanti sintetici, da riutilizzare nell’industria pesante o per alimentare i mezzi di trasporto.
Tra le strategie a lungo termine c’è l'immagazzinamento dell'energia verde:
lo storage di idrogeno o altri vettori energetici prodotti da fonti pulite supera il problema dell’intermittenza delle rinnovabili.
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E nel breve periodo? La risposta sta nell’efficienza energetica:
rendere più efficienti i processi e ridurre gli sprechi aiuterà la nostra economia a consumare meno energia, il che è sempre la soluzione migliore!
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La trasformazione digitale, associata all’elettrificazione dei processi, può favorire la transizione di tutta la filiera energetica, dalla gestione degli impianti di generazione elettrica ai nuovi servizi per i consumatori, passando per le reti intelligenti.