Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Queste sono le richieste dei giovani, i risultati della Youth4Climate
Com’è andata la Youth4Climate, la conferenza dei giovani sul clima che si è tenuta dal 28 al 30 settembre a Milano. Giovani che ora non possono più essere messi in un angolo.
Dal tentare di contenere la temperatura media globale entro 1,5 gradi ad una rappresentanza permanente dei giovani nei processi decisionali, dal ruolo dell’industria nella decarbonizzazione ai fondi per i paesi più poveri per la lotta alla crisi climatica. Sono tanti i risultati raggiunti dai 400 ragazzi e ragazze che hanno partecipato alla Youth4Climate, il summit dedicato agli under30 sui cambiamenti climatici, presentati giovedì 30 settembre alla presenza del presidente del Consiglio Mario Draghi, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente della Cop 26 Alok Sharma. Senza contare i 51 ministri dell’ambiente e del clima giunti a Milano per la pre-Cop.
Youth4Climate, un momento da ripetere
“Un risultato molto importante con quattro documenti distinti, che sarà inoltrato all’interno del processo negoziale della Cop 26”, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in conferenza stampa per sottolineare l’impegno congiunto di Italia e Regno Unito a dare spazio crescente ai giovani nel processo ufficiale dei negoziati in sede Onu sul clima. “Il nostro goal è quello di far si che incontri come questo si possano tenere ogni anno prima dei negoziati ufficiali”, ha aggiunto Cingolani. Le fa eco Jayathma Wickramanayake, inviata speciale delle Nazioni Unite per i giovani: “Dobbiamo rendere questi momenti sistematici, continuativi e non dipendenti dalla buona volontà di paesi come Italia e Regno Unito che hanno creato e ospitato questi spazi di confronto”.
Alla stampa non è stato presentato il documento integrale, che sarà elaborato, in concertazione anche con i giovani delegati nei prossimi giorni. Nella versione resa pubblica sono presenti quattro blocchi di slide, divise per titoli.
I risultati dei 4 tavoli su cui hanno lavorato i 400 giovani delegati
Ambizione climatica
Il primo documento, “Ambizione climatica”, richiede una significativa rappresentanza giovanile all’interno dei processi decisionali e nella stesura delle politiche climatiche a livello locale, nazionale, internazionale, inclusi i negoziati. Nell’elenco di messaggi chiave è stata inclusa anche la richiesta di fondi certi da parte degli attori pubblici e privati per supportare la partecipazione giovanile e il rafforzamento delle competenze tecniche. Lo scopo è formare i giovani, in quanto futuri decisori politici, amministratori e negoziatori che così avranno le conoscenze necessarie per agire.
“La partecipazione dei giovani rappresenta un obiettivo cardine concordato durante lo Youth4climate”, spiega Giulia Persico, rappresentante di Youngo, il gruppo delle ong fatte da giovani che si occupano di clima. “Per assicurare un cambiamento effettivo serve innovazione, creatività, prospettiva, tutto ciò che i nostri giovani in questi giorni hanno dimostrato di poter offrire. I decisori dovrebbero impegnarsi per rendere effettiva questa partecipazione, ad esempio attraverso l’istituzione di youth council sul clima, così come proposto durante l’evento”.
Ripresa sostenibile
Nel secondo documento, “Ripresa sostenibile”, i giovani hanno ribadito l’obiettivo di contenere le emissioni entro 1,5 gradi, la necessità di una robusta regolamentazione delle emissioni di CO2 e di sostegno alle comunità e ai soggetti più vulnerabili. “Italian climate network è concorde con i giovani sul fatto che sia ancora possibile contenere la temperatura di 1,5 gradi entro fine secolo con una transizione energetica e sociale decisiva”, ha dichiarato Marirosa Iannelli, coordinatrice Clima e advocacy di Italian climate network e youth advisor di Youth4Climate. “Solo, però, se ci sarà una chiara volontà politica a livello internazionale e il coinvolgimento di tutti gli attori in campo: i governi dei vari paesi, le istituzioni internazionali, il mondo del privato e dei mezzi d’informazione. Questo documento è fondamentale per i rappresentanti della pre-Cop per ricevere e metabolizzare le richieste che arrivano dai giovani”.
