Con QR code e blockchain è possibile rendere disponibili e facilmente fruibili moltissime informazioni sui capi: la moda sostenibile passa dalla digitalizzazione.
L’abbraccio tra sostenibilità e moda è una realtà con il marchio Zerobarracento
La proposta moda di 0/100 coniuga, nelle collezioni gender-neutral, design e sostenibilità. Ne parliamo con Camilla Carrara, stilista e imprenditrice.
Zerobarracento è il marchio sostenibile nato da un’idea della stilista e imprenditrice milanese Camilla Carrara. In qualità di stilista nonché anima del brand, Carrara lavora a collezioni di capispalla che si propongono come espressione di moderazione e consapevolezza, creati seguendo i valori del marchio: 0 per cento spreco e genere, 100 per cento sostenibilità che significa tracciabilità, trasparenza ed inclusività.
A pochi giorni dal lancio della nuova collezione autunno/inverno 2022, disponibile online a partire dal 6 settembre, incontriamo la fondatrice di Zerobarracento per comprendere l’ispirazione e le caratteristiche distintive del marchio.
Come ha approcciato il mondo della moda e quali sono le esperienze che l’hanno portata alla creazione del suo marchio?
Il primo approccio con la moda è arrivato molto presto, ero piccola e in casa mi divertivo a creare vestiti con i foulard della mamma o con i pezzi di tessuto regalati da chi mi conosceva bene. Crescendo ho deciso di seguire la mia passione e nel 2014 ho conseguito la laurea in Fashion design presso il Politecnico di Milano e completato gli studi magistrali in Sustainability in fashion presso Esmod Berlin nel novembre 2015. La scelta di questo master è avvenuta a seguito delle molteplici visite in aziende tessili durante le quali mi sono resa conto della quantità di scarti prodotti dall’industria moda e dalla necessità urgente di ottimizzare i processi produttivi.
L’anno trascorso in Germania è stato per me fondamentale, in quanto percorso formativo a 360 gradi che, accanto alle nozioni teoriche, ha previsto tanta pratica e il confronto con il mercato. A Berlino ho imparato e successivamente personalizzato la progettazione zero-waste, rigorosamente senza spreco di tessuto. Nel 2016 ho vinto una borsa di ricerca di 12 mesi, offerta da Salvatore Ferragamo e Fondazione clima e sostenibilità, per il progetto di ricerca “Fibre naturali, nuovi materiali e recupero dell’artigianato tradizionale per l’industria della moda ecologicamente e socialmente sostenibile” che mi ha permesso di approfondire in particolare la conoscenza delle materie prime.
Negli anni successivi ho avuto modo di raccontare, come guest-speaker in diverse scuole e università (Axis college, University of the incarnate word, Bocconi, 24Ore business school e Polimoda Firenze), il valore dello zero-waste e approfondire il discorso sulle strategie di design. Dal 2021 sono membro della giuria di Redress design award, il più grande concorso di fashion design sostenibile al mondo organizzato da Redress, e attualmente collaboro con Class eco hub come project coordinator, potendo approfondire la conoscenza del mercato costantemente.
Qual è il significato del nome “0/100” che ha scelto per il suo marchio e quali valori porta con sé?
0 significa zero rifiuti, minore inquinamento ed emissioni ridotte nonché 0 per cento genere.
100 significa 100 per cento alta qualità, made in Italy, tracciabilità, sostenibilità e trasparenza della produzione.
Zerobarracento non si propone di rivoluzionare ma di ristrutturare e ridisegnare i valori dell’industria tessile e della moda, slegandosi dai trend stagionali e dalle restrizioni imposte da età e genere, dando vita a un prodotto che possa abbracciare e accompagnare chiunque lo scelga nelle diverse fasi della propria vita. Con il marchio diamo vita a collezioni che amiamo definire genderless ed ageless che si adattano ai cambiamenti del corpo, dello stile e della personalità: capispalla che diventano una personale uniforme, ideali per garantire comfort fisico e mentale a chi lo indossa.
Ha citato più volte la tecnica “zero-waste”: può raccontarci di più sulle caratteristiche che la contraddistinguono?
