Nell’anno della pandemia, donne e bambini si sono trovati ancora più a rischio esclusione in vaste aree del Pianeta. I dati nel nuovo report di WeWorld.
Il coronavirus è un’emergenza sanitaria, sociale, economica. Non solo, è anche un “moltiplicatore delle disuguaglianze” che in vaste aree del Pianeta ha messo ancora di più ai margini le categorie più fragili, compromettendo i loro diritti fondamentali. Parola della onlus WeWorld, che con la nuova edizione del suo report annuale lancia un allarme: in 110 paesi su 172, cioè due su tre, donne e bambini stanno subendo forme di esclusione. In 49 di essi, queste ultime sono gravi o gravissime.
Con l'emergenza Covid19 abbiamo riadattato i nostri progetti educativi in Italia e nel mondo per garantire equo accesso alle risorse, apprendimento sicuro, istruzione, rafforzamento dei sistemi educativi e coinvolgimento delle comunità.Leggi il #WeWorldIndex2020 sul nostro sito. pic.twitter.com/uUUC9a25ge
WeWorld index, l’indice dell’inclusione di donne e bambini
Giunto alla sua sesta edizione, il WeWorld index è un report annuale che prende in esame il livello di inclusione di donne e bambini in 172 Stati. La misurazione si basa su 34 indicatori ricavati da autorevoli fonti internazionali come Onu, Unesco, Banca mondiale, Unicef. Nel 2020 ne sono stati aggiunti tre, che fanno riferimento alla pandemia: i casi accertati di Covid-19, la variazione nella crescita annua del pil e i giorni di chiusura delle scuole. Dall’elaborazione dei dati deriva una classifica che vede al vertice gli Stati più inclusivi e in fondo, viceversa, quelli in cui le fasce più fragili vivono in gravi condizioni di esclusione. L’Italia è alla 29ma posizione, con un livello di inclusione definito “sufficiente”.
Posizione
Stato
Punteggio
1
Norvegia
105
2
Finlandia
99
2
Islanda
99
2
Svezia
99
5
Danimarca
94
5
Nuova Zelanda
94
7
Svizzera
89
8
Paesi Bassi
88
9
Austria
87
9
Slovenia
87
Fonte: WeWorld Index 2020
Lo studio è opera di WeWorld, onlus italiana che ha all’attivo una serie di progetti volti a garantire un equo accesso alle risorse, alla salute, all’istruzione e un lavoro dignitoso, tutelando soprattutto i diritti di donne e bambini. Sono oltre 7 milioni i beneficiari diretti delle sue iniziative, che complessivamente raggiungono quasi 50 milioni di persone in 27 paesi.
Posizione
Stato
Punteggio
160
Guinea-Bissau
-80
161
Eritrea
-83
162
Guinea
-88
162
Yemen
-88
164
Nigeria
-91
165
Afghanistan
-100
166
Mali
-101
167
Niger
-106
168
Repubblica democratica del Congo
-109
169
Mauritania
-112
170
Repubblica Centrafricana
-133
171
Ciad
-136
172
Sud Sudan
-140
Fonte: WeWorld Index 2020
Peggiorano le condizioni di donne e bambini
“Considerando nella classifica del 2020 gli indicatori relativi al Covid-19, si rileva un generale peggioramento dell’inclusione di donne e bambini”, spiega il presidente di WeWorld Marco Chiesara. Rispetto allo scorso anno c’è un 5 per cento in più di paesi che non raggiungono la sufficienza. Superata la fase acuta dell’emergenza, è probabile che nel lungo termine l’impatto della pandemia si abbatta in modo più forte sui paesi in fondo alla classifica. Non tanto per il numero di contagi, ma perché sono territori più poveri, instabili e già colpiti da altre crisi: “cambiamenti climatici e disastri naturali, condizioni croniche di povertà, conflitti armati, governi autoritari e non democratici e, nei casi più estremi, forme di schiavitù moderna”, continua.
Dalla salute all’educazione, il prezzo della pandemia
Con i sistemi sanitari messi fortemente sotto pressione, per esempio, a livello globale è calata del 20 per cento l’offerta di servizi essenziali come vaccinazioni, contraccettivi, visite pre e post-natali. La conseguenza, pressoché immediata, è stata un aumento della mortalità infantile e neonatale, della trasmissione dell’Hiv e delle gravidanze indesiderate. Alcune stime, relative solo ai paesi dotati di sistemi di segnalazione, ipotizzano un +25 per cento degliepisodi di violenza subiti dalle donne costrette in casa con il loro aggressore.
Il WeWorld index 2020 dedica un approfondimento sullo scenario educativo, messo in crisi dalla chiusura delle scuole che ha coinvolto 1,52 miliardi di studenti e 60 milioni di insegnanti. La didattica a distanza è riuscita a supplire solo in minima parte a questo distacco, visto che solo il 55 per cento delle famiglie ha accesso a una connessione internet stabile. Una percentuale che scende fino al 19 per cento nei paesi meno sviluppati. Dopo questa brusca interruzione del loro percorso scolastico, l’Unesco stima che 11 milioni di ragazze lasceranno definitivamente gli studi, soprattutto nelle piccole comunità rurali. Trovandosi così esposte al rischio di gravidanze precoci, abusi o matrimoni forzati.
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