Zimbabwe, un cacciatore professionista è stato ucciso dai coccodrilli

I resti del cacciatore sudafricano Scott van Zyl, scomparso la scorsa settimana, sono stati rinvenuti all’interno di due coccodrilli nel fiume Limpopo.

Scott van Zyl, 44 anni, uccideva animali per professione accompagnando in giro per l’Africa facoltosi clienti disposti a spendere piccoli capitali per abbattere specie grandi e ambite, come rinoceronti, leoni, elefanti, bufali e leopardi. Lo scorso venerdì van Zyl, titolare della società Ss Pro Safaris, si trovava in Zimbabwe, impegnato in una battuta di caccia con un cliente e la sua muta di cani. I due uomini si sono separati addentrandosi nella macchia e da allora nessuno ha più visto van Zyl.

Il cacciatore sudafricano Scott van Zyl
Il cacciatore sudafricano Scott van Zyl, titolare della società che organizza safari di caccia in Africa, Ss Pro Safaris © Facebook

L’incidente

Verso sera i cani sono tornati al campo base senza il padrone e sono state organizzate subito diverse squadre di soccorso, sia aeree che subacquee, per ritrovare il cacciatore scomparso. Sono state anche distribuite fotografie dell’uomo nei villaggi dei pescatori che sorgono nella zona, ma van Zyl sembrava essere scomparso nel nulla. Fino a quando, sulle rive del fiume Limpopo, sono state trovate alcune tracce dell’uomo e il suo zaino.

Tracce di Dna nei coccodrilli

Il fiume è abitato dai coccodrilli del Nilo (Crocodylus niloticus), enormi predatori con la pessima fama di mangiatori di uomini. Le forze dell’ordine impegnate nella ricerca del cacciatore, sospettando potesse essere stato vittima dei coccodrilli, hanno sparato a due esemplari per poterli analizzare. Al loro interno sono stati rinvenuti resti umani che, grazie al test del Dna, sono stati attribuiti proprio a Scott van Zyl.

Coccodrillo del Nilo
Un esmplare di coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus). Questi rettili possono raggiungere i sei metri di lunghezza © Warren Little/Getty Images

Una morte senza senso e un’attività senza senso

Le circostanze che hanno portato alla morte del cacciatore sono state definite “senza senso” dall’associazione conservazionista One Green Planet. “L’uomo non avrebbe dovuto essere a caccia, in primo luogo – si legge in un comunicato dell’associazione. – Gli animali in natura … sono selvatici, sono esseri viventi e pensanti con forti istinti di sopravvivenza”.

Leopardo, Sudafrica
Il cacciatore Scott van Zyl accompagnava i clienti in battute di caccia per abbattere numerose specie, anche minacciate, come rinoceronti, leoni, elefanti, bufali, leopardi, antilopi e impala © Cameron Spencer/Getty Images

Il conflitto tra uomini e coccodrilli

Scott van Zyl si aggiunge alla lista delle vittime provocate quest’anno dai coccodrilli in Zimbabwe, il cacciatore è infatti almeno la quarta vittima del 2017. Tra le cause di questi attacchi fatali ci sono le forti piogge che hanno colpito il paese lo scorso mese e che hanno spinto i coccodrilli ad ampliare i propri territori di caccia. Questi grandi rettili si cibano principalmente di pesci, antilopi e zebre, ma non hanno alcuna difficoltà ad uccidere e a smembrare un essere umano se si presenta l’occasione. L’aumento degli attacchi è anche imputabile all’estensione degli insediamenti umani nei pressi dell’habitat dei coccodrilli.

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