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Chiudere i wet market per evitare future epidemie, la petizione di Animal Equality all’Onu
Animal Equality ha chiesto alle Nazioni Unite di vietare per sempre tutti i wet market, un pericolo immediato per gli esseri umani e anche terribilmente crudeli nei confronti degli animali.
a cura di Chiara Caprio
Solo qualche giorno fa abbiamo lanciato un’importante campagna internazionale rivolta alle Nazioni Unite per mettere fine per sempre ai wet market, i cosiddetti “mercati umidi” in cui gli animali (selvatici e non) vengono venduti vivi, in gabbia e poi macellati sul posto. Nell’arco di una settimana, Animal Equality ha raccolto quasi 400mila firme in tutto il mondo, di cui oltre 200mila solo in Italia. È un risultato davvero straordinario, ma solo un primo passo per sconfiggere per sempre un problema davvero gravissimo, quello dei mercati di animali vivi e dei macelli all’aperto.
Cosa sono i wet market?
I “mercati umidi” prendono il nome in parte dal sangue e dai resti degli animali che ne ricoprono il pavimento. In questo tipo di mercati, gli animali vivi convivono con i resti di quelli che vengono uccisi sul posto per i clienti che vogliono mangiare carne appena macellata.
La campagna, che è stata lanciata contemporaneamente in otto paesi e comprende immagini inedite girate dagli investigatori di Animal Equality durante le ricerche condotte nei wet market di Cina, Vietnam e India, che mostrano animali come cervi, procioni, coccodrilli e cani in condizioni non igieniche e che soffrono di disidratazione, fame e malattie. Gli animali esotici e quelli tradizionalmente allevati a scopo alimentare si mescolano in gabbie minuscole e recinti infetti, creando il terreno fertile perfetto per lo sviluppo di malattie zoonotiche.
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Il parere degli esperti
Non è la prima volta che un virus mortale viene associato al commercio e al consumo di animali vivi. L’influenza H1N1 (l’influenza suina), la Sars e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) sono esempi di virus che probabilmente hanno avuto origine negli animali e sono poi mutati nell’uomo causando gravi pandemie. Gli scienziati ritengono inoltre che Covid-19 abbia avuto origine molto probabilmente nel wet market di Wuhan in Cina, famoso per il suo commercio di animali selvatici.
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“Se prendi gli animali selvatici e li metti in un mercato con animali domestici o altri animali, dove c’è la possibilità per un virus di fare il salto di specie, stai creando una super autostrada per i virus per passare dall’animale selvatico all’uomo. Non possiamo più farlo. Non possiamo più tollerarlo. Voglio che i wet market siano chiusi per sempre» ha affermato Ian Lipkin, esperto di malattie infettive.
Se prendi gli animali selvatici e li metti in un mercato con animali domestici o altri animali, dove c’è la possibilità per un virus di fare il salto di specie, stai creando una super autostrada per i virus per passare dall’animale selvatico all’uomo.Ian Lipkin, esperto malattie infettive
“Questi animali sono stati trasportati per grandi distanze e sono stati ammassati in gabbie. Sono stressati e immunodepressi ed espellono qualsiasi agente patogeno presente in loro. Con la presenza di un gran numero di persone al mercato che stanno a stretto contatto con i fluidi corporei di questi animali, si ha una combinazione ideale per l’insorgenza della malattia”, ha dichiarato anche Andrew Cunningham, professore della Zoological Society of London.
Sul sito del Centers for disease control and prevention statunitense si legge: “Gli scienziati stimano che più di 6 malattie infettive su 10 conosciute dagli esseri umani sono state diffuse dal contatto con gli animali, e 3 su 4 delle nuove o emergenti malattie infettive provengono dagli animali”.
Ma anche studiosi e specialisti del comportamento e dell’etica in relazione agli animali si sono espressi al riguardo, come Peter Singer, professore di bioetica presso la Princeton University e Paola Cavalieri, ricercatrice indipendente, che hanno dichiarato che “i wet market in cui gli animali vengono venduti e macellati dovrebbero essere vietati non solo in Cina, ma in tutto il mondo”.
La posizione dell’Onu
In un appello per prevenire la possibilità di future pandemie, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, Elizabeth Maruma Mrema, si è espressa a favore della regolamentazione dei wet market, “mercati umidi” simili a quello di Wuhan, in Cina. Parlando con il giornale inglese The Guardian, ha detto: “Il messaggio che stiamo ricevendo è che se non ci prendiamo cura della natura, essa si prenderà cura di noi. Sarebbe bene vietare i mercati di animali vivi”.
La dichiarazione di Mrema arriva sulla scia di un’altra importante dichiarazione di divieto dei wet market, questa volta dal direttore dell’Istituto Nazionale delle allergie e malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, esperto che sta aiutando a coordinare la risposta degli Stati Uniti all’emergenza Covid-19 e ha detto in una recente intervista: “Penso che dovremmo chiudere subito i wet market. Non so cos’altro deve succedere per farci capire questo fatto”.
Al momento comunque la posizione ufficiale dell’Onu non è ancora definita e sembrerebbe ci sia una certa cautela prima di ufficializzare una vera e propria richiesta di bando. Per questo, e a causa del grave impatto sulla salute pubblica e delle intense sofferenze inflitte agli animali, Animal Equality andrà avanti a chiedere alle Nazioni Unite di vietare per sempre tutti i wet market. Questi mercati non solo rappresentano un pericolo immediato per gli esseri umani, ma sono anche terribilmente crudeli e disumani nei confronti degli animali.
I wet market non hanno posto nella nostra società e dovrebbero essere immediatamente chiusi. È ora di farli diventare solo un brutto ricordo per tutti.
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