L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Zafferano di Jiloca, Spagna
Lo zafferano
Lo zafferano è il Crocus sativus (più precisamente
i suoi stigmi): un?iridacea molto adattabile e facile da coltivare,
originaria della fascia più orientale del Mediterraneo
(dalla Macedonia al Peloponneso all?Asia Minore). Grazie alla sua
versatilità è usato nei riti religiosi e come
ingrediente di tinture, profumi, medicinali, cosmetici e di molte
preparazioni gastronomiche è diventato patrimonio della
cultura e della tradizione di numerosi Paesi, e tra questi, la
Spagna.
Introdotto nella Penisola Iberica più di mille anni fa
dagli Arabi, è diventato una componente indispensabile di
svariati piatti della tradizione e, come tutte le spezie, è
stato per secoli appannaggio dell?alta borghesia, che impazziva
letteralmente per lo zafferano, al punto da utilizzarlo per
difendere dalle tarme gli abiti e profumarli al tempo stesso. Da
allora, le tecniche di produzione non sono molto cambiate; a
metà ottobre i campi si tingono di un viola intenso
screziato dal rosso dei preziosi stigmi: sono i días de
manto e segnalano all?agricoltore che la faticosa raccolta (manuale
e giornaliera, per 2 o 3 settimane) può avere inizio. Una
volta sistemati i fiori su di un piano, si esegue l?operazione
più importante, il desbriznado: si separano i tre stigmi dal
resto del fiore, prendendoli tra il pollice e l?indice e facendo
attenzione a non rovinarli, sporcarli o mescolarli con altre parti,
pena il deprezzamento della produzione.
La zona di Jiloca, attraversata dal fiume omonimo, è da
sempre conosciuta per l’oro de los pobres: le ideali condizioni
geo-climatiche (tra i 700 e 900 metri di altitudine, con inverni
lunghi e freddi ed estati brevi e calde) ne fanno un?area
particolarmente vocata. Qui, in passato, chiunque disponesse di un
pezzo di terra ne destinava una parte allo zafferano. Allora, la
raccolta regolava i ritmi della vita: tutti partecipavano al rito
della raccolta e della pulitura, aiutati da frotte di azafraneras
raccoglitrici stagionali di zafferano, che arrivavano delle zone
limitrofe, e le intense giornate di lavoro si concludevano con un
ballo nella piazza del paese.
Area di produzione:
Provincia de Teruel, zona di JilocA
A cura della Fondazione Slow Food per la
Biodiversità Onlus
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