Nel documento sono presenti anche richieste per dare priorità alle soluzioni naturali (nature-based-solutions), allo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili, a politiche locali di adattamento e resilienza ai cambiamenti, alla creazione di green jobs. “Vogliamo opportunità concrete per formare i giovani esperti di rinnovabili”, ha dichiarato a LifeGate la delegata nigeriana, Joy Egbe, imprenditrice sociale di Benin City ed esperta di elettrificazione nelle aree rurali.
Molta attenzione anche al settore turistico: “Chiediamo alla Cop 26 il riconoscimento della responsabilità del turismo nel raggiungere gli obiettivi climatici globali e le sue vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare per i paesi dipendenti dal turismo”, si legge nel documento.
Infine, spazio anche per uno degli argomenti più complicati e contenziosi dei negoziati sul clima, la cosiddetta finanza climatica. “Esortiamo i decisori a tutti i livelli a creare un sistema di finanziamento del clima trasparente e responsabile con una solida regolamentazione delle emissioni di CO2, sradicando la trappola degli investimenti climatici nelle comunità più vulnerabili”.
Draghi ha ribattuto alla proposta durante il suo intervento, ribadendo l’impegno dell’Italia e del G20 a trovare un accordo per raggiungere l’obiettivo preposto di mobilitare 100 miliardi di dollari per la finanza climatica a favore degli stati meno sviluppati. “È un imperativo morale sostenere la transizione dei paesi più vulnerabili”, ha dichiarato il presidente del Consiglio in plenaria.
Coinvolgimento degli attori non governativi
Molto dura la decisione del terzo documento sugli attori non statali. Per i giovani tutti i settori dell’industria, inclusa la moda, lo sport e l’arte devono abbandonare completamente le fonti fossili entro il 2030, assicurando però una giusta transizione che garantisca i posti di lavoro eventualmente persi. Grande attenzione anche ai report sulle emissioni che dovranno essere redatte annualmente da tutte le imprese, in maniera accurata e trasparente. Inoltre stop totale ad ogni investimento ai combustibili fossili, sempre entro il 2030. Un incubo per il settore oil&gas se una decisione come questa fosse presa “sul serio” alle Nazioni Unite.
Società più consapevole delle sfide climatiche
Infine il quarto documento, per una società consapevole, richiede che l’educazione ai cambiamenti climatici sia fondamentale per l’emancipazione di tutte le persone. Un’educazione rivolta a ragazzi, docenti, settore privato, inclusi i mezzi d’informazione. Un monito ai tanti colleghi presenti all’evento e magari non sempre preparati su questi temi. “Il ruolo dei giornalisti e di chi fa comunicazione è prioritario per facilitare la comunità scientifica attraverso la comprensione delle politiche ambientali”, ha concluso Iannelli.
Il risultato dei lavori è stato salutato positivamente da tanti professionisti e attivisti under30. “Finalmente i giovani hanno un ruolo nei processi decisionali”, spiega Adele Zaini, attivista di Fridays for future e studentessa di fisica dell’atmosfera. “Non era mai accaduto di essere ascoltati in questo contesto, da premier e ministri, alla presenza di un presidente della Cop. Queste decisioni ora devono influire sul processo Onu e il processo deve continuare anche nei prossimi anni, diventando sempre più importante per guidare l’ambizione dei governi”. I giornali non hanno dato spazio, in Italia, ma soprattutto all’estero, la comunicazione del ministro è stata molto debole. Ma almeno per la prima volta i grandi si sono dovuti fermare e dialogare con i giovani.
Certo non è facile trovare traccia dell’evento, che si può ben definire storico e che dal punto organizzativo si può dire riuscito. Ma a ben guardare sui social network, da papa Francesco all’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti John Kerry, da Boris Johnson a Frans Timmermans, hanno tutti ringraziato i giovani presenti. Ora la voce si amplifica e dalle sale dei centri congressi si sposta nelle piazza. I giovani non vogliono più stare in silenzio. Hanno scoperto hanno la forza di creare un altro mondo.
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