La tecnica zero-waste permette l’eliminazione degli scarti tessili già in fase di progettazione, contribuisce a ridurre la quantità delle materie prime generalmente impiegate ed elimina la percentuale di scarto (circa il 15 per cento).
Il marchio ridefinisce i processi produttivi e le scelte che concorrono alla creazione di una collezione, poiché ogni elemento è progettato per raggiungere lo zero-waste, con prodotti monofibra che includono le cimose ed evitando gli accessori difficili da disassemblare. Qualità rispetto alla quantità, unicità invece che serialità, tracciabilità e trasparenza invece che chiusura. Il made in Italy è una scelta valoriale che rappresenta il mezzo per poter tracciare ogni passo della produzione, collaborando con fornitori eccellenti e aperti al cambiamento.
Come seleziona i materiali per la realizzazione dei suoi capi?
L’obiettivo di Zerobarracento è quello di sviluppare un’intera catena di produzione zero-waste, partendo da tessuti sostenibili per passare alla fase di sviluppo e, infine, alla produzione della collezione di capispalla.
La produzione avviene interamente in Italia, grazie alla collaborazione con produttori consapevoli che lavorano e operano con un’approccio in linea con i valori del marchio: sostenibilità, trasparenza e qualità. A proposito di trasparenza, sul sito ufficiale zerobarracento.com è possibile
accedere ad una mappa che mostra tutta la catena di fornitura del marchio.
Preferenza e precedenza vengono ovviamente date alle materie prime certificate Grs (Global recycled standard) e quindi trasformate, proprio per perseguire il concetto di zero-waste anche in fase di sourcing (approvvigionamento delle materie prime).
Cosa significa e che valori racchiude per lei la sostenibilità?
Sostenibilità significa per me fare le cose bene e con coscienza, arrivando ad offrire al mercato un prodotto esteticamente bello, di qualità e con il valore aggiunto della sostenibilità. Quindi un mix di valori tangibili e intangibili che possono, e devono, essere trasmessi al consumatore attraverso un racconto chiaro e credibile.
Ritiene che la pandemia di Covid-19 abbia reso i consumatori più sensibili al tema della sostenibilità in ambito moda?
Credo che la Covid-19 abbia spinto noi tutti a porci più domande su quali siano effettivamente i valori da perseguire nelle nostre giornate, nelle nostre scelte e, quindi, anche nei nostri acquisti.
Penso inoltre che il tempo passato in quarantena, e dunque in casa, ci abbia “educati” all’informarci maggiormente prima di compiere una scelta: spero che questo sia un qualcosa di duraturo poiché l’informazione è fondamentale per riconoscere un prodotto veramente sostenibile.
Cosa c’è nel futuro di Zerobarracento?
Tanti progetti ed eventi. Un riconoscimento importante è arrivato grazie al progetto che abbiamo chiamato Zwafm (Zero waste automated fashion manufacturing) e che propone una tecnologia hardware e software per il taglio zero-waste automatizzato. Zerobarracento è l’unica start-up italiana selezionata tra i nove vincitori del programma WomenEntrepreneurs4Good, un’importante opportunità che ci permette di far crescere professionalmente il nostro business rimanendo fedeli ai nostri valori. WomenEntrepreneurs4Good è il programma lanciato da Procter & Gamble, il Women’s forum e il Centro di innovazione e imprenditorialità di Hec Paris per sostenere le donne imprenditrici, guidando l’innovazione e una crescita sostenibile.
Vi segnalo anche una nuovissima iniziativa che vedrà il marchio impegnato nella produzione di shopper zero-waste per #RoadTo50%. RoadTo50% è il progetto lanciato e promosso da Volt Italia che si propone di elaborare strategie e metodi per aumentare il numero e il peso delle voci femminili in politica, sia all’interno del partito sia al suo esterno. Concludo con gli eventi: a settembre, dal 9 al 12 per l’esattezza, Zerobarracento sarà presente alla sesta edizione della fiera Centrestage – Asia’s fashion spotlight di Hong Kong e a fine settembre, dal 23 al 26, presenzieremo al trade show White Milano: io e il mio team non vediamo l’ora.
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