Ci siamo. Il 31 ottobre è iniziata la Cop 26, la ventiseiesima Conferenza delle parti sul clima. L’occasione da non perdere per dare una sferzata all’azione globale, avvicinandosi a quell’obiettivo che era stato sancito a Parigi ma che finora è apparso lontano, troppo lontano: contenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, facendo tutto il possibile per non superare gli 1,5 gradi. Il mondo della finanza ha una responsabilità fondamentale, quella di orientare i suoi capitali verso società e progetti virtuosi. Amundi, primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale, ha voluto testimoniare il suo impegno con l’adesione alla Net zero asset managers initiative.
La nostra unica possibilità: un futuro a zero emissioni nette
L’unica strada possibile per arginare il riscaldamento globale è quella che il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha messo bene in chiaro già nel 2018: tagliare del 45 per cento le emissioni di gas serra già entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, per poi azzerarle entro il 2050. Ciò significa innanzitutto ridurle, queste emissioni, con un’immensa opera di riconversione green che coinvolgerà le industrie, i trasporti, il sistema alimentare, l’energia; insomma, il nostro sistema economico nel suo insieme. Dopodiché, mediante le nuove tecnologie e i sistemi di compensazione, per ogni singola tonnellate di CO2 riversata in atmosfera dall’uomo ne dovrà essere rimossa una dall’atmosfera.
Stiamo parlando di un cambiamento “senza precedenti”, precisano gli esperti, ma non abbiamo altra scelta. Superata la soglia degli 1,5 gradi centigradi, ogni minima variazione del clima porterà con sé il rischio di “cambiamenti duraturi o irreversibili, come la perdita di alcuni ecosistemi”.
Cos’è la Net zero asset managers initiative
220 firmatari, tra cui appunto un peso massimo del calibro di Amundi, per un totale di 57mila miliardi di euro di asset gestiti: questi numeri bastano per intuire la portata della Net zero asset managers initiative, lanciata a dicembre 2020 per coinvolgere il mondo degli asset manager nella transizione verso un futuro a zero emissioni.
Chi aderisce all’iniziativa sottoscrive pubblicamente un manifesto con una serie di impegni. Il primo, e il più importante, è quello di impegnarsi per raggiungere le zero emissioni nette di gas a effetto serra su tutti gli asset gestiti entro il 2050. Ciò impone di stabilire nel frattempo un target intermedio da aggiornare almeno ogni cinque anni: già entro il 2030 esso dovrà essere coerente con la riduzione del 50 per cento delle emissioni globali di CO2 che l’Ipcc chiede con forza nel suo Special report 15. A tale scopo i firmatari prenderanno in considerazione sia le emissioni dirette di gas serra (Scope 1) sia quelle indirette da consumi energetici (Scope 2). Ove possibile allargheranno ancora di più lo sguardo per conteggiare anche le emissioni indirette, risultato delle attività di un’organizzazione, ma che provengono da fonti che non sono di proprietà o che non sono controllate dalla stessa (Scope 3).
As a founding partner of the Net Zero Asset Managers initiative, the PRI is delighted to announce that the initiative now has a total of 128 asset managers with $43 trillion in AUM committed to supporting the goal of net zero emissions by 2050 or sooner https://t.co/1T0uzPC12Mpic.twitter.com/uDTuw3MasO
“Il 2021 dev’essere l’anno dell’azione per il clima”
Fin dalla sua fondazione, nel 2010, il gruppo Amundi integra i fattori ambientali, sociali e di governance (Esg) nelle sue politiche di investimento. Con l’adesione alla Net zero asset managers initiative, intende fare la sua parte per un cambiamento che non può non essere collettivo. “Il 2021 dev’essere l’anno dell’azione per il clima per tutti gli attori del sistema economico. I governi e le aziende hanno la responsabilità collettiva di fare questo passaggio verso un’economia decarbonizzata, adottando ambiziosi target di riduzione delle emissioni. Siamo convinti che il settore finanziario abbia un ruolo chiave nel catalizzare l’azione in questa corsa verso le zero emissioni”, rimarca la Ceo Valérie Baudson.
La coalizione Investors for a just transition
Amundi è anche tra i membri fondatori della coalizione Investors for a Just Transition nata a fine giugno in seno a Finance for tomorrow. Istituita all’indomani dell’Accordo di Parigi sul clima, Finance for tomorrow oggi riunisce un’ottantina di investitori e asset manager, per un totale di 3.600 miliardi di euro in asset gestiti. Questa nuova coalizione è la prima che si dedica espressamente al tema della transizione giusta, cioè all’esigenza di spingere la trasformazione verde delle nostre economie ma di farlo – per riprendere il motto della Commissione europea – “senza lasciare indietro nessuno”.
— Finance for Tomorrow (@FinforTomorrow) July 6, 2021
“La transizione giusta è una condizione necessaria per mettere in atto l’Accordo di Parigi”, ha dichiarato il vicepresidente di Finance for tomorrow Jean-Jacques Barbéris. “I nostri obiettivi climatici possono essere raggiunti, e saranno raggiunti, solo se assicuriamo che ciascuno degli attori sociali sia incluso nel processo. Di conseguenza, il settore finanziario qui può giocare un ruolo integrando pienamente la dimensione sociale nelle proprie politiche di finanziamento”.
I membri della coalizione d’ora in poi si metteranno al lavoro con aziende, università e centri di ricerca per elaborare insieme strategie volte a raggiungere questo obiettivo. Per facilitare questo scambio è stato messo a punto il Just transition hub, un tool digitale che permetterà agli investitori di monitorare le performance delle società partecipate sugli aspetti sociali legati alla transizione ecologica. Il lancio ufficiale dell’iniziativa sarà, non a caso, alla Cop 26 di Glasgow.
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